di Pietro Paolo Falco [user #17844] - pubblicato il 10 luglio 2019 ore 08:00
Trestle bracing e sound post sono due mezzi impiegati da Gretsch per governare il feedback nelle sue archtop. Eccone storia, caratteristiche e differenze.
Nelle chitarre archtop, come in una buona automobile, materiali ed estetica sono importanti, ma per conoscere davvero ciò con cui si ha a che fare bisogna sbirciare “sotto il cofano”. La struttura interna della una cassa di chitarra non si limita a determinarne la stabilità, ma è un vero e proprio mezzo per modellarne il suono.
Listelli di legno appositamente sagomati e posizionati possono enfatizzare o attenuare precise caratteristiche timbriche, fungere da equalizzatore e alterare doti quali proiezione sonora o articolazione. Nelle archtop, con l’avvento dell’elettrificazione, ai liutai si è presentato un nuovo grattacapo: tenere a bada i fenomeni di feedback innescati dagli alti volumi. Gretsch, nei suoi anni d’oro, ha messo a punto più di un mezzo con cui aggirare il problema avvicinando la reattività dello strumento al concetto delle neonate solid body ma cercando di conservare al contempo tutte le caratteristiche timbriche di una archtop pura. Due tra i più famosi, che tuttora dividono i fan, sono la tecnica del sound post e del trestle bracing.
Nelle archtop Gretsch, sound post e trestle bracing sono due sistemi ideati per ridurre le vibrazioni della cassa al fine di rendere l’innesco del feedback meno immediato. Di pari passo, le tecniche comportano un aumento del sustain. La differenza tra le due strutture sta nell’invasività in relazione all’equilibrio totale dello strumento.
Il sound post è un dispositivo derivato direttamente dagli strumenti acustici classici a cassa bombata.
Chiamato anche anima, consiste in un cilindretto di legno incastrato all’interno del body che mette in comunicazione il top e il fondo. Dai contrabbassi ai violini, è usato per regolare di fino la risposta generale e nasce come un elemento mobile, da posizionare in maniera quasi empirica in prossimità del ponticello, generalmente dal lato dei cantini. In linea di massima, un sound post dà maggior proiezione ma un suono più freddo se spostato verso il manico, un suono più profondo ma dal minor volume se spinto verso il ponte.
Mediamente efficace allo scopo della riduzione del feedback, Gretsch lo ha sviluppato a modo proprio e impiegato su alcune delle sue archtop fino alla seconda metà degli anni ’50, quando ha ultimato il trestle bracing.
Più complesso nella struttura e incollato all’interno della cassa, il trestle bracing consiste in due listelli di legno - solitamente abete - sagomati a “U” e posti in modo parallelo alle corde. Le due estremità partono dal top e vanno a premere contro il fondo creando una massa solida e massiccia, pur consentendo all’aria di muoversi liberamente per tutta la superficie interna della cassa.
In questo modo il volume generale non è compromesso, il sustain aumenta considerevolmente e il feedback si riduce sensibilmente.
Oggi riproposto su alcune riedizioni storiche e sui modelli più fedeli alla tradizione di casa, il trestle bracing è stato quasi del tutto accantonato negli anni ’60 con l’arrivo delle casse più sottili degli strumenti Electrotone e con la diffusione del concetto di chitarra semi-hollow, dove un intero blocco centrale in legno massello avvicinava i modelli ancora di più al mondo delle solid body.