di Denis Buratto [user #16167] - pubblicato il 24 ottobre 2014 ore 07:30
L'evoluzione degli strumenti si sviluppa per assecondare l'evoluzione dei generi musicali. Oggi Washburn e Randall sembrano tra i brand più capaci di plasmarsi sulle esigenze del metal moderno. Stabilità, semplicità e potenza per offrire la massima ferocia e definizione di suono per muri ritmici inestricabili. Senza rinunciare alla suonabilità richiesta dallo shred.
L'evoluzione degli strumenti si sviluppa per assecondare l'evoluzione dei generi musicali. Oggi Washburn e Randall sembrano tra i brand più capaci di plasmarsi sulle esigenze del metal moderno. Stabilità, semplicità e potenza per offrire la massima ferocia e definizione di suono per muri ritmici inestricabili. Senza rinunciare alla suonabilità richiesta dallo shred.
Abbiamo passato un oretta in compagnia di Marco Barusso endorser per entrambi i marchi e abbiamo registrato qualche sample per enfatizzare il carattere più affascinante e peculiare di questi strumenti: quello di macchine ritmiche metal.
Abbiamo messo insieme un rig composto da due testate, l’enorme e versatile Randall 667 e la piccola e sanguigna RD45. In accoppiata a queste due belve una sette corde e una single cut della serie Parallaxe, la più cattiva di casa Washburn. Prima di dar fuoco alle polveri vediamo più da vicino i prodotti che abbiamo trovato nello studio di Marco.
La Randall 667 è una testata letteralmente enorme e non solo nelle dimensioni. Come è facile intuire dallo spropositato numero di manopole e switch questo amplificatore offre ben più di 3 canali, come vuole lo standard delle testate high gain. A disposizione si hanno sei differenti canali, divisi in tre stadi di guadagno. Pur con l’equalizzazione in comune a due a due questi canali offrono un’enorme varietà di regolazioni. I controlli sono disposti su tre file e sono più facili e intuitivi di quanto si possa credere. Ognuno dei due channel ha un volume e un guadagno dedicati. L’equalizzazione, composta da bassi medi e alti, come già detto è in comune tra i due. Doppi sono anche i due mini switch che controllano il bright e le medie frequenze. Questo in particolare ha tre posizioni. Quella centrale corrisponde al flat, la prima verso l’alto svuota il sound sulle medie mentre l’ultima le enfatizza. Non fossero sufficienti questi controlli, ogni canale dispone di tre differenti voci, selezionabili tramite dei piccoli bottoni sulla destra. Queste sono disposte in ordine di guadagno, dalla più bassa alla più alta. Chiude la dotazione il boost e il doppio master. Tutte queste funzionalità, comprese l’attivazione dei due loop effetti, la selezione del master e il boost sono richiamabili via midi. Insomma una testata da 120 watt in grado di coprire una vastissima gamma di suoni, ma che fa delle ritmiche metal il suo punto forte come potrete ascoltare nel piccolo video.
La RD45, invece, è diametralmente opposta. I watt sono 45 su soli due canali. Una testatina piccola ma altrettanto cattiva, anche se la voce è più sgarbata e a tratti bluesy. Basilari i controlli, due guadagni distinti, un master generale e un volume dedicato al solo canale lead. Equalizzazione standard con bassi medi e alti e il boost. Questo a differenza di altri non si limita ad aumentare il guadagno ma cambia direttamente il voltaggio che arriva alle valvole finali, cambiando di fatto il sound della testatina.
Nonostante il nome Diavlo dato alla serie e all’inquietante teschio cornuto scelto come stemma questo amplificatore riesce ad essere versatile al punto giusto. La riserva di clean è sufficientemente ampia ma è a partire dal crunch che tira fuori le unghie. La differenza con o senza boost si sente. Se normalmente diremmo che la RD45 è un ampli quasi vecchio stampo, con sonorità si metallare, ma molto più orientate all’hard rock, con il boost inserito la voce cambia di netto diventando più high gain e compressa.
Le due chitarre che potrete ammirare nel video sono prese entrambe dalla serie Parallaxe, ovvero alcune tra le chitarre più metallare prodotte da Washburn, sulla scia di quanto realizzato già con la serie N, signature di Nuno Bettencourt. La prima, ovvero la PXM27EC è una sette corde dal peso contenuto nonostante le dimensioni generose e il corpo in alder. Una seven strings con un manico che non sembra più largo di quello di una normale sei corde. Questo grazie a un profilo studiato per regalare confort in ogni posizione, aiutato dal full access joint, che permette di arrivare alle ultime posizioni senza fatica. Equipaggiata con un set di EMG 707. Tutto di qualità anche l’hardware, tra cui meccaniche autobloccanti e ponte Grover tune o matic e Buzz Feiten.
La seconda chitarra invece è la PXL1000 è una single cut in tiglio, con manico incollato. Votata sempre al metal, ma con un anima più gentile. L’hardware è molto simile, non fosse per i pick up. In questo caso troviamo due Seymour Duncan, HB101 e 103 per la precisione. Come accennavamo all’inizio dell’articolo entrambi questi strumenti sono studiati per rendere al massimo nel metal, soprattutto dal lato ritmico. Questo però non le rende delle chitarre inadatte agli shredder. Sono dotate di un’ottima ergonomia e sono molto bilanciate. Questo le rende assieme ai due Randall due perfette macchine per creare un vero wall of sound.
Ora lasciamo spazio al video, in attesa di poter passare un po’ più di tempo con questi strumenti per una recensione approfondita. Nel clip che segue sono stati utilizzati i due diversi rig per ricreare i suoni di alcuni brani dei Cayne, tratti dall’omonimo disco di cui Marco è produttore oltre che esecutore. Per il primo brano, Addicted è stato usato il canale quattro della 667 per la ritmica e il canale 6 per il riff. La seconda metà invece sfrutta la piccola RD45 in accoppiata con la PXL, canale lead ovviamente, gain e master belli alti.
Washburn e Randall sono marchi distribuiti da Master Music