Forse risulta un poco eccessivo il continuo scambio di parti solistiche tra chitarra e pianoforte, soprattutto per l'orecchio di un chitarrista che non vede l'ora di sentire un'altra perla gilbertiana.
"Vibrato", title track, ed è di nuovo fuzz. Quel suono a cui ci aveva abituato con Fuzz Universe, corposo, pesante, riff cadenzato, sincopato. Non ci soffermiamo sul testo e sulla melodia ben riusciti, ma passiamo anche qui alla seconda metà del brano che si compone di due assolo che riassumono bene l'evoluzione musicale del chitarrista statunitense: il primo più lento, per la serie poche note ma al momento giusto, il secondo fulminante, pennata alternata come se piovesse. Certo non può probabilmente essere annoverato tra gli assolo più belli mai fatti da Gilbert, ma di certo non è da sottovalutare.
Il successivo "Put It On The Char" ricalca molto il secondo come stile e arrangiamento, con la differenza che alla batteria di Thomas Lang è lasciato molto più spazio di manovra. Interessantissimo l'interplay tra lui e la Fireman intorno al minuto quattro, che carica a dovere il solo incisivo e delicato che va a sfumare.
"Bivalve Blues" finalmente. La capra americana si è seduta con una buona bottiglia di whiskey accanto. Dopo un'intro fin troppo rockettara una pentatonica che più pentatonica non si può ci culla, ma senza farci assopire perché nei turn around, pronti ad aspettarci, troviamo frasi esplosive che desterebbero anche i morti.
Uno dei brani che preferiamo dell'intero album perché pur ricordando da vicino Hendrix nello stile, ma anche per quanto riguarda testo e melodia della voce (il Phase 90 usato quasi costantemente non può che aiutare questa sensazione) è un tributo a un altro grande chitarrista Jimmy Page al quale si rifà soprattutto nell'arrangiamento.
Gilbert non ha mai fatto mistero della sua passione per la musica classica, "Blue Rondo A La Turk", cover di Brubeck, risulta infatti un perfetto mix tra prog, classica, blues e jazz. Moltitudini di accordi che si succedono, continui scambi e obbligati e forse il miglior riff di pianoforte dell'intero album, i continui cambi di velocità e di metro non fanno altro che regalare continue sorprese alle orecchie, senza mai risultare fastidiosi.
"Atmosphere On The Moon" è un altro ibrido, questa volta più claptoniano, a cavallo tra rock e blues, anche se la mano di Gilbert non può essere certamente definita slow. Quella che troviamo è un'ottima ballad, dolce, d'amore, Eric Martin approverebbe!
"Pronghorn" è un brano davvero simpatico, soprattutto per il riff di chitarra in sincronia perfetta con la batteria. Sintetizza alla perfezione il paragone con l'omonima capra americana con cui Gilbert aveva anticipato l'uscita dell'album mesi fa. Su una base dal sapore tutto sommato blues, la chitarra continua a cambiare velocità, dal passo al trotto al galoppo, con una noncuranza davvero da maestri. Forse il minuto di assolo di pianoforte ce lo saremmo risparmiato questa volta, ma in fondo non è niente male!
Gli ultimi tre brani dell'album sono cover selezionate tra quelle proposte negli scorsi anni tra live e clinic. "Roundabout" è una delle più apprezzate e riuscite, al diavolo il blues e le caprette: qui Paul suona e lo fa da dio! La dimensione live sicuramente aiuta. L'energia sul palco si sente, aiutata dal lavoro magistrale di basso e batteria.
"I Want To Be Loved" è un blues, un super classico di Muddy Waters qui suonato in una versione davvero aderente ai canoni della musica afroamericana più celebre.
Chiude il brano "più bello di tutti" come dice lo stesso chitarrista al microfono: "Go Down" degli AC/DC. Il groove c'è la voce pure. Gli assolo? Che domande! C'è davvero tutto.
Forse ci aspettavamo qualcosa di diverso, ma non siamo rimasti delusi da
Vibrato, che mette in luce un Gilbert nuovo, diverso, però se il prossimo album tornasse Gilbert il rockettaro certo non resteremmo schifati!