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TubeMeister 36: The Meister of Tone
TubeMeister 36: The Meister of Tone
di [user #28263] - pubblicato il

In meno di otto chili, Hughes & Kettner ha infilato 36 watt di arte teutonica e i suoni versatili a cui ha abituato i chitarristi moderni, con l'aggiunta di una serie di chicche che vanno da un utile riduttore di potenza all'immancabile Red Box.
Lo Hughes & Kettner TubeMeister 36 (testata), il mio ultimo acquisto nel campo degli amplificatori, è un oggetto rivoluzionario destinato, secondo me, a cambiare gli attuali equilibri e standard in fatto di amplificazione. Premetto che questa non sarà una recensione in cui si parla di ogni possibilità sonora ottenibile con quest’oggetto, ma verterà più sulla sua pasta sonora in generale e sulle sue potenzialità.
Ma partiamo dall’inizio.

Tutto è cominciato da una tendinite che, avendomi messo KO per due mesi, mi ha spinto durante quel tempo morto alla ricerca di qualcosa di unico, che desse una svolta alla mia attività musicale. Amante come tutti (o per la maggior parte) del famoso clean cristallino e definito e della distorsione ruggente, con in mente due standard come Fender e Marshall, mi sono messo alla ricerca di un Santo Graal che potesse contenerli entrambi.
Dopo aver provato i vari Fender Twin, Supersonic 22 e 60, Vox AC 30 e AC 30 Heritage, Marshall DSL e TSL, Mesa Boogie Rectifier (tanto per citare i più famosi), ho realizzato che non erano riusciti a darmi l’equilibrio tra i due suoni che cercavo, nonostante fossero comunque tutti ottimi amplificatori.

È capitato quasi per caso che un giorno mi cadesse l’occhio su quella piccola scatola H&K, azienda per me e per molti altri, purtroppo, prima d’allora poco conosciuta.
Più per capriccio/curiosità/GAS decido di provarla, escludendo a priori e per principio di trovare ciò che stavo cercando. Sì, perché noi chitarristi siamo una classe di conservatori dell’intero parlamento musicale. Non cerchiamo cose nuove, ma cerchiamo ciò con cui si suonava trent'anni fa, disposti anche a pagarlo il triplo pur di accaparrarcelo (senza nulla togliere al decennio: sono io in primis fanatico degli ’80).

TubeMeister 36: The Meister of Tone

Accendo. Tolgo lo stand by ed ecco che un meraviglioso clean mi avvolge nella sua interezza. Preponderante di medie, complice il mio DiMarzio Cruiser in posizione neck, mi sembra di suonare una chitarra acustica. Seppur molto diverso da un Fender Twin, rientra in quei parametri standard di brillantezza e pulizia. Voto 9 su 10.
Secondo canale. Crunch. Master e gain a metà (dedicati per ogni canale) ed ecco che una saturazione ricchissima d’armoniche invade la stanza in cui sto suonando. Degna dei gloriosi Marshall d’annata, ma con qualcosa in più: una definizione di suono che guarda alla modernità. Un crunch che fa vergognare solo di chiamarsi tale il crunch della mia JCM 2000 TSL, tra l’altro sempre spento. Voto 9 su 10.
Canale Lead. Qui è stata pura estasi. Mantenendo master e gain a metà e usando un semplice power chord di La, è arrivata una botta che non avevo mai sentito da nessun altro amplificatore, e che ha fatto sì che dicessi al commesso: “Oh mio dio ti prego abbassa!”. Mai pensavo di poter o di saper pronunciare quelle parole da feticista di saturazione valvolare come ogni buon chitarrista che si rispetti.
Un suono che si mangia a colazione il mio Marshall tanto da farmi chiedere se ciò che avevo a casa fosse veramente un Marshall, gloria dei migliori anni del rock, seppur fossi consapevole che non era il migliore della serie.
Lo stile di questo Lead mi ha ricordato il suono dell’ultimo Van Halen di "Tattoo". Disco e canzoni a parte, uno dei migliori sound di chitarra dell’ultimo decennio. Voto 10 su 10.

Ma, aldilà dei suoni a dir poco spettacolari, per me, la vera rivoluzione è stata un’altra.
Basta girare qualche locale in cui viene eseguita musica dal vivo per vedere schiere di chitarristi portarsi dietro testate da 100W e casse da quattro coni il cui peso complessivo può variare tra i 50 e i 70 Kg, oppure gente che, per non ammazzarsi, per non affittare il camion e per il benessere della propria schiena, porta il combo transistor lasciando a casa sacrifici e sudori di migliaia di euro spesi per la propria amplificazione. E allora penso: a cosa serve avere il proprio suono se poi non lo si può portare in giro?
Il Tube 36 è un amplificatore che pesa 7,7 Kg (la testa) e che porto con una mano all’interno del suo astuccio in dotazione, mentre nell’altra porto la Fender. Abbinato a una cassa da 1x12 stile Dragoon equipaggiata con V30, il peso totale non supera i 17 kg (e il suono ve lo lascio immaginare).
Come se non bastasse è dotato di Power Soak, che riduce la potenza a 18, 5, 1 watt e che permette di suonare nei piccoli locali mantenendo il suono 100% valvolare.

TubeMeister 36: The Meister of Tone

Ma non è ancora tutto. Si può anche collegare direttamente all’impianto, senza l’ausilio di una cassa, con la linea emulata della Red Box che, fidatevi, dà ottimi risultati, sicuramente migliori se paragonati alle microfonazioni effettuate da parte di presunti fonici in cui ognuno di noi musicisti si è imbattuto almeno una volta. E ancora. Tralasciando un ottimo loop effetti seriale, che non degrada il suono principale, il riverbero in dotazione e l’ormai onnipresente footswitch.
Una delle funzioni di spicco è il MIDI Input, che con una comune pedaliera MIDI consente di gestire tutti e tre i canali, e non solo, permette anche la scelta del wattaggio d’uscita, grazie ai suoi 128 banchi di memoria interni. Voi direte che quelle che vi ho elencato finora sono le informazioni che potete tranquillamente trovare sul sito, ma ciò che invece vi sto fornendo è la mia esperienza diretta su tutte queste opzioni che funzionano davvero, senza dover ricorrere a nessun compromesso.
Detto ciò, sulla carta si tratta di una testata che dovrebbe costare sopra i mille euro, ma anche qui H&K si è superata. Il prezzo è strabiliante, la si trova in media a 800 euro nuova.

Un ampli favoloso, suoni bellissimi con carattere e personalità propria ma che rientrano in quel panorama standard di suoni che ogni chitarrista moderno dovrebbe avere a disposizione. Sul fronte della versatilità non ha rivali.
I “contro” che ho riscontrato sono tre, e uno solo di questi potrebbe risultare fastidioso:
1- valvole cinesi in dotazione, ma che non fanno rimpiangere le vecchie russe e comunque tutt’al più sostituibili
2- un’unica uscita per gli speaker a 8/16 Ohm
3- l’unico vero contro è lo chassis in plastica dura. Non si scioglie di certo, ma avrei preferito fosse di altro materiale che magari disperdesse meglio il calore.

Risultato? Venduto il Marshall nell’arco di una settimana (che fortuna) e Tube portato a casa.
Amici, colleghi chitarristi, aprite gli occhi e non guardate la marca, fidatevi solo delle vostre orecchie e portate un vento nuovo sulla vostra sei corde!
Ah, dimenticavo, i LED blu al buio sono spettacolari!
36 amplificatori hughes & kettner tubemeister
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