di redazione [user #116] - pubblicato il 09 novembre 2015 ore 12:00
Osvaldo Di Dio è un giovane chitarrista che, a quanto pare, non sta fermo un attimo: turnista con Eros Ramazzotti e Lorenzo Fragola (tanto per dirne due...), colonna della didattica Lizard e - al contempo - solista che ha appena sfornato un delizioso disco di rock blues, Better Days. Disco che ci presenterà, live, a SHG.
L'esibizione di Osvaldo a SHG è anche la maniera migliore per inaugurare l'inizio della sua collaborazione con Accordo. Dalle prossime settimane, infatti, inizieremo a lavorare per un suo ciclo di lezioni su Didattica.
Sai che siamo proprio contenti di averti a suonare a SHG? Tanto più che Better Days ci è proprio piaciuto.
Grazie a voi per avermi invitato; sono contentissimo di presentare Better Days all'interno di una manifestazione prestigiosa come SHG. Suonerò con la stessa formazione con cui ho registrato il disco. Quindi in trio, con Massimo Ciaccio al basso e Sergio Pescara alla batteria.
Per suonare i brani del disco live e in trio, userai delle sequenze o hai riarrangiato il tuo repertorio per questa formula?
Ho lavorato molto alla produzione del disco in termini di suono, per ricrearlo al meglio utilizzerò delle sequenze ma in maniera molto minimale, diciamo 90 per cento power trio e 10 per cento sequenze.
Nei grossi tour serve una strumentazione davvero importante. Per il tuo repertorio solista sei riuscito a elaborare un gear più snello? Cosa userai?
Da diversi anni utilizzo esclusivamente Mesa Boogie, in ogni tipo di situazione. Ultimamente uso in particolare la testata Royal Atlantic, la RA-100. Ho utilizzato questo modello in tutte le ultime tournée a cui ho preso parte e lo utilizzerò anche per le esibizioni da solista: è stato un elemento fondamentale per il suono del disco. Di sicuro ho snellito la mia pedaliera e il reparto chitarre: per i miei live userò la Fender Stratocaster '60 costruita da John Cruz visibile sulla copertina di Better Days e la Alusonic T-Special con i P90.
Il tuo lavoro ci è piaciuto perchè rivela un magnifico equilibrio tra la dimensione solistica e la capacità di mantenere una delicatezza e un senso delle misura propri del pop.
Personalmente ho sempre amato le canzoni. Quando lavoro alla mia musica ho un approccio più da songwriter che da compositore di musica strumentale. Amo molto cantare, ma per vari motivi a 35 anni ho deciso che la mia voce è quella della mia chitarra, nonostante ciò il mio modo di scrivere non è cambiato. Lo stesso vale per l'arrangiamento e la produzione. Poi onestamente non sento la necessità di dover "dimostrare" quanto sono o non sono veloce sulla chitarra.. In particolare ricordo le parole di John Mayer che nei mesi trascorsi al Berklee College of Music realizzò che quel tipo di approccio allo strumento è come una corsa in cui non arriva mai primo nessuno, perché ci sarà sempre qualcuno più "veloce". Capito questo, ha deciso di dedicarsi alla scrittura di canzoni appunto, sappiamo con quali risultati. Mi sento molto vicino a questo modo di vivere la musica e la chitarra.
Che ruolo ha la didattica nella tua attività professionale?
Fondamentale. La didattica è una missione, non deve mai essere un ripiego. Da didatta sento la responsabilità di indirizzare i miei allievi verso la musica intesa come arte, che è quel che dovrebbe essere per sua natura, ma che spesso, soprattutto negli ultimi anni, non è. Se impari a vivere la musica come espressione di te, inevitabilmente ti rende una persona migliore, ed è un regalo per il mondo intero. In questo senso penso che la didattica richieda un grande senso di responsabilità.
Trovi che la didattica attuale offra abbastanza contenuti per chi vuole diventare un session man professionista?
Sicuramente oggi c'è una mole enorme di materiale accessibile a tutti ed è un gran bel punto di partenza. Ci sono però degli aspetti che sono difficili da mettere nero su bianco e sono quelli che un session man impara sul campo, dalle proprio esperienze, poiché le problematiche che si incontrano facendo questo lavoro cambiano di volta in volta. Pertanto, se un allievo vuole diventare un turnista, a mio avviso occorre che sia seguito da un insegnante che ha avuto realmente modo di fare questo lavoro.
Di cosa parleranno le tue lezioni su Accordo?
Parleranno degli aspetti legati alla figura del session man che, negli ultimi anni, è cambiata molto: se prima ti veniva chiesto di suonare delle parti ben precise, oggi è sempre più frequente che sia tu a comporre e arrangiare le parti di chitarra, quindi prima di tutto occorre essere pronti nel capire velocemente la direzione del brano e risultare pertinenti nelle idee e nei suoni. Esser capaci di mettere a fuoco la direzione musicale di un progetto è la qualità che a mio avviso paga di più in questi anni.