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Un manico nuovo per una bionda in abito nero
Un manico nuovo per una bionda in abito nero
di [user #14761] - pubblicato il

Realizzare un manico con le proprie mani fa stringere un rapporto speciale con uno strumento, che genera emozioni ancor più forti quando la chitarra viene consegnata tra le mani del suo nuovo proprietario e, insieme, si assiste ai suoi primi vagiti.
"M'bare, dopo devo chiederti una cosa". Così il mio ormai caro amico Andrea, siculo DOC, mi preparava a una richiesta che al tempo, scaturita da qualcun altro, non avrei accettato. Ma si sa, per amicizia, e anche per sfidare se stessi, alle volte si fa anche qualcosa contro voglia, che non ci piace pienamente, o addirittura che ci spaventa, ed io l’ho fatto. E che cosa mi chiese Andrea di così spaventoso, e che non mi andava molto di fare?
Presto detto.

Con la faccia stanca dallo studio, il mio amico esordisce dicendo: "Eccoti, ti volevo chiedere se era possibile cambiare il manico alla mia Stratocaster, perché, m’bare, è proprio una m***a".
Sorpreso gli rispondo che sì, è possibile, ma mi sarebbe piaciuto capire i motivi di questo desiderio, perché comunque si parla di una Fender American Standard.
Sinteticamente emerge che per lui quel manico è tutto sbagliato, dai tasti troppo piccoli, sottili e pure usurati, al legno, povero e bruttarello, al profilo, moderno ma scomodo, al colore ormai ingiallito dato da una vernice poliuretanica davvero poco soddisfacente al tatto, senza contare della rigidità innaturale. Ma la cosa più importante è che questo manico complica la vita ad Andrea rendendogli davvero faticoso suonare.
Gli propongo di cercargli un manico nuovo, oppure usato, con caratteristiche che gli aggradino e che gli permettano di fare un salto di qualità, ma mi zittisce subito con la vera richiesta: "m’bare, me lo devi fare tu".
Io, senza parole, mi prendo quei quattro secondi per capire cosa mi ha appena chiesto, anzi, imposto;
dopo una bella chiacchierata cedo, e senza nemmeno rendermene conto sto già ragionando su cosa fare per dare un cuore nuovo a una Super Blackie (vedere la foto in cima con moderno ponte e HB Lollar) di stampo Gilmouriano. Davvero il colmo, perché chi mi conosce sa che non sono un grande amante di Stratocaster e nemmeno dei Pink Floyd. Ma tant’è… una bella sfida!

Un manico nuovo per una bionda in abito nero

La scelta condivisa ricade su materiali di prima scelta, acero fiammato di monte anche per la tastiera, truss rod a doppia azione, capotasto in TusQ e tasti Dunlop medium jumbo. Si decide anche di riportare la tastiera sia per evitare di spezzare le meravigliose fiammature sul retro sia per maggiore facilità di installazione del truss rod.
In corso d’opera (grazie all'insonnia), decido di costruire questo manico con diverse migliorie rispetto al originale, come il tacco con una leggera inclinazione predefinita, per dire addio a spessori e sistemi poco amati come il microtilt, una risagomatura più snella e tondeggiante sempre del tacco, per facilitare la suon abilità ai registri alti, uno sbalzo della paletta rispetto al piano della tastiera molto più profondo di una Stratocaster standard - parliamo di 1,5cm in più - questo permette di evitare gli abbassa corde con l’utilizzo di meccaniche slotted (in questo caso riciclate dal vecchio manico), e di conseguenza una dolcezza maggiore delle prime due corde e minore rischio di scordature visto il minore attrito.
Ma non contento di tutto questo, raspa alla mano mi sono buttato nella creazione di un profilo asimmetrico, cioè con la parte superiore più sostanziosa come per esempio quella da un profilo C per dare un bel sostegno al pollice, e una parte inferiore che va assottigliandosi leggermente di più, permettendo una presa più ergonomica e lasciando più spazio alle dita durante fraseggi e soprattutto a bending e vibrati.

Un manico nuovo per una bionda in abito nero

Pian piano questo grosso blocco di acero meravigliosamente fiammato prende forma, tra un taglietto e l’altro, segatura, trucioli e polvere. Tastando mi do anche una bella martellata sul pollice con buco annesso, giusto in tempo per battezzare col sangue la creatura.
Io e Andrea ci sentiamo, lo tengo informato, e lui pure, fa spola tra Milano e la Trinacria un paio di volte al mese per gli studi, vede passo passo ogni trasformazione, si appassiona, e il suo sguardo diventa ogni volta più bello, brillante, e questa cosa mi fa stare bene, tutto d’un tratto le Stratocaster mi piacciono, e diciamo che anche i Pink Floyd non sono più così male.

Un manico nuovo per una bionda in abito nero

Ma manca ancora del lavoro da fare, una decina di giorni e Andrea sarà di nuovo a Milano e la chitarra dovrà essere suonante, quindi organizzo una tabella di verniciatura dal mio super amico Guido, carrozziere che tratta ancora oggi ogni ben di dio di vernice (e noi chitarristi sappiamo cosa significa una buona vernice, soprattutto sotto le mani).
Lui mi fa scoprire un nuovo ritrovato della tecnica, una vernice acrilica bi componente all'acqua super cristallina che esalta al massimo le venature del legno, e oibò, della fibra carbonio! Non ci mette molto a convincermi, e nemmeno a convincere Andrea che vuole un acero ariano, biondissimo, chiaro chiaro.
Il risultato è spettacoloso, le fiammature sono esplose e c’è anche da levigare poco, basteranno tre levigate e otto mani di vernice per un risultato perfetto, oltretutto mi accorgo che questa acrilica si presta alla perfezione per l’effetto satinato, quindi a verniciatura completata proteggo la tastiera e satino il retro del manico, regalando una setosità degna di un culetto di bambino della pubblicità Pampers, e la cosa più bella è che le fiammature non si sono perse, la vernice ha mantenuto un ottimo grado di trasparenza.
Finito di gongolarmi della bellezza della vernice mi accorgo che mancano meno di trenta ore alla consegna della chitarra, quindi cosciente che si sarebbe dormito ben poco, predispongo il lavoro di assemblaggio.

Un manico nuovo per una bionda in abito nero

Alle sette e mezza del mattino di un nuovo radiante giorno, con alle spalle tre ore di sonno, inizio a montare le meccaniche: strette, ben allineate (che lavoraccio allineare queste meccaniche!) e avvitate.

Sono le otto e il mio lavoro viene interrotto da uno zio con la sciatica con la richiesta di facchinaggio tavolo di cristallo dal piano terra al secondo piano dal peso, a memoria, di 8 tonnellate e mezzo, lungo due metri con bordi taglienti come cocci di vetro vulcanico. Conclusione: un'ora di lavoro persa, mignolo destro quasi amputato, sensibilità della mano sinistra quasi inesistente e una posa da Gollum, o se volete Quasimodo per gli amanti Disney, che mi avrebbe accompagniato fino all'indomani.

Finalmente la corsa contro il tempo riprende e adagio (la fretta è cattiva consigliera) dolcemente il manico nella tasca del corpo, e con due spaghi vecchia maniera prendo le misure per rendere dritto e centrato il nuovo biondo collo.
Un colpetto qui, un colpetto là, una morsettata più forte et voilà. Quattro trapanate, una soffiata, quattro viti, piastra, cacciavite e mi ritrovo una solida pala per la neve, che in quei giorni dà un po’ di noia.
Ovviamente non ho il tempo di spalare, quindi riprendo il lavoro, controllo che il truss rod sia in posizione zero, morsetto il tutto e inizio la rettifica, molto delicata e certosina.

Corono velocemente i tasti, li lucido, mi assicuro che sia tutto perfetto, lucido anche la tastira, la paletta, pulisco il corpo, rimetto insieme i pezzi, corro a mangiare con l’imbuto e schizzo verso Milano.
Alle due del pomeriggio l’incontro, la mesta agitazione di Andrea che non sta più nella pelle, ma mancano ancora un paio di cose fondamentali: le corde e il setup.
Ma è un momento speciale, arrivare all'ultimo minuto dà la possibilità di condividere con il legittimo proprietario il primo vagito, la rinascita di questa bionda in abito nero. Montate le corde 10-46 e accordata, il manico è ancora drittissimo, l’action è da regolare minimamente, una leggera curvata alla barra tendi manico e le ottave sono quasi perfette, e non resta che lasciare il primo accordo a chi l’ha sognato per più di due mesi.

Provando passano almeno cinque minuti prima che Andrea apra la bocca per dire qualcosa, che però non ricordo, perché sono davvero troppo emozionato, so solo che sono parole di gioia e soddisfazione, perché finalmente la chitarra risponde perfettamente alle sue intenzioni.

Piango, e non mi vergogno di dirlo. È un esperienza fantastica, piena di paure, ma anche di soddisfazioni a ogni passo in avanti, colma di fiducia e amicizia, di amore per la musica e le chitarre. La commozione è inevitabile per un tenerello come me.

Andrea poi mi ha mandato questo video, per farmi vedere di cosa è capace questa sventola bionda in abito nero. Spero che vi susciti un po' delle emozioni che ancora adesso mi pervadono ascoltandolo.


Con qualche accenno liuteristico ho voluto raccontarvi questa storia, spero vi sia piaciuta e vi stimoli a nuove sfide e a creare sempre qualcosa di nuovo, in nome di un'amicizia!
Nota della Redazione: Accordo è un luogo che dà spazio alle idee di tutti, ma questo non implica la condivisione di ciò che viene scritto. Mettere a disposizione dei musicisti lo spazio per esprimersi può generare un confronto virtuoso di idee ed esperienza diverse, dando a tutti l'occasione per valutare meglio i temi trattati e costruirsi un'opinione autonoma.

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