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Cittadini e senso civico.
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di tanatore [user #8988] - pubblicato il 17 luglio 2007 ore 21:24
Questa volta il testo l'ha preparato mia sorella.Mi sembrava giusto che non mi prendessi un merito che non è mio.E nemmeno mi posso prendere il merito di questa vicenda che ha come protagonista mio padre.
Uno di quegli Uomini che ha passato una guerra mondiale ed
ha combattuto per la libertà del suo paese con la resistenza partigiana.Però qui nel mio diario ci sta bene, spero che serva come esempio...anche a me.Un cittadino vero
di Anna LavatelliPerdonatemi se questa volta scendo nel privato. Ma vorrei raccontare un fatto casalingo che penso possa essere di lezione per tutti, anche per me. Poche settimane orsono, i condomini del palazzo che sorge a fianco dell’abitazione di mio padre avevano deciso di ristrutturare la facciata. Un mattino arriva il camion dell’impresa edile: ne scendono due giovanissimi muratori stranieri (forse romeni) che cominciano a montare un’impalcatura traballante e chiaramente fuori norma. I muratori stessi non dispongono né di imbracature di sicurezza né di casco di protezione e, in quelle condizioni, si arrampicano pericolosamente fino al quarto piano.
Nessuno, nel condominio, ha detto o fatto nulla. Ma mio padre ( che ha appena compiuto ottant’ anni e che potrebbe, a buon diritto, preoccuparsi solo della propria salute ) invece non è stato a guardare.
Così, senza frapporre indugi, è andato a cercare il titolare dell’impresa e gli ha fatto una di quelle ramanzine da maestro elementare (quale è stato per 40 anni), ricordandogli le norme di legge per la sicurezza e il dovere morale di tutelare la vita delle persone, nonché l’obbligo di proteggere anche i lavoratori stranieri – uomini a tutti gli effetti - spesso ignari dei propri diritti. Alla filippica ha aggiunto la minaccia di una denuncia, perché nel nostro paese le ammonizioni spesso non sono sufficienti a restituire alle persone il senso del dovere.
Il giorno dopo l’impalcatura traballante era scomparsa e al suo posto c’era una modernissima struttura con elevatore. I due muratori stranieri sono andati a ringraziare mio padre, confusi e interdetti.
Permettetemi la fierezza di essere figlia di un uomo siffatto, di un cittadino vero, un civis, alla latina, cioè qualcuno che si sente parte integrante e attiva della comunità. E dalle righe di questo giornale voglio dirgli: ‘Sei stato grande, papà.’.
Se tutti noi imparassimo a non girare la testa, a segnalare ciò che non va, senza aspettare Gabibbi o Capitani Ventose, vivremmo in un’Italia migliore. Noi, le persone dotate di senso civico, così come siamo, senza travestimenti cretini, con la nostra bella faccia onesta, impariamo ad indignarci. Altrimenti, che esempio lasceremo ai nostri figli?
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Questa volta il testo l'ha preparato mia sorella. Mi sembrava giusto che non mi prendessi un merito che non è mio. E nemmeno mi posso prendere il merito di questa vicenda che ha come protagonista mio padre.
Uno di quegli Uomini che ha passato una guerra mondiale ed
ha combattuto per la libertà del suo paese con la resistenza partigiana. Però qui nel mio diario ci sta bene, spero che serva come esempio...anche a me. Un cittadino vero
di Anna Lavatelli Perdonatemi se questa volta scendo nel privato. Ma vorrei raccontare un fatto casalingo che penso possa essere di lezione per tutti, anche per me. Poche settimane orsono, i condomini del palazzo che sorge a fianco dell’abitazione di mio padre avevano deciso di ristrutturare la facciata. Un mattino arriva il camion dell’impresa edile: ne scendono due giovanissimi muratori stranieri (forse romeni) che cominciano a montare un’impalcatura traballante e chiaramente fuori norma. I muratori stessi non dispongono né di imbracature di sicurezza né di casco di protezione e, in quelle condizioni, si arrampicano pericolosamente fino al quarto piano.
Nessuno, nel condominio, ha detto o fatto nulla. Ma mio padre ( che ha appena compiuto ottant’ anni e che potrebbe, a buon diritto, preoccuparsi solo della propria salute ) invece non è stato a guardare.
Così, senza frapporre indugi, è andato a cercare il titolare dell’impresa e gli ha fatto una di quelle ramanzine da maestro elementare (quale è stato per 40 anni), ricordandogli le norme di legge per la sicurezza e il dovere morale di tutelare la vita delle persone, nonché l’obbligo di proteggere anche i lavoratori stranieri – uomini a tutti gli effetti - spesso ignari dei propri diritti. Alla filippica ha aggiunto la minaccia di una denuncia, perché nel nostro paese le ammonizioni spesso non sono sufficienti a restituire alle persone il senso del dovere.
Il giorno dopo l’impalcatura traballante era scomparsa e al suo posto c’era una modernissima struttura con elevatore. I due muratori stranieri sono andati a ringraziare mio padre, confusi e interdetti.
Permettetemi la fierezza di essere figlia di un uomo siffatto, di un cittadino vero, un civis, alla latina, cioè qualcuno che si sente parte integrante e attiva della comunità. E dalle righe di questo giornale voglio dirgli: ‘Sei stato grande, papà.’.
Se tutti noi imparassimo a non girare la testa, a segnalare ciò che non va, senza aspettare Gabibbi o Capitani Ventose, vivremmo in un’Italia migliore. Noi, le persone dotate di senso civico, così come siamo, senza travestimenti cretini, con la nostra bella faccia onesta, impariamo ad indignarci. Altrimenti, che esempio lasceremo ai nostri figli?
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