Zorg Love Philter: forse l'envelope più estremo che ascolterai
di Pietro Paolo Falco [user #17844] - pubblicato il 07 luglio 2017 ore 07:30
L'envelope filter è un terreno in parte inesplorato e, quando un costruttore creativo come Zorg ne reinterpreta le basi, il risultato è un phaser dinamico misto a un autowah, ma anche un wah manuale con pedale d'espressione. Non ultima: una pistola laser. Abbiamo provato per voi il Love Philter.
Per i chitarristi, l'envelope filter è sinonimo di autowah. Trova il suo territorio ideale nel funk e tutto ciò che gli si chiede è rispondere in maniera fedele alle intenzioni del musicista con un sound piacevole e ben inserito nel mix. Niente di più sbagliato.
Gli amanti della computer music e dei sintetizzatori sanno bene che un filtro capace di adeguarsi alle nuance del suonato offre molte più possibilità espressive, e una dotazione adeguata di levette e manopole è capace di trasformare letteralmente il suono dello strumento che gli si collega. Lo sa anche Zorg Effects, laboratorio francese che costruisce a mano effetti a pedale e kit per l'autocostruzione, e lo dimostra magistralmente con il Love Philter.
Il Love Philter trova le sue fondamenta nei concetti comuni a tutti gli envelope filter. Il suo lavoro è riconoscere l'ampiezza di un segnale in ingresso e, in base a essa, azionare un filtro che "apre e chiude" il suono con un effetto simile a quello di un wah wah. Zorg estremizza però il risultato con una discreta quantità di controlli a disposizione e un'escursione degli stessi davvero estrema.
La scatoletta in alluminio e legno in cui il laboratorio confeziona il Love Philter (disponibile anche come kit da montarsi a casa con le proprie mani) sfoggia quattro potenziometri più due switch con i quali modellare nel profondo non solo le sfumature, ma l'essenza stessa del filtro.
Freq controlla l'escursione vera e propria, con un picco capace di posizionarsi ovunque nella gamma uditiva umana, da 0 fino a 20kHz. Insieme a Q, che regola la risonanza del filtro, riesce a dare vita a suoni ispirati da vicino al mondo dei phaser, dei wah wah più o meno convenzionali, strizzando l'occhio perfino al tremolo e finendo in territori decisamente folli quando i controlli vengono estremizzati. La risonanza, infatti, parte da un livello in cui il segnale ne è praticamente privo fino ad arrivare all'oscillazione, dove genera fischi e rombi anche senza che si suoni alcunché sulla chitarra, ricordando vecchi synth analogici e theremin fuori controllo. L'effetto è così incontrollabile che, per quanto l'accensione del pedale risulti silenziosa in condizioni normali, un colpo di pistola laser parte da solo quando si schiaccia lo switch con Q impostato al massimo in senso antiorario.
Per tenere a bada l'estro del Love Philter risulta necessario un buon lavoro sulla manopola del Mix, che fonde il segnale pulito a quello creato dal filtro e fa in modo che la chitarra passi indenne all'uscita anche quando l'envelope è ancora troppo chiuso per produrre alcun suono. In questo è importante trovare anche un buon equilibrio con il potenziometro Sens, cioè la sensibilità del filtro alla plettrata. Se per gli usi classici tutto sta nel trovare lo sweet spot in cui il suono si apre e si chiude con una buona risposta alle nostre intenzioni, la sperimentazione senza freni trova ampio margine anche con regolazioni meno intuitive, con il filtro perennemente chiuso o aperto e lasciando che sia la risonanza a colorare il tutto, alternando filtri passa basso e passa alto a fare da sottofondo.
Sebbene ciò che più attira del Love Philter siano i settaggi estremi impossibili da raggiungere con una buona fetta degli envelope in commercio, la funzione di autowah è comunque a un passo di distanza.
Lo switch LPF-HPF ne modula la voce tra un filtro passa basso e un passa alto, per passare da un suono che va dal cupo al "normale" a uno che va dal brillante al sottilissimo, amabilmente lo-fi.
La presa per un pedale d'espressione esterno consente di sostituire l'azione del piede alla sensibilità del filtro, acquisendo ancora più controllo sulle sfumature.
Ultimo all'appello, ma dal ruolo centrale per la definizione dell'effetto finale, è la levetta S-M-F. Questa regola la reattività del filtro, cioè la velocità con cui si raggiunge il picco di apertura e da lì si torna in posizione di riposo.
I tempi Fast si rivelano da subito ideali per il funk e gli utilizzi più tradizionali. I Medium vanno a imitare in maniera alquanto credibile quello che sarebbe il lavoro di un pedale d'espressione in una ritmica più soft. Con i tempi Slow, invece, è divertente giocare con l'intensità della plettrata negli arpeggi, magari con il Mix a metà corsa, per avere un filtro che oscilla lentamente in secondo piano e che fa il verso a un phaser, con in più la particolarità di rispondere dinamicamente a ciò che si suona.
Perfetto per i chitarristi, il Love Philter è studiato per lavorare anche col basso o con segnali di linea, come quelli di un synth. A questo scopo monta anche un ingresso CV (control voltage) per interfacciarsi con moduli sintetizzatori dai quali può ricevere alimentazioni da -9 a +9 volt.
Abbiamo scoperto i pedali Zorg alla fine del 2016 e, incuriositi dal catalogo dell'artigiano francese, abbiamo voluto approfondirne la conoscenza con una prova sul campo. Il suo Love Philter ci ha stupito per versatilità e creatività: non è l'autowah più immediato con cui avrete a che fare, ma di sicuro è uno dei più pazzi.