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ChorusLab: il chorus secondo CostaLab
ChorusLab: il chorus secondo CostaLab
di [user #16167] - pubblicato il

In un mondo pieno di fuzz overdrive e distorsori, sembra impossibile trovare ancora qualcuno con la voglia di costruire un bel chorus. Nel caso di CostaLab la voglia c'è e il ChorusLab è il risultato di un attento studio che ha portato alla realizzazione di un oggettino tutto da scoprire.
In un mondo pieno di fuzz overdrive e distorsori, sembra impossibile trovare ancora qualcuno con la voglia di costruire un bel chorus. Nel caso di CostaLab tra un fuzz e un drive la voglia c'è e il Choruslab è il risultato di un attento studio che ha portato alla realizzazione di un oggettino tutto da scoprire che ha cotonato i capelli perfino a Michele Quaini.

Il chorus è così, o lo si ama o lo si elimina dalla pedaliera. Ci sono chorus come lo Small Clone della Electro Harmonix che una volta accesi ci rispediscono a calci negli anni '80, altri più elaborati come il Corona Chorus della TC Electronic con la possibilità addirittura di importare preset dallo smartphone e infine il ChorusLab, ben più piccolo dello Small Clone e ben meno tecnologico del Corona, difetti? Proprio no, anzi. Nel case bianco trovano spazio i componenti necessari per far si che il segnale dello strumento non compia un percorso esageratamente lungo a discapito dell'intelligibilità del sound finale. Unico vezzo che in CostaLab si sono concessi è il potenziometro del mix, il solo controllo che rende il ChorusLab lievemente più complesso di un chorus base con solo rate e depth con cui giocare. Resta ben poco da dire di questo pedale se non che la circuitazione è ovviamente true bypass e l’alimentazione può avvenire tramite batteria da 9 volt oppure con un alimentatore standard 9-12 volt con spinotto standard 2,1mm. Ora non resta che ascoltare.

ChorusLab: il chorus secondo CostaLab

Il primo setup scelto per la prova è un chorus bello presente, ma non fastidioso. Importante davvero con un suono del genere che il timbro dello strumento non si snaturi. Da questo punto di vista il ChorusLab è trasparente al massimo, anche con il mix più o meno a tre quarti si riesce ad avere ben chiaro in mente che strumento si ha per le mani. La spazialità aggiunta è grossa, ma non si ha la sensazione di essere nello spazio profondo e freddo, il tutto risulta molto caldo e colorato. Con un effetto così poco invasivo ed efficace la voglia di giocare si è fatta subito avanti, potenziometri quasi tutti al massimo, "per vedere di nascosto l'effetto che fa". Il vibrato super modulato che si ottiene è forse il suono meno utilizzabile al mondo, ma rende chiaramente l’idea di quanto comunque le note restino intellegibili e chiare, segno che il progetto che si nasconde all’interno dello chassis è ben studiato e altrettanto ben realizzato. Resta solo da vedere se il ChorusLab è anche in grado di esserci senza palesarsi. Soprattutto nel 2013 può essere utile avere un chorus che non trasformi qualsiasi arpeggio in un riff di Solieri nell'85. Qui la manopola del mix è l’arma in più. Si possono impostare un rate e una depth marcata ma far passare il suono effettato in secondo piano con il risultato di aggiungere spazialità e corpo alla parte di chitarra senza che il produttore si guardi attorno cercando chi diavolo ha trasformato il ritornello del prossimo sicuro successo di Sanremo in quello di "Just Take My Heart" dei Mr Big.

In sostanza il ChorusLab è il pedale ideale da infilare nella pedaliera se si sta cercando un chorus in grado sia di essere presente e pressante ma anche garbato e seminascosto. Il tutto a un prezzo che per un pedale boutique tutto sommato non è nemmeno alto. Su Spaghetti Guitar Tools è venduto a 180 euro, cifra che ci pare adeguata alla qualità mostrata sul campo.


ChorusLab: il chorus secondo CostaLab
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