Il tonestack è uno stadio fondamentale per il delinearsi del sound di un amplificatore. Analizziamo il circuito dei toni del Matchless Chieftain e studiamo alcune varianti che potrebbero alterarne timbro e versatilità.
In uno dei miei ultimi articoli, mi era stato chiesto di fare un test del circuito di controllo toni di un impareggiabile capo tribù, il Matchless Chieftain.
Questo amplificatore possiede un controllo dei toni separato in due parti così divise:
- la prima si trova dopo il primo stadio d’amplificazione, composto da una 12AX7 con i due triodi collegati in parallelo, in modo da raddoppiare la corrente in uscita dall’anodo, con cui è possibile regolare bassi e medi
- la seconda parte si trova dopo il secondo stadio configurato alla stessa maniera e presenta il controllo degli alti e il volume.
La circuitazione prevede tre filtri molto indipendenti l’uno dall’altro, collegati in cascata, che poco hanno a che fare con i circuiti finora esaminati.
La separazione in due punti diversi del circuito permette di regolare la pasta della saturazione prima del secondo stadio d’amplificazione, tramite i controlli dei bassi e dei medi, mentre il controllo degli alti dosa la quantità d’armoniche introdotte dalla saturazione dello stesso stadio, trovandosi a valle dello stesso. Questo è senz’altro un grande vantaggio, per ottenere la massima efficacia delle regolazioni usando solamente tre controlli di tono.
Andiamo a interpretare i grafici che ho ricavato tramite il simulatore.
Con il controllo dei medi al minimo, si ottiene la classica risposta scavata sui medi, con frequenza di taglio compresa fra 400 e 450Hz, boost sui bassi compreso fra 80 e 120Hz, mentre le frequenze alte sono esaltate dai 2kHz in su.
Aumentando i medi a metà, si ha un’esaltazione di circa 6-7 dB con frequenza di taglio compresa fra 300 e 400Hz, mentre sono molto limitate le modifiche al di fuori della gamma media.
Portando invece i medi al massimo si aggiungono ulteriori 9-10dB sulle frequenze medie, con un piccolo incremento di segnale anche fuori banda.
Dai grafici elaborati, è possibile notare una buona linearità dei controlli di bassi e medi, mentre il controllo degli alti sembrerebbe avere la sua maggiore efficacia dal minimo a metà, per poi aumentare pochissimo. Questa caratteristica, se confermata dai possessori di questo amplificatore, potrebbe essere risolta con un diverso valore del potenziometro relativo.
Riassumendo, questi controlli di tono hanno un’escursione delle frequenze basse di circa 12dB a 100Hz, di circa 18dB a 430Hz per le frequenze medie e circa 9-10dB a 5.000Hz per le frequenze alte.
Trovo tale soluzione circuitale molto interessante per contenere semplicità del circuito e prestazioni.
Una miglioria che suggerirei sarebbe quella di diminuire il valore del potenziometro degli alti da 1MOhm a 500K o 250K, per migliorarne la linearità e aumentare il condensatore dello stesso filtro da 5.100pF a 10nF per ottenere un variazione maggiore del controllo tagliando di più le alte frequenze. Tuttavia tale soluzione migliora solo in parte la gradualità d’intervento.
Una modifica più sostanziosa e performante potrebbe essere quella da me elaborata nella figura sottostante.
Si tratta di scollegare la resistenza R3 che si mangia un po’ di segnale, modificare il valore di C5 e aggiungere R6, C7 e C8 come riportato nello schema.
Le possibili risposte dei controlli per i tre valori del potenziometro dei medi già viste in precedenza sarebbero leggermente modificate, ma con una buona gradualità del controllo degli alti e una maggiore capacità d’intervento.
Le risposte presentano un leggero aumento di presenza in gamma bassa, un taglio delle armoniche alte fuori gamma, oltre a un maggiore e preciso intervento del controllo alti.
Con queste modifiche i controlli di tono hanno un’escursione delle frequenze basse di circa 12dB a 100Hz, di circa 18dB a 430Hz per le frequenze medie e circa 13-14dB a 5.000Hz per le frequenze alte.