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Palco e società con gli Hermanos
Palco e società con gli Hermanos
di [user #17844] - pubblicato il

Gli Hermanos sono tre chitarristi caratterizzati da stili diametralmente opposti, ma accomunati dalla passione per le sonorità acustiche inserite nel flamenco, nel jazz e spolverate con la tradizione napoletana. Abbiamo intervistato Francesco Cavaliere, Nico Di Battista e Max Puglia durante il tour promozionale del loro primo album.
Gli Hermanos sono tre chitarristi caratterizzati da stili diametralmente opposti, ma accomunati dalla passione per le sonorità acustiche inserite nel flamenco, nel jazz e spolverate con la tradizione napoletana. Abbiamo intervistato Francesco Cavaliere, Nico Di Battista e Max Puglia durante il tour promozionale del loro primo album.

Gli Hermanos, letteralmente "fratelli", sono un trio di chitarristi nati e cresciuti nel quartiere napoletano di Bagnoli. Un tempo culla di talenti musicali indimenticabili capaci di creare un'intera corrente musicale conosciuta anche oltre i confini nazionali, nel tempo Bagnoli ha visto gli anni bui dell'inquinamento e della mala gestione. Oggi la zona ha tanta voglia di riscattarsi e come spesso accade, la rivoluzione parte dall'arte e dalla musica.
Max Puglia, Nico Di Battista e Francesco Cavaliere si sono riuniti per un disco che rappresenta il desiderio del quartiere di dimostrare la propria passione e musicalità. L'album "self-titled", appunto Hermanos, è ora in uscita ed è protagonista di un tour promozionale appena iniziato con l'appuntamento live al Maschio Angioino di Napoli. Abbiamo approfittato dell'occasione per incontrare i tre musicisti, conoscere meglio i loro background, la situazione musicale napoletana e per sbirciare nella loro strumentazione.


Pietro Paolo Falco: che cosa è successo alla musica suonata, quella bella, colta, tanto diffusa nella Napoli degli anni '70 e '80?
Max Puglia: il problema è che, dopo l'avvento della neapolitan power, gli stessi musicisti non hanno fatto sì che diventasse una scuola didattica o di pensiero. Hanno suonato limitatamente alla loro cerchia senza dare un impulso favorevole all'allargamento di questo tipo di musicalità.
Noi abbiamo dovuto carpire e rubare, con le varie esperienze, questo cross-over che va dal jazz, alla fusion, alla musica napoletana. Quindi, se c'è qualcosa che non va in questo momento, io mi sentirei di dare la colpa proprio ai padri fondatori della neapolitan power.

Nico Di Battista: al 90% è come dice Massimo, ma per un 10% dipende ai tempi che cambiano. Il musicista non si è evoluto, e la voglia di restare ancorato a certi meccanismi ha fatto in modo che il mondo intorno a lui diventasse obsoleto. Non c'è ricambio. Il ricambio è ricerca, e se non c'è ricerca non c'è ricambio. Quindi si fanno sempre le stesse cose, i gruppi musicali sono tanti ma il discorso musicale è analogo. Il problema è che per fare ricerca bisogna applicarsi.
Il problema del neapolitan power forse è che è durato troppo poco, non c'è stata una scuola di pensiero che li seguisse, e oggi facciamo fatica a fare qualsiasi cosa, a cercare di seguire quel meccanismo.
Però noi ci proviamo, nonostante tutto, e comunque la nostra musicalità con gli Hermanos Trio è ben più ampia. Prevede anche cose che non c'entrano quasi nulla con Napoli, quindi è importante anche guardarsi intorno e guardare oltre.

Francesco Cavaliere: forse uscirò un po' fuori tema, ma secondo me ha un peso anche la politica, o la mal politica, che gestisce male sia i beni presenti da millenni, sia la cultura. Di conseguenza, la musica paga il suo pegno.
Da un lato c'è il completo disinteresse da parte della politica: con il patto di stabilità, per esempio, i Comuni si sono impoveriti e non hanno dato risorse per la musica. Ha fatto eccezione qualche sponsor privato. Dall'altro lato c'è il fenomeno televisivo delle gare musicali. La musica ora si ascolta in televisione e la musica dal vivo è stata un po' trascurata, e così muore.

MP: qui ci si collega a un altro discorso, cioè dove suonare e per chi. Il pubblico si restringe, diventa di nicchia, mentre invece la buona musica dovrebbe essere fruibile per tutti, e il problema è anche dove suonare, perché ora i club e i festival preferiscono chiamare il televisivo di turno, che taglia spazio ai bravi artisti che hanno qualcosa da dire e ci investono su.
Dico "investono", perché sia lo spettacolo di stasera sia la produzione del CD sono un investimento dell'associazione Bagnoli Power, che ha riunito degli artisti del quartiere napoletano di Bagnoli.
È un investimento a vincere, non pensiamo di trarre profitto economico, ma investiamo per la cultura in un quartiere che in questo momento è in uno stato di degrado politico e d'inquinamento folle.


Palco e società con gli Hermanos

PPF: a proposito di "artisti con qualcosa da dire", cosa introducono di nuovo gli Hermanos nel panorama musicale?
MP: È chiaro che noi non inventiamo niente. Il discorso parte dagli anni '80 con il famoso Guitar Trio che tutti noi conosciamo. Il problema è che in Italia non esiste questo tipo di segmento, e soprattutto non esistono, o almeno noi non conosciamo, tre chitarristi che suonano in maniera così differente tra loro senza clonarsi l'uno con l'altro.
Nicola ha una tecnica particolarissima, complicatissima ma che però fa sembrare davvero semplice agli occhi delle persone. Francesco è di derivazione gipsy e flamenco, quindi suona tanti sedicesimi ben scanditi, dove ogni accordo ha la sua scala. Io invece suono in uno stile totalmente differente. Sentire tre musicisti che suonano stili così diversi potrebbe e dovrebbe non annoiare il pubblico anche su un concerto molto lungo.


PPF: parlare di influenze musicali è facile, quindi vi chiedo di nominare un album in particolare che ha segnato la vostra evoluzione artistica.
MP: io do molto spazio all'aspetto chitarristico e compositivo. Per me, più di un disco, ci sono due nomi: Ennio Morricone e Pat Metheny per gli arrangiamenti. Per il lato chitarristico, invece, non ho mai copiato un assolo, ho cercato di creare uno stile molto personale.
FC: ce ne sono tanti, ma per la tecnica che usiamo di sicuro John McLaughlin, Al Di Meola e Paco De Lucia con Friday Night In San Francisco ci hanno influenzato, nel bene o nel male.
Poi abbiamo cambiato i suoni, le chitarre. Nico suona uno strumento particolare, io mi sono affezionato alla chitarra nylon-string, tenendo queste sonorità molto acustiche. Certo, Friday Night In San Francisco è stato un motore di avvio per tutto il resto.

NDB: sì, anche per me Friday Night In San Francisco è stato un punto di partenza. Il giorno prima suonavo "Rotolando Respirando" dei Pooh, e Dodi Battaglia mi sembrava il più grande chitarrista del mondo. Non che non sia un grande musicista, ma lì mi si è aperto un mondo. Non avrei potuto mai pensare che la chitarra potesse avere un'evoluzione del genere, ma soprattutto così differente dal modo di pensare di un chitarrista elettrico fino al giorno prima. Sul versante acustico mi si è spalancata una porta, dal punto di vista compositivo invece no, devo essere sincero: per me uno dei più grandi compositori moderni è Ryuchi Sakamoto. Lui mi ha ispirato tantissimo e anche adesso mi ispira, ma anche Morricone, o la musica classica. Nel disco ci sono molti riferimenti a Chopin, che mi piace tantissimo, o Debussy, che adoro.
Poi, suonando anche il basso, i riferimenti musicali devono necessariamente essere totalmente diversi rispetto alla chitarra, quindi Weather Report, Jaco Pastorius, e i più grandi bassisti che hanno ispirato i più grandi musicisti di oggi.


Palco e società con gli Hermanos

Il trio Hermanos ha iniziato da poco il tour promozionale per l'album omonimo. Maggiori informazioni sul trio e sulle date in programma a questo indirizzo.

Palco e società con gli Hermanos
francesco cavaliere interviste max puglia nico di battista
Link utili
L'originale chitarra-basso di Nico Di Battista
Hermanos
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Bravi e simpatici
di Rothko61 [user #32606]
commento del 16/09/2013 ore 16:46:35
Bravi e simpatici. Che altro dire?
Rispondi
:-)
di jebstuart [user #19455]
commento del 17/09/2013 ore 00:10:14
Evvvvaaiiiiii !!!!

Era ora che all'ombra del Vesuvio si muovesse qualcosa. E Los Tres Hermanos sono veramente in gamba.
Rispondi
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