Per rinfrescare la memoria, era una standard americana del 2000, una sunburst con tastiera in acero. Con lei in pratica ho cominciato per davvero a suonare, prendendo quel po’ di lezioni che non avevo mai preso prima, impegnandomi con un gruppo intenzionato a uscire per birrerie e, appunto, debuttando dal vivo. Ho sempre continuato ad usarla, ma la mia prima scelta a lungo andare è diventata la Tele che le ho affiancato nel 2004, motivo per cui la mia preferenza per le tastiere è diventata il palissandro, che infatti ho scelto quando quasi per gioco mi sono assemblato una seconda Strato.
Poi mi sono chiesto: ma perché dovrei tenermi 2 Strato per usarne già poco una sola e non comporre invece il trio del rock (Strato/Tele/Les Paul)? La risposta è stata: “Yeah! Componi il trio!”
Con distaccata obiettività, ne ha fatto le spese la sunburst rispetto all’assemblata, per questioni di rivendibilità e per via dell’acero. Anche perché l’assemblata la posso sempre migliorare, in fondo è già nata a pezzi come un “work in progress”.
Quindi, dicevo: Gibson Les Paul!
Già in estate avevo notato le Studio Tribute 50s, in particolare una variante che montava gli humbucker invece dei P90. Con l’occasione di un giro in negozio per altri motivi, qualche tempo fa ho maneggiato una Studio Worn Brown, giusto per capire se al tatto mi ci trovavo, visto che la sezione del manico e la finitura sono le stesse. Poi tenendo d’occhio il sito Gibson ho visto che c’era la mia occasione: un’ulteriore variazione sul tema, a tiratura limitata e in vendita esclusivamente su Thomann. Presa.
I legni sono quelli tipici, mogano e acero fiammato per il body (con camere) e mogano e palissandro per il manico (occhio che ce ne sono, di altre Tribute, con le tastiere in acero “affumicato”), mente i pickup sono i 490, scoperti e neri.
Esteticamente parlando, non c’è la scritta “Studio” sulla placca del trussrod, battipenna e switch sono color crema e i pomelli sono quelli classici, come anche le meccaniche Kluson Deluxe col tulipano. Il ponte è il tune-o-matic con stop-tail. La verniciatura è satinata e il feeling che ne deriva per me è perfetto, gran scorrevolezza. Risulta anche più liscia della sua cugina provata in negozio. La colorazione del top è honey burst, mentre tutto il resto del body e del manico è scuro (dark back, lo chiamano). Non ci sono binding, però i segnaposizione sono quelli trapezoidali.
La custodia è una semplice “borsina” con l’interno peloso. Ne volevo una rigida anche prima di scoprire cosa intendono in Gibson per “gig bag”, e quando l’ho vista sono stato ancora più convinto di aver fatto bene. Ne ho presa una marchiata Thomann, buona.
Sto suonando col setup fatto dalla casa, mi ci trovo bene ma devo abituarmi al manico, un 50s ben più cicciotto rispetto alla modern C shape delle mie Fender. Però, come è noto, la morbidezza delle corde e la facilità dei bending è maggiore.
La costruzione è buona, potrei dire impeccabile ad esempio per la posa dei tasti. La guardo, la giro e la rigiro, ci passo sopra le mani e godo come un riccio!
Tirando le somme, e tanto per essere venali, al prezzo di una Worn Brown mi sono preso questa, che esteticamente ricorda molto di più le Les Paul che da più di vent’anni nutrono il mio immaginario.
E per finire (?), devo modificare la pedaliera, perché mi sono preso pure un SD1!
P.S. So che vorreste sentirla strillare, ma con me dovete avere pazienza. Intanto qui c'è qualche foto:
https://picasaweb.google.com/106190398681890139309/GibsonLesPaul