La progettazione ed il disegno di un circuito stampato richiedono una perizia incredibile considerando la quantità di variabili in gioco ed il comportamento di alcune componenti in presenza di altre e delle linee di segnale o di tensione che li attraversano. Addirittura il dielettrico dei condensatori e l'impasto delle resistenze rendono a volte critico quello che dovrebbe essere un corretto funzionamento favorendo fenomeni di induzione o di oscillazione con le conseguenze che si possono immaginare. Poi c'è il dimensionamento delle piste in funzione della corrente che le attraversa ed il percorso della linea di massa, spessa e sempre aperta, che non dovrebbe intrufolarsi dovunque creando riccioli e spirali.
La stessa perizia ed una maggiore manualità si richiedono per un PTP dove oltre a posizionare correttamente le componenti bisogna fare i conti con una complessa filatura soggetta a regole ferree tipo la netta distinzione delle "zone" dove collocare le diverse sezioni dell'ampli distinguendo ed allontanando, ad esempio, l'alimentazione dagli ingressi e dal tonestack e ricorrendo, a volte, ad appositi schermi costituiti da lamierini che annullano fastidiosi ronzii di alternata.
Ci sarebbero moltissime altre considerazioni da fare per un corretto montaggio in ambedue le modalità ma la più importante è che un PCB ben progettato viene definito una sola volta ed è replicabile in migliaia di esemplari per un risultato pressochè identico a parità di componenti, mentre un PTP può riservare molte sorprese e basta una differenza di pochi centimetri di cavo per innescare un fruscio o una rumorosità in genere sempre indesiderata e molto difficile da eliminare.
Il discorso si complica quando si fa uso di pre cosidetti "spinti" dove il guadagno dell'intero circuito è tale da condizionare seriamente i modi di cablaggio richiedendo l'uso di molti cavi schermati per sopperire ad una rumorosità insita nel progetto con il valore aggiunto di collegamenti troppo lunghi.
E' questo il motivo per il quale i vecchi amplificatori presentavano notevoli diversità nel rumore di fondo sia in condizioni di assenza di segnale sia quando si dava volume con lo strumento inserito ed a proposito voglio menzionare le vecchie e meravigliose PLEXI.
Ma l'utente, il bravo e virtuoso chitarrista che suona animato da una passione inestinguibile, queste peculiarità non le conosce e nemmeno è dovuto a conoscerle se non per pura informazione e quando l'ampli smette di suonare o di suonare bene è costretto a rivolgersi ad un tecnico che rimaneggia l'elettronica a prescindere che sia cablata in un modo o in un altro e l'esito della riparazione è condizionata solo dalle sue capacità e non dal fatto che le componenti siano unite da cavi piuttosto che da piste di rame.
Quindi gli apparecchi a circuito stampato prodotti industrialmente sono, o almeno dovrebbero essere, praticamente identici, l'altro sistema invece li rende simili ma non uguali, quindi unici, ed è forse questo che anima il desiderio di possederli per un insanabile propensione alla diversità o, più propriamente, per non accomunarsi.
Allora limitiamoci a considerare lecita e propria dell'uomo questa spinta spesso pressante ed involontaria ma non accomuniamola ad un discorso puramente tecnico che è molto più complesso e distante.