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Aspettando SHG: Anniversarybooks
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di [user #116] - pubblicato il

A SHG la musica si suona e si legge. Il liutaio Wandrè ha segnato momenti importanti della storia della liuteria italiana e non solo. La sua vita e le sue opere sono ora raccolte nel nuovo libro di Marco Ballestri, presentato in anteprima a Second Hand Guitars Milano 2013.
A SHG la musica si suona e si legge. Il liutaio Wandrè ha segnato momenti importanti della storia della liuteria italiana e non solo. La sua vita e le sue opere sono ora raccolte nel nuovo libro di Marco Ballestri, presentato in anteprima a Second Hand Guitars Milano 2013.

Antonio Pioli, noto al pubblico chitarristico internazionale come Wandrè, è stato uno tra i liutai che maggiormente hanno delineato il profilo della liuteria elettrica italiana degli anni ’50 e ’60, entrando a far parte della cultura pop dell’epoca e, in seguito, diventando oggetto di culto tra i collezionisti di tutto il mondo.
Nel libro “Wandrè: Vita chitarre & opere” edito da Anniversarybooks di Paolo Battaglia, Marco Ballestri ripercorre le tappe della vita e della carriera di Pioli, condividendo il risultato di lunghe ricerche in quella che diventa una biografia completa di un liutaio capace di alimentare la fantasia degli appassionati e di dare vita a una lunga serie di leggende.

Il libro sarà presentato in anteprima a Second Hand Guitars, dove sarà anche possibile prenotarlo a prezzo speciale. Nell’intervista, Marco Ballestri si racconta e offre un’anticipazione della sua opera.

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Presentati attraverso il tuo lavoro: parlaci delle iniziative di cui vai più fiero!
Sono nato nel 1961, sono nefrologo di professione, professore a contratto presso la scuola di specializzazione in Nefrologia dell’Università di Modena e autore di numerose pubblicazioni scientifiche di argomento nefrologico, sono membro della Società Italiana di Nefrologia, della Società Italiana di Emoreologia Clinica e Microcircolazione e della Guild of American Luthiers e bla, bla, bla…
La verità è che da oltre vent’anni il lavoro cerca di ammazzare il mio spirito, ma io continuo a sognare.
Coltivo infatti, per passione, la liuteria e le idee fantastiche: queste ultime sono le cose di cui vado più fiero. Ho costruito a tredici anni un temperamatite elettrico e l’anno successivo, esaltato dal successo del dispositivo, mi sono cimentato, con Ciccio e altri amici, nella costruzione di un biplano con apertura alare di sette metri: velivolo mai collaudato per provvidenziale intervento dei genitori. Reagii alla delusione inventando un ammazza-zanzare elettrico il cui prototipo esplose durante una festa familiare: il dolore mi impedì di proseguire le ricerche e dopo un paio di anni potei vedere il mercato invaso da apparecchi simili al mio (che però funzionavano decisamente meglio!). A diciassette anni impiantai un allevamento di chiocciole con esito fallimentare, perché al momento della vendita non ebbi il coraggio di condannare le chiocciole alla cottura. A vent’anni progettai con Gabriele e Federica un gioco di società: un noto editore milanese lo bocciò, salvo pubblicarlo poi a Natale come suo. A 22 anni impiantai una coltura di Kiwi, sempre con esito fallimentare: dapprima per scarse conoscenze agronomiche, quindi per furto dei frutti maturi. Nel 1981 conobbi il maestro liutaio Giancarlo Guicciardi e mi ammalai di liuteria, senza possibilità di guarigione. Nel 1991 sposai invece Federica, dopo dodici anni di fidanzamento insufficienti a spegnere la passione; nel 1996 e nel 1999 accaddero gli avvenimenti più grandi della mia vita: nacquero Marcello e Chiara.
Non smisi di sognare e nel 2002 ebbi la visione onirica definitiva: scrivere un libro di bassi e chitarre.
La mia partecipazione a SHG rappresenta dunque il realizzarsi di un sogno, quella di Paolo, il mio editore (Anniversarybooks), una nuova avventura. Per me, appassionato da anni di liuteria classica e poi elettrica, l’ambiente non è nuovo, ma per lui il mondo della chitarra è davvero una nuova terra. Anche se in passato ha già curato l’edizione di libri di argomento musicale, come “Avanzi di Balera” e “Thank you boys - 50 years with the Beatles”, non si è mai rivolto così direttamente a un pubblico preparato ed esigente come quello dei cultori della chitarra, e di SHG in particolare.
Verremo a Milano per proporre l’anteprima di un volume che in molti stanno aspettando da troppo tempo: la biografia completa di Antonio Wandrè Pioli da Cavriago, l’uomo che ha fatto della chitarra elettrica italiana un’opera d’arte riconosciuta in tutto il mondo. Quella di Wandrè è stata un’esperienza di vita straordinaria, piena di entusiasmi, intuizioni e sofferenze che non può essere dimenticata, ha vissuto da protagonista la storia di quasi un secolo dimostrandosi spesso un formidabile anticipatore e non solo nel settore delle chitarre, dove rivoluzionò il rapporto iconografico musicista-strumento, ma in molti altri campi. Precorse di qualche anno le teorie di Warhol e la sua factory, elaborò lo Humanistic Management con quarant’anni di anticipo, consacrò una chitarra alla psichedelia molti mesi prima della “Summer of love” californiana, e potrei andare avanti ancora, ma non voglio aggiungere altro… anche perché altrimenti il libro chi lo legge più?
Il progetto iniziale era quello di compilare un catalogo di bassi e chitarre, ma si è presto trasformato in quello di una puntigliosa biografia che inizia con un capitolo dedicato a Roberto Pioli, il papà di Wandrè, personaggio originalissimo e geniale tutto da riscoprire: disertore per amore, inventore di congegni meccanici, affascinato dall’idea del volo al punto da rovinarsi economicamente per inseguire questo sogno... anche lui liutaio. Wandrè, ne ricalcò le orme, ma solo per raggiungere una meta impossibile: quella di trasformare la sua vita in un’opera d’arte ed essere sempre coerente con le proprie idee a dispetto di tutto e di tutti. E lo fece: sulle montagne dell’appennino reggiano, che lo videro partigiano a sedici anni. Lo fece coniugando la filosofia con l’edilizia, lo fece con il futurismo pop, il simbolismo e il lirismo erotico delle sue chitarre, lo fece affrontando con il cuoio e la pelle gli anni settanta, lo fece con l’adesione al movimento Fluxus e con il suo recitare la vita, fino alla morte, in un infinito teatro di strada.
L’idea di “uomo libero” dalle catene delle convenzioni sociali lo rese bersaglio dell’invettiva della società perbenista, ma nello stesso tempo modello da imitare per tanti giovani che, come lui, aspiravano a una vita migliore. Certo tutto questo gli procurò momenti di terribile sconforto, fino a maturare l’idea di un lento suicidio, ma la sua indole naturale lo portò sempre a rialzarsi spinto dal bisogno vitale di lasciare una traccia indelebile di sé nella vita dei posteri. Tutti dovevano ricordarlo come l’uomo che aveva sfidato, attraversandolo e anticipandolo, il tempo. Il tempo delle mode, dei luoghi comuni, delle regole forzate, delle correnti politiche impastate di false verità. Insomma un uomo d’altri tempi… o meglio un uomo, per dirla come lui, senza tempo.
La poliedricità di Wandrè, che era tutto e il contrario di tutto, e la sua capacità di coltivare relazioni e amicizie, spesso insospettabili, con persone di tutte le età sarà sicuramente fonte di molte sorprese anche per chi lo conosceva bene. Dal punto di vista artistico si potrebbero dire molte cose, ma per fugare i dubbi sul valore della sua opera, basti pensare a quanti sono stati gli artisti di fama internazionale che gli hanno dedicato homage e tributi o hanno avuto con lui stretti rapporti epistolari anche negli ultimi tempi. Personalmente ritengo che uno degli aspetti più interessanti di Wandrè sia stata l’evoluzione del suo pensiero: in mezzo all’immensa confusione delle sue contraddizioni, dei suoi fugaci successi e delle sue devastanti sconfitte, s’intravede in realtà un continuum filosofico coerente, costantemente teso alla ricerca della libertà, che affascina perché è spogliato da ogni falso intellettualismo e pare alla portata di tutti. Leggendo la sua biografia ci accorgiamo di avere tutti dentro di noi una briciolina wandreana, seppur prudentemente ingabbiata dalla convenzioni sociali. Credo che l’esperienza di vita di Wandrè, errori compresi, possa insegnarci molto...

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Il libro quindi è qualcosa di più di un trattato sulla liuteria di Wandrè?
Certo, è una biografia completa e, soprattutto vera, che fa piazza pulita delle moltissime leggende metropolitane nate attorno al personaggio nel corso degli anni (e a volte da lui stesso alimentate), a partire dalle origini del suo nome. Anche per questo la stesura del libro ha richiesto tanto tempo: dietro ad ogni notizia riportata, magari esaurita in due o tre righe, c’è stata la ricerca di una conferma oggettiva, che può consistere in almeno due o tre interviste concordanti, un certificato, un articolo di giornale o un’altra fonte bibliografica... posso dirti per esempio che ho sfogliato personalmente tutti i numeri della Gazzetta di Reggio dal 1958 al 1968... foglio per foglio, e sono tanti! Ho collezionato oltre 200 ore di interviste, alcune ore di filmati storici e qualche migliaio di fotografie. A parte quelle reperite negli archivi pubblici e privati italiani, non esiste continente dal quale non abbia ricevuto materiale! Ho rotto le scatole persino alla Camera di Commercio di Parigi.
Per quanto riguarda le chitarre, è noto che Wandrè ha davvero rivoluzionato il guitar thinking. I suoi non sono strumenti musicali, quanto piuttosto sculture fruibili per musica. Insomma delle vere e proprie opere d’arte pop. Per questo motivo i vari modelli, che sono descritti seguendo un ordine cronologico, sono stati analizzati dal punto di vista tecnico, ma anche da quello semiotico perché non c’è chitarra o basso in cui Wandrè non abbia espresso, attraverso una complessa simbologia, messaggi subliminali o riferimenti alla realtà che lo circondava, dai sogni erotici privati e collettivi ai mutamenti sociali e politici del suo tempo: gli strumenti di Wandrè ci raccontano la storia degli anni ’50 e ’60. Fra le immagini di strumenti noti che sono passati da una collezione all’altra, ci sono nel volume anche quelle di bassi e chitarre che non sono mai stati visti prima, così come quelle dei rarissimi mandolini costruiti da Wandrè.
Alcuni paragrafi sono invece dedicati all’analisi degli elementi utili per la corretta datazione dei pezzi e per orientarsi al momento di un acquisto. Negli ultimi anni infatti, complici l’interesse verso questi strumenti come design d’arredo e la lievitazione delle quotazioni, sono cresciuti a dismisura i falsi. Per l’occhio non esperto non è sempre facile identificarli, perché sono spesso confezionati con una percentuale variabile di componenti originali.
Il libro avrebbe dovuto concludersi con un’ampia appendice sull’azienda Davoli di Parma. Questo perché Athos Davoli condivise con Wandrè, oltre a una fattiva collaborazione professionale, anche un importante rapporto di amicizia e comuni esperienze giovanili… già a 15 anni i due avevano lavoravano insieme, nella stessa fabbrica, senza conoscersi. Tuttavia la documentazione raccolta sulla ditta di Athos e la sua diretta testimonianza costituiscono un materiale qualitativamente e concettualmente così importante che sarebbe stato un vero peccato condensare e relegare in poche pagine di appendice. Si è quindi deciso che la storia di Athos Davoli e il ruolo che ha rivestito nel settore elettromusicale a livello mondiale avranno la dignità di un volume autonomo.

Come sei venuto a conoscenza di SHG? Che aspettative hai per la fiera?
Come dicevo prima, conoscevo SHG per averlo frequentato diverse volte ed è sempre stato per me un gran divertimento oltre che un’occasione per vedere, toccare con mano o addirittura provare bassi e chitarre altrimenti inavvicinabili. Confesso anche (nella speranza che poi non lo legga mia moglie) di essere tornato a casa, qualche volta, con il portafoglio completamente vuoto, ma il cuore pieno di felicità.
Per me quest’anno l’esperienza sarà ancora più bella, perché si corona un sogno che coltivo da quasi 12 anni. L’anteprima a SHG sarà anche l’occasione per fare conoscere le altre iniziative che stiamo preparando a Cavriago per ricordare la figura di Wandrè. Nel week-end che andrà dall’11 al 13 aprile 2014 ci saranno conferenze-dibattiti su aspetti peculiari della vita di Wandrè, sulla produzione industriale della chitarra elettrica in Italia, sul restauro e iniziative dentro alla vecchia Fabbrica Rotonda, nonché l’inaugurazione di una mostra antologica del lavoro di Wandrè. Per chi verrà a Cavriago ci sarà anche la possibilità di gustare la cucina locale presso punti di ristoro convenzionati. Sarà senza dubbio toccante perché è nel 2014 che ricorrerà il decennale della scomparsa dell’artista.
Credo che per anche per Paolo la partecipazione a SHG sia importante perché sarà per lui una nuova esperienza e perché sono sicuro che troveranno consenso il suo impegno e la sua disponibilità. Nonostante si trattasse per lui di un argomento non abituale, dopo avere letto le bozze del libro ha subito accettato di curarne l’edizione. Non solo, ma pur trattandosi di un impegno piuttosto oneroso (nel libro ci sono tante pagine e ancor più immagini), ha provveduto a progettare un volume di ottima qualità (d’altra parte lo sono tutte le sue opere) facendo il possibile per mantenere il prezzo di copertina più basso possibile. Insomma, quella per Wandrè è una passione contagiosa, una vetrina come quella di SHG sarà senza dubbio utile per avvicinare il personaggio anche ai ragazzi più giovani che ancora non lo conoscono, ma che potranno ricevere molto dalla sua esperienza di vita.

Ricorderò tutti, uno per uno, nel libro. In questa occasione mi limito ad abbracciare Gianfranco Borghi e Giulio Boni: senza questi due indescrivibili personaggi non sarei riuscito a fare nulla! Non posso nemmeno nascondere il rammarico per non essere riuscito a terminare la biografia in tempo perché la potessero leggere altri amici… ai quali non è stato concesso di aspettare ancora: Gino Libano Bonilauri, Danilo Ghirardini, Jan Maarten Hafkamp… e Antonio Wandrè Pioli. Il libro sarà dedicato a loro.

Quello di quest'anno sarà il primo SHG di due giorni. Come ti sei preparato per l'occasione?
Per quanto ci si possa preparare, per occasioni come queste non si è mai abbastanza pronti. Ma l’ansia che può derivare dalle preoccupazioni è ampiamente sopraffatta dal desiderio di arrivare a Milano il più presto possibile, sia perché attendo questo momento da molto tempo, sia perché avrò due intere giornate da trascorre completamente immerso nella musica e lontano dai pensieri del lavoro! Si può desiderare di più? Ci vediamo a SHG nel segno di Wandrè!

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aspettando shg e ritmi show interviste second hand guitars 2013 milano
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