L’occasione era ghiotta, di quelle da non lasciarsi scappare e quindi la redazione di Accordo si è presentata per il sound check all’Ippodromo di San Siro sotto un caldo asfissiante per vedere da vicino le novità del tour del Capa che, conclusa la fase invernale nei palazzetti, si è trasferito nelle arene estive più ampie e d’effetto.
Dell’incontro con Antonio Porcelli, che già avevamo incontrato al Forum di Assago, leggerete a breve. Una bella chiacchierata in cui si son toccati svariati temi e non da ultimo e qualche segreto sul sound di un progetto così particolare come quello di Prisoner 709.
Ore 21 puntuale inizia il concerto. Parterre gremito, pubblico di ogni età, il pubblico affezionato a Michele e alla sua fitta capigliatura probabilmente anche da prima che i suoi brani raggiungessero le radio main stream.
«Quanti di voi sono venuti a vedermi nei palazzetti? Quasi tutti? Menomale, perché questo spettacolo non c’entra un cazzo, anzi è un sequel. Per chi non fosse venuto nei palazzetti, lì ho raccontato la storia di alcuni detenuti tenuti sotto scacco da corvi antropomorfi. Nel sequel, i corvi sono stati definitivamente sconfitti dopo una rivolta interna nel carcere mentale. Per cui, siamo liberi!».
Il concerto nei palazzetti si apriva con un concept, realizzato a partire da Prisoner 709, ultimo lavoro di Caparezza, che racconta la sua storia, quella che non ha mai messo negli altri lavori.
Il tour estivo invece prevede una scaletta più mista, un best of quasi, ma con un trait d’union che crea un percorso: la ricerca della libertà, che, come spiega il frontman pugliese, ogni volta che la si raggiunge si trasforma in una gabbia.
Fa riflettere il finale con “Mica Van Gogh” che ha passato la vita a cercare la libertà pagandola con la sua vita stessa, a contrapporsi a gente che vivacchia senza interessarsi a nulla, in maniera vuota. Chi è il pazzo dunque?
Caparezza congeda tutti con il solito lungo carosello dei ringraziamenti, lunghi e doverosi perché, si sa, i suoi concerti tra scenografie, coreografie e macchine sceniche sono qualcosa di unico in Italia. Un lavoro enorme, una costruzione perfetta che lascia sempre a bocca aperta.
Ecco la set list
L’infinto
Prisoner 709
Argenti vive
La mia parte intollerante
Larsen
Sono il tuo sogno eretico
Confusianesimo
Vengo dalla luna
Dalla parte del toro
China Town
Una chiave
Prosopagno sia!
La rivoluzione del sessintutto
L’uomo che premette
Goodbye Malinconia
Vieni a ballare in Puglia
Non me lo posso permettere
Abiura di me
Ti fa stare bene
—–
Il testo che avrei voluto scrivere
Fuori dal tunnel
Mica Van Gogh |