Cinque sono i sensi a nostra disposizione (per qualcuno sei, ma non fa media: casomai… medium).
Per la musica l'olfatto non serve a molto, a meno che non siamo dei cultori del vintage: la puzzetta delle Fender anni '50, delle custodie Gibson, del polveroso interno di qualche testata valvolare possono essere sensazioni inebrianti, ma hanno ben poco -anzi niente- a spartire con l'armonia e la melodia.
Lo stesso si può dire per il gusto, che può rientrare solamente in senso lato, cioè nella scelta di sequenze armoniche, melodiche o ritmiche. Ma le canzoni non le mangiamo.
Tatto. Qua già ci avviciniamo a qualcosa di musicalmente utile. Non mi riferisco alle meravigliose sensazioni che possono derivare dall'accarezzare un sinuoso manico satinato (che gli anglofoni, mandrilli, chiamano "collo") o le eleganti e perfette curve di un body (corpo! E ci risiamo), o quando si sculaccia vigorosamente la pelle (aridaje…) di una conga: tutto questo non è possibile quando la musica si ascolta. Però qualcosa di fisico arriva e ci tocca: la sensazione della "botta" che il diffusore trasmette al nostro intero corpo è eccitante e mette in sintonia ogni nostra cellula con la musica, creando una vera e propria armonia. E se è vero che le mucche producono più latte ascoltando Mozart...
L'udito. Beh, è ovvio.
La vista. E non a caso per ultima. Probabilmente è il senso che gli umani sviluppano di più, e che più sfruttano in ogni situazione, anche senza accorgersene. La vista ci permette, a nostra sostanziale insaputa, di cogliere innumerevoli aspetti del mondo che ci circonda e di fornirci preziose informazioni che a volte possono mutare radicalmente la nostra valutazione di un fenomeno, andando oltre quello che gli altri sensi ci comunicano. Vi è mai capitato di incontrare una persona che si presenta ottimamente, gentile e cordiale, niente che non va, eppure... vi sta sulle balle dopo tre secondi? Ecco. È soprattutto (anche se non solo) la vista che ha individuato, per una serie di attitudini ancestrali innate e -quasi- dimenticate, dei segnali corporei "sinceri" che gli altri sensi spesso non colgono. Il fatto significativo è che queste percezioni, pur sfuggendo alla razionalità e alla percezione cosciente, bypassano il sistema e si portano in pole position, diventando l'ago della bilancia che determinerà il nostro giudizio. Ma dove volevo andare a parare, con questo noioso preambolo? Cosa c'entra la vista con la musica? C'entra, altro che. La musica "si guarda". Già di per sé la musica evoca delle immagini, che si compongono e si alternano nella nostra mente come in un film, anche quando non c'è un testo che racconti una storia. E quante volte succede di ascoltare un brano, rigirando tra le mani la copertina del disco o il libretto allegato, ascoltando le immagini e vedendo la musica? E poi c'è lo show: a ognuno il suo. La musica classica si presenta con una sua scenografia, un suo look, ben diversi da quelli del rock, del metal, del jazz... Gli spettacoli enfatizzano l'effetto della musica con costumi (o eleganti smoking), luci colorate (o ambienti soffusi), proiezioni, laser, fumi... candele. E l'effetto è decisamente molto più potente. Anche troppo. I più giovani sicuramente non possono averlo notato, ma chi fa parte della mia generazione ha assistito alla epocale trasformazione che ha letteralmente cambiato la musica, concedendo un potere oltremodo smisurato all'aspetto visivo della fruizione musicale: la comparsa del videoclip. Pare incredibile oggi, ma nemmeno tanti anni fa non esistevano affatto i "corti" che ormai accompagnano qualsiasi brano musicale ci venga proposto. Al massimo si poteva vedere l'interprete che li eseguiva dal vivo, o in playback. Poi è arrivata MTV, e tutto è cambiato. Naturalmente l'Italia ci ha messo un bel po' ad adeguarsi e i primissimi, ingenui video si potevano apprezzare solamente sintonizzandosi a tv estere (e non c'erano i satelliti), come TeleCapodistria, dalle mie parti.
Da quel momento è cambiato tutto: l'immagine ha preso il sopravvento. Il fenomeno "new romantic", per esempio, non avrebbe avuto il successo che si è verificato se, assieme alle allegre canzoncine, non fosse stato possibile ammirare gli abbigliamenti arzigogolati, le acconciature improbabili e la profusione di rimmel e rossetti che hanno fatto breccia tra mandrie di adolescenti. Forse, senza il supporto del video Duran Duran, Spandau Ballet, Adam Ant (pur bravi, devo riconoscere a posteriori) e moltissimi altri sarebbero rimasti dei perfetti sconosciuti. Come pure sarebbe accaduto per un'infinità di altri gruppi o interpreti assolutamente indegni, portati al successo da produzioni video che hanno cammuffato in molti casi una totale carenza di idee e di talento. E tutto continua tutt'ora. Secondo voi le tredicenni impazzirebbero lo stesso per un Justin Bieber, se lo sentissero solamente cantare, da un vinile che sta girando su un piatto in salotto? È proprio vero, allora, che "Video killed the radio star"?
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