di biggiorgione [user #43441] - pubblicato il 16 maggio 2016 ore 08:00
Il firmamento delle pre-war riserva numerose sorprese, come una archtop dal manico piacevolmente abbondante e con una voce retrò. Risponde al nome di Cromwell G4 ed è la sorella minore della più nota Gibson L7.
Il viaggio tra i marchi minori dell'universo Gibson anteguerra porta dinnanzi a una splendida Cromwell G4 praticamente immacolata. Si tratta di una vera signora della jazz era che turberà forse i sonni di qualcuno di voi, ma cominciamo con qualche cenno su quel periodo.
Nel '37 il mondo è in fermento, succedono una marea di cose.
Noi qui in Italia ci impelaghiamo con la guerra in Spagna e subiamo subito un sacco di perdite, nel frattempo muore Gramsci e il Papa, per notizia trattasi di Pio XI, pubblica un'enciclica contro il paganesimo dei nazisti. Muore in quell'anno anche il povero De Coubertin, che non aveva capito che "L'importante è partecipare" vale nel sesso ma non nello sport. In quell'anno nascono anche Renzo Arbore e Dustin Hoffmann. Qui da noi il "buon" Starace pubblica leggi per cui film, programmi radio e musica americana o inglese sono banditi. Insomma non tira aria buona.
Intanto il vecchio Tolkien finisce di scrivere e pubblica "Lo Hobbit", prequel de "Il Signore degli Anelli". In America, l'aviatrice Amelia Earhart sparisce mentre sta tentando un giro del mondo sul suo aereo, e sempre in quell'anno c'è la tragedia del dirigibile Hindenburg che alle 19:21 del 6 maggio, mentre cerca di atterrare, prende fuoco. Stiamo parlando del famoso dirigibile Zeppelin dal quale anni dopo Page e Plant trarranno spunto per il nome della più grande rock band di tutti i tempi.
Nel frattempo, a casa Gibson, l'esperimento dei marchi alternativi spiegato in questo articolo sta dando i suoi frutti. Le vendite complessivamente resistono e pian piano si sta uscendo dalla crisi del '29. Mentre Walt Disney ci regala il capolavoro di "Biancaneve e i sette nani" e Glenn Miller fonda la sua fantastica Big Band, Gibson sforna sotto il marchio Cromwell la protagonista di questo articolo.
Sostanzialmente parliamo di un'acustica archtop con fasce e fondo in mogano e top in abete, con buche a F. La G4 ha una catena a X larga, come nella J35, ha la tastiera del solito palissandro brasiliano ed è tutta in massello. Come Gibson, esce con il nome di L7 e ha una gemella nel marchio Recording King che se vi va potete ascoltare in alcuni video della band "The devil makes three", consigliata caldamente a chi ama le commistioni folk-blues-hillbilly e di cui il cantante possiede uno splendido esemplare.
La sola differenza tra le due è che la Cromwell ha una striscia bianca sulla tastiera che viene definita "skunk stripe" perché ricorda il dorso di una puzzola. Il battipenna tartarugato quasi zebrato è di quelli che non si vedono più, commovente.
Solida come la roccia nonostante l'età, mantiene perfettamente l'accordatura. Ha un manico fat V stupendo e grosso che trasmette benissimo il suono. La qualità Gibson di un cavallo di razza traspare a ogni analisi.
Il suono è frizzante, molto chiaro e ben bilanciato. Se montate corde rigate, la sua anima blueseggiante risulta ben evidente, tuttavia con corde lisce la sua natura jazzy la rende interessantissima per un genere alla Charlie Christian o alla Django Reinhardt
Di per sé, appena avete fatto la mano al manico, che è di una forma a oggi piuttosto inusuale, lo strumento è versatile e mantiene il classico timbro degli strumenti anteguerra, bilanciati, forse un po' "piccoli" rispetto a gli standard odierni, ma con quel sapore di un'altra epoca ben marcato che potete percepire a ogni accordo e vi potete gustare fino in fondo come quando alla fine di un ottimo pasto vi sorseggiate un buon vecchio rum accompagnato da un buon sigaro cubano. È un menù gourmet per chi apprezza la storia, la buona musica e le chitarre sentite nei 33 giri che ci hanno cresciuto.
Rarità a parte, ho buone notizie: se trovate in giro una Cromwell G4, di solito ve la cavate con il caro vecchio millino a cui vi ho abituato. Per un oggetto di questo pregio e di questa bellezza, né morti né feriti: siamo in un vintage accessibile.