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Tutti pazzi per la Strat, ma perché?
Tutti pazzi per la Strat, ma perché?
di [user #28955] - pubblicato il

Antiquata, piena di difetti, sicuramente migliorabile, la Stratocaster non accenna a lasciare il suo posto sul podio delle chitarre più amate di sempre. Ripercorriamo la storia della Fender più venduta al mondo e dei suoi illustri utilizzatori per scoprire il segreto del suo successo.
Antiquata, piena di difetti, sicuramente migliorabile, la Stratocaster non accenna a lasciare il suo posto sul podio delle chitarre più amate di sempre. Ripercorriamo la storia della Fender più venduta al mondo e dei suoi illustri utilizzatori per scoprire il segreto del suo successo.

Ho un'ottima Les Paul: ben rifinita, pesante, dal suono corposo, che mi consente di suonare jazz, blues e hard rock alla grande. In più è la chitarra di un mio idolo (sono del 65): un certo Giacomino Foglio - detto Jimmy Page.
Eppure, da alcuni mesi, desidero ardentemente possedere una Fender Stratocaster, magari Surf Green e con la tastiera in acero. Razionalmente non mi capisco: certo, mi piace il suo aspetto, il suono meno grave, squillante, la leggerezza, la forma snella, la sua versatilità, ma so anche che trovarne una con la qualità (e il suono che realmente cerco in una Strat) sarà un'impresa mitica. Eppur la voglio. E sono già lanciato in questa disperata impresa, alla ricerca del mio personale, piccolo sacro Graal a sei corde.
Ma perché la Fender Stratocaster è diventata la chitarra più popolare e desiderata al mondo? La più copiata, la più venduta, quella con il design leggendario che è diventato simbolo e rappresentazione oggettiva della chitarra elettrica per antonomasia?

Eppure era - ed è ancora oggi - uno strumento ben lontano dalla perfezione: quei single-coil che ronzano come calabroni selvaggi, il poco volume, gli standard di qualità altalenanti che costringono a infinite prove d’acquisto, la tastiera lunga che non è il massimo per comodità, lo stesso design e le sue rifiniture, se comparate alla concorrenza, sono un po' poveri ed essenziali. E quel ponte, che la fa scordare continuamente, il Mi che frusta, e quelle infinite varianti, fabbriche, versioni nuove e usate, pre-CBS, post CBS... un ginepraio inestricabile.
Scegliere e comprare una Strat richiede uno sbattimento pazzesco, e quelle americane non costano nemmeno poco rispetto all'intuibile costo di produzione rapportato a quello della concorrenza.

Ciò nonostante la Stratocaster e il suo design, dopo sessant'anni, riscuote ancora l'ammirazione e direi l'adorazione dei fan: ha ancora un appeal quasi sessuale e a dispetto di tutti i suoi difetti rimane per tantissimi chitarristi (ne conosco almeno un paio) la migliore chitarra elettrica del mondo. E mi richiedo: perché? Qual è il suo segreto?

Tutti pazzi per la Strat, ma perché?

Anni sessanta: da Buddy a Jimi
Eppure a metà degli anni '60 non era così: anzi, nell’epoca pre-Hendrix, il calo di vendite aveva indotto Fender a una drastica riduzione della produzione di Stratocaster. E forse, se non fosse stato per Hendrix, la storia della Stratocaster sarebbe stata diversa.

Ma qualunque cosa sia accaduta negli anni '60, sono la musica degli anni '80 e l'effettistica evoluta che si diffondono in quel periodo a rilanciare la Strat e a farne la chitarra number one.

Mi spiego: la riscossa degli anni 80 non dipende da un singolo chitarrista. Come gli Strat-hero che lo precedettero, i vari Dick Dale o Buddy Holly, nemmeno Jimi Hendrix avrebbe salvato la Stratocaster dall’oblio. Dopo una risalita dovuta a questi mostri, le vendite continuarono a calare fino agli anni '80, nonostante l'enorme influenza musicale di questi musicisti nei decenni precedenti.

Anni '70: la quiete prima della tempesta
Se è pur vero che negli anni '70 molti chitarristi di influenza hendrixana usavano la Strat, Gibson et similia rimanevano le numero uno, soprattutto nel rock duro che andava affermandosi: chi voleva il suono grosso, pastoso, sustain infinito, gain, overdrive e saturazione e soprattutto una chitarra ben fatta e suonabile fin dall'acquisto, as it is, si procurava una Les Paul.

La Stratocaster era considerata una chitarra dotata di poco gain, non in grado di produrre sufficiente sustain o il suono saturo ricco di overdrive naturale di una Gibson Les Paul, e il rumore dei suoi pickup era considerato troppo fastidioso soprattutto ad alto volume, laddove  non c'era ancora la tecnologia che potesse limitare o eliminare questi difetti.
Parlando di tecnologia, bisogna infatti ricordare che allora non c'era la possibilità di fare tutte quelle personalizzazioni e regolazioni che oggi sono alla portata di tutti, con internet, che ci consente di acquistare un pickup EMG o un manico Warmoth all’altro capo del mondo oppure recandosi al negozio all'angolo: cambiare i pickup scegliendo tra migliaia di marchi, cambiare amplificatore e regolarne il suono in mille modi, provare l’ultimo effetto sul mercato... i chitarristi non potevavano andare al negozio e procurarsi un Hot Rails, un amplificatore con pre-gain e un processore FX con mid-boost e noise gate. Non c’erano neppure le riviste o le prove su YouTube. Niente di tutto ciò o di lontanamente simile era possibile all'inizio degli anni '70. Se i musicisti non potevano collegare una chitarra direttamente all'amplificatore più adatto e suonare come volevano, c'era molto poco da fare oltre a cambiare la chitarra medesima. Non era ancora il tempo degli smanettoni o del fai-da-te.
Il chitarrista si comportava come ancora oggi si comporta un pianista o un sassofonista, che non sceglie lo strumento pensando già a come potrà (o dovrà) modificarne il suono, ma sceglie in base al prezzo e alla qualità dello strumento universalmente riconosciuta dagli altri musicisti, cosciente che dovrà suonarlo per svariati anni e sapendo di non potere intervenire successivamente per attenuarne i difetti.

Sappiamo che Hendrix, per esempio, era uno smanettone, uno che amava farsi smontare pickup e amplificatori per cercare nuovi suoni, e la Stratocaster, in un certo senso, lo obbligava e al contempo glielo consentiva, con quel battipenna facile da svitare, con tutta l'elettronica ben in vista. Ma Jimi era un tipo speciale, si sa.

Comunque, ancora nel corso degli anni '70, la Stratocaster fatica a stare sul mercato.
Glam rock, prog rock, e anche il punk e la nuova ondata di fine anni '70 non riescono ancora a riconoscere nella Strat lo strumento d’elezione: Telecaster e Gibson la fanno ancora da padrone.
Ma qualcosa sta succedendo, ed ecco l’evento, il D-Day della Stratocaster.

Ecco che nei generi funk e disco la Strat comincia a rivelarsi come uno strumento indispensabile. I chitarristi funky hanno scoperto che se si incaglia l'interruttore a tre vie della Strat tra le due posizioni di arresto, in modo tale che due pickup operino insieme, si ottiene un suono unico che nessun'altra chitarra in commercio può produrre. In più, è un tono davvero interessante e incredibilmente funky. Forse esagero, e i chitarristi funky e disco non sono stati i primi a scoprire questi suoni nascosti, ma hanno cominciato ad adottarli come una sorta di marchio distintivo del genere, un suono funky, come nessun stile musicale ha fatto in precedenza.

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Gli anni '80, il nuovo switch, la scoperta del Suono
È proprio nel bel mezzo dell'era disco che Fender, fiutata l'aria, decide finalmente di montare un selettore a cinque vie al posto del precedente a tre vie. Fino al 1977, due quinti della personalità che la Fender Strat aveva, restano celate dietro quello switch a tre vie.
Lo switch a cinque vie fa sì che gli utenti Strat non debbano più scassare gli switch per scoprire da soli quel suono della terra di mezzo, cortocircuitando artificialmente il selettore in una posizione in cui non dovrebbe stare. I nuovi suoni sono adesso ufficialmente parte della chitarra, e con l’inversione di fase sparisce magicamente anche il ronzio.

È questa probabilmente l'alba della riscossa: l'interruttore multidirezionale arriva appena in tempo a salvare una chitarra in crisi d’identità, che adesso scopre di averne non una, ma mille, e forse di più.

Dal 1980, da quando la chitarra pulita e frizzante ma dal suono corposo e caratteristico è diventata di tendenza nella musica pop, non c'è più alternativa alla Strat. Quel nuovo settaggio con il pickup centrale fase/fuori fase ha definito e caratterizzato il suono di chitarra pop degli anni '80.
La Les Paul non poteva produrlo, la ES-335 non poteva produrlo, e nemmeno la Fender Telecaster poteva produrlo. Occorreva una Strat.

Contemporaneamente , anche nel mondo del rock allora d'avanguardia la mania di personalizzazione della fine degli anni '70 aveva portato la Stratocaster fuori dal pantano, al centro della scena. Manico avvitato, facilmente sostituibile e impianto elettrico montato sul battipenna sono la base perfetta per la personalizzazione, e i rocchettari sono sempre più attratti da alcuni dei nuovi effetti che, uniti all’uso sfrenato della whammy bar, attizzano le loro orecchie. Ora che i produttori di terze parti, pickup, switch, megaswitch, push-pull, meccaniche, ponti vibrato più performanti, manici scalloped e una più ampia gamma di effetti elettronici atti ad affrontare le carenze della Strat, la Stratocaster può finalmente sottomettere la sua eterna rivale Gibson Les Paul.
Tra le mani dei guitar hero spuntano le mitiche super-Strat che, come è risaputo, hanno travolto il mercato della chitarra rock negli anni '80. Molte di queste super-Strat sono costruite da terzi e differiscono enormemente da quella originale del 1954, ma sono ancora "a forma di Stratocaster", sono imbullonate insieme come una Stratocaster e vengono riconosciute dal grande pubblico come delle Stratocaster.
Anche se magari hanno un humbucker, il Floyd Rose e dodici switch, anche se le produce Jackson, Ibanez o Pinco Pallino Inc.

La Frankenstein guitar di Van Halen ne è un esempio eclatante, ma nemmeno Brian May o Malmsteen o lo stesso Blackmore hanno lasciato la propria Strat così come esce dalla Fender factory. Un po' come la Citroen Xsara che guidiamo tutti i giorni e quella che ha vinto il mondiale rally.

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1990: Il suono è mio e me lo gestisco io
Se gli anni '80 furono un decennio di novità, gli anni '90 hanno visto la chitarra elettrica tornare alle sue radici. Il rilancio del blues nei primi anni '90 avrebbe potuto ristabilire il dominio di chitarre più adatte al genere. Ma in realtà molti dei protagonisti di quella rinascita continuanueranno a suonare una Stratocaster. Eric Clapton, Robert Cray, Buddy Guy, Bonnie Raitt, Jimmie Vaughan e fratello Steve Ray, Otis Rush utilizzano strumenti d'epoca, o comunque basati sul progetto originale. Ed è interessante notare che il nuovo Strat sound è molto importante anche per questa riscoperta del blues: Non era perfetto solo per funk, disco e pop anni '80, funziona anche per il ritorno alle radici del blues.

Per moltissimi chitarristi, i primi anni '90 (grazie anche all'incessante campagna pubblicitaria Fender) sanciscono dunque la consacrazione della Stratocaster a icona pop.

Ogni chitarrista influente che ha suonato una Fender Strat nel corso degli anni ha il suo suono unico, riconoscibile, inconfondibile. Pur usando la stessa chitarra, il suono che produce è totalmente diverso da quello di qualsiasi altro. Stevie Ray Vaughan non ha nulla in comune con Nile Rodgers, e Mark Knopfler è lontano mille miglia da Ritchie Blackmore.

Tutti pazzi per la Strat, ma perché?

David Gilmour, altro Strat-hero, dichiarò in un documentario di quel periodo di avere scelto la Stratocaster come strumento principale quando si era reso conto che più di ogni altra gli permetteva di esprimere la sua personalità al meglio. E penso che questa sia la seconda chiave del successo della Stratocaster: con una Les Paul, è come se fosse la chitarra a caratterizzare il sound, molto più del chitarrista. Le Strat hanno sempre fatto faticare di più, con smanettamenti e modifiche e accessori, e ancora ci fanno penare per trovare quella "giusta", ma quello che il pubblico ascolta non è la Fender Stratocaster, è il chitarrista. Il suo suono unico, e questa unicità, per un musicista che vuole essere inconfondibile nel mare magnum del rock business è il Sacro Graal.

Se si riesce a suonare come nessun altro chitarrista al mondo, a giudicare dalla storia, una Strat è la scelta migliore. La Stratocaster è trasparente, personalizzabile, camaleontica, docile, arrendevole.
Ecco perché piace. Ella è una, nessuna e centomila. Ed ecco che la popolarità eccezionale di questo strumento non è più un mistero. La Fender Stratocaster è la via per il Sacro Graal, e questo non ha prezzo.

Tutto questo articolo è confutabile e confutato da svariati personaggi, circostanze, fatti ed eventi, ma è pur sempre un pezzetto di verità.
Per ulteriori masturbazioni mentali sull'argomento leggete Stratocaster: un mito frutto di emulazione?

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