di redazione [user #116] - pubblicato il 06 febbraio 2013 ore 13:00
Proseguiamo con il nostro ciclo di appuntamenti dedicati allo sweep picking. Entriamo nel vivo dell’argomento e iniziamo ad affrontare la meccanica vera e propria della pennata sweep. Lo facciamo partendo dalle basi, con un occhio di riguardo ai principianti e a chi, magari già esperto, è però totalmente a digiuno di questa tecnica.
In questo ciclo di lezioni dedicate alla tecnica dello sweep picking siamo partiti dallo studio delle diteggiature delle triadi. Queste rappresentano un ottimo materiale armonico e melodico per le prime applicazioni di questa tecnica. Nella prima lezione abbiamo imparato le diteggiature delle triadi maggiori.
Oggi entriamo nel vivo dell’argomento e prima di proseguire con lo studio delle altre tipologie di triade derivanti dalla scala maggiore (minori e diminuite) iniziamo ad affrontare la meccanica vera e propria della pennata sweep.
Benché lo sweep trovi il suo campo d’impiego principalmente in generi musicali che privilegiano la velocità e il virtuosismo, suggerisco di affrontare questi studi come esercizi di tecnica pura, scevri da ogni connotazione stilistica.
Pensare lo sweep come una tecnica esclusivamente shred o metal, porterà l’appassionato dei generi ad affrontare questi studi eccedendo nella fretta di raggiungere velocità elevate ed esagerando con la distorsione; viceversa, legittimerà i chitarristi più tradizionali a desistere alle prime difficoltà, con la leggerezza di non riuscire a eseguire correttamente qualcosa che in realtà non fa parte del loro repertorio stilistico. Come la volpe con l’uva nella favola di Esopo…
Lo sweep, invece, è semplicemente uno strepitoso strumento tecnico per suonare in maniera più agevole, fluida e meno faticosa fraseggi che in pennata alternata o in legato risulterebbero più faticosi. E questo in qualunque genere: pop, jazz, rock…
Mettiamoci al lavoro. Ci serviremo di una semplice triade di C maggiore, presa nella diteggiatura del suo 2° rivolto, ovvero con la quinta, il G, al basso.
Vista la sua diteggiatura, risulterà funzionale una disposizione ritmica in terzine che ci permetterà di dividere in due la triade e di suonarla in ritornellato.
Prendiamo la prima terzina e unicamente la prima nota della seconda. Suoneremo le tre note della terzina con un’unica pennata verso il basso. La pennata dovrà essere fluida, continua senza nessun singhiozzo o micro interruzione nel passaggio da una corda all’altra. Sulla prima nota della seconda terzina (che in questo esercizio sarà poi seguita da una pausa) daremo invece una pennata verso l’alto. Le prime due note, suonate in concomitanza del battere della pulsazione ritmica, dovranno essere molto accentate.
Ora affrontiamo la seconda terzina, il ritorno.
La pennata qui sarà più articolata e variegata. Partiremo con una pennata verso l’alto che a ben guardare sarà la stessa con la quale avevamo chiuso la sezione precedente.
Seguirà una legatura e quindi una pennata verso l’alto sulla corda di B.
Sulla corda di G due opzioni: se l’esecuzione della triade è pensata per concludersi sulla nota di G o proseguire sulle corde più basse, la pennata suggerita sarà ancora verso l’alto. Creando quindi uno sweep tra la corda di B e quella di G.
Viceversa, se l’esecuzione della triade è pensata come un lick da eseguire ritornellato, allora la pennata sulla corda di G andrà presa verso il basso, visto che rappresenterà la ripartenza del lick.
Proviamo quindi a combinare i due pattern, suonando la triade avanti e indietro e dando un senso chiaro e compiuto all’ordine delle pennate proposto.
Nel video ho eseguito in velocità crescente gli esercizi: quarti, terzine di ottavi, sestine di sedicesimi.
Raccomando questo tipo di pratica nelle sessioni di studio.