di Oliver [user #910] - pubblicato il 19 gennaio 2014 ore 07:30
Il nostro approccio allo strumento che ci delizia con i suoni che produce può spesso essere oggetto di stimolanti studi di psicopatologia. Soprattutto i chitarristi si distinguono per i loro atteggiamenti al limite del morboso e del maniacale.
Il nostro approccio allo strumento che ci delizia con i suoni che produce può spesso essere oggetto di stimolanti studi di psicopatologia. Soprattutto i chitarristi si distinguono per i loro atteggiamenti al limite del morboso e del maniacale, già solo nella comune identificazione (mica solo da parte dei maschietti, eh) delle sinuose curve della chitarra con quelle ben più sinuose e interessanti di un corpo femminile. A tal punto che una chitarra è una "lei" anche quando si tratta di una... BC Rich Warlock.
Altre volte l'atteggiamento è, al contrario, irrispettoso. Seppur del tutto involontariamente. Molte volte mi capita di leggere su queste pagine le domande di molti accordiani, neofiti e non, che vorrebbero ottimizzare le prestazioni del proprio strumento o semplicemente correggerne dei difetti, e nel far questo chiedono dei... dati numerici. Qual è l’altezza giusta dei pickup, quanto deve misurare l’action, quanto profondi devono essere i solchi al capotasto, quanto deve pesare una Stratocaster (o una Les Paul), e così via.
Da perfetto ignorante che ha scoperto quasi tutto il poco che sa (rimanendo fortunatamente consapevole di quanto bisognerebbe sapere) sperimentando con cacciaviti, brugole e un po' di buon senso, ho sempre sorriso un po' nel leggere le domande più ingenue. Non è mancanza di rispetto, prendetelo come il sorriso bonario di un anziano che osserva le prime esperienze dei suoi giovani discendenti: l’età ce l’ho, e in ogni caso ci sono passato anch’io, come tutti. La realtà è molto diversa dai numeri, e una chitarra (o basso, o batteria...) non è un computer. Per fortuna. L’insieme di fattori che contribuiscono a determinare il risultato finale è talmente grande e variabile che in moltissimi casi i numeri ci potrebbero ingannare clamorosamente, nel bene e nel male. Anche i prezzi rientrano in questa casistica. Quando diciamo che uno strumento "ha un'anima" esageriamo un po', ma solo un po'. Nessuno strumento è uguale a un altro, il che significa che ogni strumento ci mette del suo e si comporta in un modo particolare e unico.
L'approccio giusto è un altro: imparare a sentire. Con le orecchie, le mani, la pancia, il tutto collegato al cervello, possibilmente. I numeri possono essere una generica base di partenza, ma non un punto di arrivo. È quello che spiega il signor Lindy Fralin, che nel suo campo non è proprio un dilettante. Nel video che segue ci spiega come si regola con saggezza l’altezza dei pickup.
Ma nel titolo parlo anche di suggestione, perché spesso ci convinciamo di sentire quello che vogliamo sentire. Ricordo benissimo le differenze di sonorità che, imberbe, percepivo azionando il selettore di in una vecchia Eko semiacustica a due pickup: peccato che il selettore non fosse affatto collegato e che i due pickup andassero dritti al jack di uscita, come ho scoperto - con considerevole imbarazzo - poco dopo. Questo video, nonostante la sua serietà ed utilità, per un altro motivo mi ha fatto ricordare quell'aneddoto: vediamo se ve ne accorgete anche voi. Vi do un aiutino: guardate da 1'37" a 1'46" e ditemi perché anche un grande e indiscusso professionista come Lindy Fralin ci casca e si fa fregare dall'autosuggestione.