Il muff più famoso del rock non ha segreti per i costruttori artigianali, che si divertono a proporne varianti a volte davvero lontane dall'originale. Con l'Orange Spot, NGR punta su versatilità e dinamica forniti da un circuito inedito e due switch aggiuntivi.Per molti, il mondo dei fuzz-distorsori si divide in due emisferi. Da una parte ci sono quelli volutamente striduli, nasali, quelli che qualcuno definirebbe "spernacchianti". Dall'altra ci sono il rombo e il sustain di un pedale newyorkese talmente iconico da generare una categoria a sé: i muff.
Molte versioni si sono succedute negli anni, tutte con le proprie peculiarità e i propri estimatori o detrattori. Il circuito originale è stato maneggiato di continuo e, nel tempo, numerosi produttori si sono affiancati allo sviluppo di nuovi muff basati su quel particolare progetto.
Il classico muff è anche la base dell'NGR Orange Spot, stompbox made in Italy realizzato (e dipinto a mano) da
Francesco De Nigris con l'obiettivo di espanderne gli orizzonti timbrici in direzione della versatilità e della ricchezza armonica.
Per raggiungere il suo scopo, Francesco ha dovuto fare i conti con gli equilibri dell'effetto. Modificare la risposta dei toni e la dinamica va evidentemente a toccare anche il gain di cui il muff è capace, e nel suo caso il risultato è un suono sicuramente rombante, esuberante, ma non esagerato in saturazione.
Sullo chassis, i controlli sono i soliti di livello, toni e drive, o sustain. Vi si aggiungono due switch mirati rispettivamente ad aumentare la riserva di gain a disposizione e per fornire un boost sui medi. Il loro intervento risulta comunque leggero, rivolto essenzialmente a sfumature e a quel pizzico di suono necessario a portare "a undici" la cremosità della pasta o la presenza all'interno della band.
A livelli bassi di distorsione, il suono non lascia scampo ed evidenzia ogni errore, non c'è un sustain infinito a coprire le note fasulle e, se il playing è incerto, si corre il rischio che tutto suoni plasticoso e spezzettato. Senza dubbio è più facile domarlo quando il gain aumenta, fino a raggiungere un fiume di suono se ci si avvicina a fine corsa. La levetta del drive addizionale porta l'Orange Spot a vette più vicine a quelle di un muff tradizionale dove le armoniche superiori si fanno più evidenti e il suono è ancora più fluido. Con un tono non troppo aperto, viene facile farne un buono strumento per solismi classic rock, soprattutto se si attiva lo switch per il mid boost. Questo rappresenta un vero asso nella manica affiancato al controllo di tono.
I toni sono passivi e risultano piacevolmente intuitivi. L'escursione è lineare e la curva d'equalizzazione, che privilegia una forma leggermente a V, non si deforma mai troppo da generare un sound inutilizzabile. Dai timbri più sgranati con la manopola a fine corsa a quelli più ingolfati quando si privilegiano i bassi, ogni settaggio trova una sua collocazione. Inoltre, sembra avvertire una vaga diminuzione del gain quando si chiudono i toni, con il risultato di un suono tutto sommato definito anche a settaggi più estremi.
Quando viene attivato il relativo switch, una punta extra sui medi aiuta a bucare meglio il mix e forma un suono più compatto, meno graffiante. Anche il sustain sembra giovarne.