di redazione [user #116] - pubblicato il 08 aprile 2015 ore 13:00
Cesareo ci mette in guardia sulle difficoltà che un chitarrista potrebbe trovare nell'affrontare una sessione di registrazione in studio. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, tante volte le insidie si celano dietro l’esecuzione delle parti più facili, insospettabili, quelle che si da per scontato di saper eseguire.
Succede così che un chitarrista affronti una sessione di registrazione esclusivamente concentrato sulle parti solistiche o su quelle più articolate e si trovi, invece, a incespicare su una banale ritmica reggae, su un portamento lineare in ottavi o su una strumming sul giro di Do. Questo capita perché è diffusa la credenza, totalmente errata, che chi studia e sa suonare cose molto difficili, automaticamente sia in grado di suonare qualunque altra cosa più semplice ed elementare. Eppure, persino le semplici ritmiche appena elencate hanno una loro dignità ed estetica di suono che va affrontata, studiata e provata.
Il rischio più grosso è quello di scoprire che certe cose che si credeva ci riuscissero perfette – tanto da non sentire l’esigenza di studiarle – leggendole e ascoltandole in studio sulla griglia del software che registra, si rivelino suonate, storte, insicure e senza la giusta concretezza sonora. Una bella perdita di tempo, soldini e credibilità! Una figuraccia persino peggiore di ammettere, candidamente, che una tal cosa non la si sa suonare, che ci servirà del tempo per prepararla o che è meglio che qualcuno la registri al posto nostro.
Alla base di questo squilibrio nel playing di alcuni chitarristi, per i quali una sessione di registrazione potrebbe rivelarsi un vero incubo, Cesareo punta il dito contro un approccio allo studio scorretto. Un approccio che ignora la lunga tradizione, storia e cultura della chitarra elettrica e si concentra unicamente sulle cose più attuali o magari, semplicemente solo su quelle che piacciono di più.
In questo modo però, si finiscono per tralasciare le mille preziose sfumature che una cultura storico chitarristica più approfondita permetterebbe di avere. B.B King, Deep Purple, Rolling Stones, Aerosmith…ognuno di questi artisti presenta grappoli di chitarrismo unici, imprescindibili e che meritano uno studio e un approfondimento autonomo. Non affrontarli o, peggio ancora, ignorarli, significa investire nella costruzione di un chitarrismo sfavillante nella facciata ma debole e tentennante nelle fondamenta.