Marcinelle, tragedia dell'emigrazione italiana, cantata dai New Trolls
di FBASS [user #22255] - pubblicato il 29 luglio 2012 ore 15:33
Sono ormai passati 56 anni dalla tragedia mineraria di Marcinelle, in Belgio, il giorno 8 agosto del 1956, a soli pochi giorni da un'altra tragedia sulla rotta dell'emigrazione, questa volta negli Stati Uniti d'America, l'affondamento del transatlantico "Andrea Doria" il 26 luglio 1956, al largo di New York, con 46 passeggeri morti, per la maggior parte alloggiati nelle cabine investite dalla prua della Stockholm, pertanto in questo mio diario rievocherò entrambi gli eventi con dei brani dei "New Trolls", gruppo italiano di Rock Progressivo. In una miniera di carbone, denominata Bois du Cazier ( recentemente inserita tra i patrimoni dell'Unesco ), situata a Marcinelle, nei pressi di Charleroi, in Belgio, avvenne un incidente che provocò molti morti tra i minatori, tra cui molti italiani, presenti nella miniera. Per numero di morti nella storia dei minatori italiani emigrati ( quì furono136), questa sciagura è la terza disgrazia in ordine di gravità, dopo quella di Monongah, West Virginia ( con 171 morti italiani, il 6 dicembre 1907 ) e il disastro minerario di Dawson, New Messico ( con 146 morti italiani, nell'ottobre del 1913 ). Dopo la "Seconda Guerra Mondiale", il Belgio, paese di non grande estensione territoriale ma con molte miniere, si ritrovò con poca manodopera disponibile. Questo fatto fece aumentare la richiesta di manodopera da parte dello stesso Belgio, soprattutto per il lavoro in miniera. Nacquero così ampi flussi migratori verso questo paese, uno dei quali, forse il più importante, fu quello degli emigranti italiani verso le miniere belghe. Nel 1956 si stima che, fra i 142 000 minatori impiegati, 63 000 erano stranieri e fra questi 44 000 erano italiani, di cui molti provenienti dalla Basilicata, dalla Calabria, dall'Abruzzo e dal Molise. Difficile fu la ricostruzione della dinamica dei fatti, ma si sa che il pozzo n° 1 della miniera di Marcinelle era in funzione sin dal 1830, ma non si può certamente affermare che era privo delle più elementari norme di sicurezza, però, sicuramente, la sua manutenzione era ridotta ormai al minimo necessario. Tra le altre funzioni, questo pozzo serviva da canale d'entrata per l'aria. Il pozzo n° 2, invece, funzionava come canale d'uscita per l'aria. Il pozzo n° 3, in costruzione, aveva delle gallerie connesse con i primi due, ma queste gallerie erano state chiuse per diverse e valide ragioni legate alla sicurezza, mentre gli ascensori, due per pozzo, erano azionati da potenti motori, posti all'esterno. In alto su grandi tralicci metallici erano poste due "molette", enormi ruote che sostenevano e guidavano i cavi degli ascensori ( vedi l'immagine d'apertura, a destra ). La maggior parte delle strutture all'interno del pozzo erano in legno ed il motivo era principalmente, oltre al notevole peso della tradizione, anche il fatto che, ad una tale profondità, il cavo dell'ascensore poteva oscillare in modo tale da giungere a strisciare sulle traverse e , per evitare l'usura prematura del cavo, si dava la preferenza a delle strutture in legno. L'aerazione era assicurata da grandi ventilatori posti all'esterno che aspiravano l'aria viziata tramite il pozzo n°2. Vi erano due ascensori, l’ascensore A arrivava in superficie mentre l'ascensore B arriva al piano 975 metri, vi furono una concomitanza di fatti che causarono il disastro. Dall'inchiesta postuma si appurò che alle ore 8,11, l'operatore Mauroy, avendo finito di scaricare l’ascensore A, dette il via alla partenza, il che immancabilmente provocò anche la contemporanea partenza dell'ascensore B. Al piano situato a 975 metri, un altro operatore vide l’ascensore B rimontare bruscamente, risalendo con i due vagoncini sporgenti e che sbattè in una putrella del sistema di invio. Questa putrella, tranciò una condotta d'olio a 6 kg/cm² di pressione ( cioè 6 atmosfere ), i fili telefonici e due cavi in tensione a 525 Volt, oltre alle condotte dell'aria compressa che servivano per gli strumenti pneumatici di lavoro usati in fondo alla miniera, con come conseguenza il fatto che tutti questi eventi, insieme, provocarono un imponente incendio. Essendo poi questo incendio avvenuto nel pozzo di entrata dell'aria, il fumo raggiunse ben presto ogni angolo della miniera, causando la morte dei minatori per asfissia. Le fiamme si limitarono ai due pozzi e dintorni, ma tagliarono ogni via d'accesso ai soccorsi nelle prime ore cruciali, cioè fra le 9,00 e le 12,00. L'incendio non scese mai sotto il piano 975 metri, mentre divampò nei pozzi fino al piano 715 metri. A questo piano il caposquadra Bohen, prima di morire, annotò nel suo taccuino "je reviens de l'enfer" (ritorno dall'inferno). L'allarme venne dato alle 8,25 , ma il motore dell'ascensore (da 1250 CV) si era fermato e il telefono non funzionava più.Solo verso 15,00 una spedizione scese attraverso il primo pozzo e scoprì tre sopravvissuti, mentre poi gli ultimi tre furono scoperti solo più tardi, da un'altra spedizione. Il 22 agosto, alle 3 di notte, dopo la risalita, uno dei soccorritori che da due settimane tentavano il salvataggio, dichiarò in italiano "tutti cadaveri". Persero la vita 262 uomini, di cui 136 italiani e 95 belgi, solo 13 minatori sopravvissero. Oltre a proporvi i filmati d'epoca, vi allego i video del brano dei New Trolls "Una Miniera" dedicato all'evento, più un brano tratto dal loro primo album del 1968, intitolato "Senza orario e senza bandiera", con testi di Riccardo Mannerini, rivisitati da Fabbrizio De Andrè, titolo "Vorrei Comprare una Strada" e due loro brani che non potevo trascurare, sicuramente uno è anch'esso legato al triste episodio dei figli superstiti dei morti sul lavoro:
Ora invece un ricordo degli emigrati negli USA a New York :
Poi in omaggio alla loro bravura, "Quella carezza della sera", sicuramente un brano legato a questo triste episodio o ai figli rimasti orfani, ed infine "Concerto Grosso", quest'ultimo molto classicheggiante, ma per me quasi un "Requiem" per quei poveri emigranti caduti sul lavoro: