Jaguar Bass: quattro corde e un chilo di controlli
di Denis Buratto [user #16167] - pubblicato il 05 gennaio 2016 ore 07:30
Prendiamo in considerazione uno dei bassi Fender più particolari, il Jaguar Bass, un quattro-corde che mette a disposizione una quantità di controlli spiazzante, in grado di trasformarne il sound. L'abbiamo affidato alle cure di Enrico Galetta presso lo showroom di BassLine.
Il Jaguar Bass in prova è il primo prodotto in America della sua serie, preceduta soltanto da modelli MIJ. I primi realizzati da Fender riprendevano esattamente la filosofia della corrispettiva a sei corde, non solo nelle forme ma anche nella complessità dei controlli. La versione USA porta tutto a un livello ancora superiore, con alcune modifiche volte a migliorare la già incredibile versatilità timbrica dello strumento.
Come per Jaguar e Jazzmaster, anche il quattro-corde ha un body in alder con manico in acero a 20 tasti. Questi sono dei medium jumbo e posano su una tastiera con radius da 9,5. Il manico è preso in prestito direttamente da un Jazz Bass con il quale condivide anche le dimensioni del capotasto e il diapason.
Sulla paletta trovano posto quattro meccaniche Fender vintage-paddle. A tendere le corde dal lato opposto ci pensa un ponte Hi-Mass, che permette di montare le corde sia attraverso il corpo che direttamente sul ponte. Come già visto su altri strumenti questo pezzo di acciaio permette una trasmissione delle vibrazioni ottimale al legno su cui è avvitato. Le sellette cilindriche fanno il paio con i segnatasti rettangolari in madreperla per un look dal sapore vintage che caratterizza tutta la serie Jaguar (chitarre comprese).
Ampio spazio va dedicato all’elettronica e ai controlli che si dividono essenzialmente in tre zone. È possibile intervenire in diversi modi sui due pick up presenti sul quattro corde. Questi nello specifico sono un Jazz Single Coil ceramico con poli regolabili in altezza e un American Vintage '62 Split Single-Coil Precision. Sulla placca cromata vicino all’uscita jack abbiamo master volume e tono. Questo è in funzione solo quando il basso è in modalità passiva. Questa può essere selezionata tramite lo switch posto in alto sulla spalla dello strumento. Accanto a questo due controlli rotativi fungono da boost/cut per alti e bassi. Dalla parte opposta rispetto alle corde troviamo infine gli switch con cui è possibile selezionare quali pick up utilizzare. I primi due sono dedicati ai magneti, il terzo permette di cambiare la connessione tra i due da serie a parallelo. Questo, ovviamente, entra in funzione solo quando entrambi i microfoni sono attivi.
Il Jaguar è uno strumento che va capito, così come la gemella eterozigote a sei corde. Bisogna prendere confidenza con i vari controlli per farlo rendere al meglio, per sfruttare al massimo le sue potenzialità. Cominciamo dalla modalità passiva. Si comporta essenzialmente con un Precision Deluxe. Combina le caratteristiche migliori delle due tipologie di pick up. Più silenzioso e rotondo quello al manico, più aggressivo e scattante quello al ponte. In passivo il controllo di tono permette di incattivire il sound puntando sulle medie, rendendo alla bisogna più nasale il timbro dello strumento. Passando alla modalità attiva, invece, si può intervenire in maniera più decisa sull’equalizzazione. I due controlli rotativi, non facilissimi da utilizzare in corsa, permettono di lavorare a fondo le frequenze trasformando profondamente il Jaguar.
Degna di nota la possibilità di utilizzare in magneti in parallelo. Questo regala un sound un poco più scarico sulle basse , ma con il meglio dei due mondi P e J connessi assieme.
Il Fender American Standard Jaguar Bass è uno strumento che ci ha piacevolmente impressionato. Mette sul piatto una serie quasi infinita di suoni, in un formato semplice e comodo, con un manico scorrevole e dalle dimensioni perfette. Il tutto è offerto al prezzo di 1500 euro circa.