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Una Stratocaster timida
Una Stratocaster timida
di [user #46814] - pubblicato il

Bucare il mix non è sempre cosa facile e alcune chitarre sembrano proprio non volerne sapere. Michele Quaini, vero Strat-addicted, risponde a questo dilemma di un nostro lettore.
Ho una Stratocaster Made in Mexico da un paio di anni che ho sempre e solo suonato in casa fino ad alcune settimane fa, quando ho deciso di farle fare un giretto in sala prove per testarne la validità.
Premetto che suono da 23 anni prevalentemente Gibson o simil Gibson e con questo tipo di chitarre ho sempre avuto un certo feeling, riuscendo con facilità a trovare le giuste equalizzazioni sia in sala prove sia in contesti live. Con la Stratocaster invece, nel momento in cui ho deciso di portarla in sala prove, mi sono scontrato con un problema che si è rivelato molto imbarazzante sia per me sia per il resto della band: il suono non voleva proprio uscire!
Ho tentato quindi infinite regolazioni dei vari parametri di equalizzazione, ma nulla.

Con l'espressione "il suono non voleva proprio uscire" intendo una situazione in cui si avverte un suono che si confonde con tutti gli altri strumenti (nella mia band sono l'unico chitarrista), che non ha carattere ed espressività e che non emerge mai, nemmeno con impostazioni lead a volumi alti.

Con la delusione sulle spalle, a fine prove mi sono ripromesso di non portare più quella chitarra in sala, con il dubbio di aver fatto un pessimo affare comprando nel mercato dell'usato quella Strat che mi incuriosiva molto e che a casa non mi ha mai dato particolari segnali di scarsa qualità.

Sapreste spiegarmi cos'è secondo voi che non va nella mia chitarra ed eventualmente darmi suggerimenti per migliorare la situazione?
La chitarra in questione già monta un humbucker al ponte.
Grazie!

Una Stratocaster timida

Risponde Michele Quaini: partiamo dal presupposto che non tutte le Stratocaster escono col buco ma, a parte questo, ci sono un po’ di premesse da fare.
Essere abituati a suonare con una Les Paul un determinato tipo di repertorio e poi sostituire la chitarra, provando lo stesso tipo di repertorio con una Stratocaster, è un concetto strano. Sono chitarre che nascono per avere toni, sonorità e modi differenti di interagire coi suoni, a prescindere dal resto della strumentazione e dall’equalizzazione.
Per intenderci, se uno è abituato a guidare una potente Hummer, non è detto che si trovi a suo agio con una splendida Mercedes.

Il discorso nasce dalle frequenze che questi due strumenti sviluppano. Una, essendo in mogano e avendo un determinato tipo di geometrie, va intesa come uno strumento molto diverso dall’altra.

Mi riesce comunque difficile pensare che una Stratocaster non riesca a uscire dal mix.
Secondo me può essere che - e questa cosa può capitare spessissimo con le Strat, lo si impara con l’esperienza - una Stratocaster a casa può suonare divinamente, avere quel “chonk” perfetto, quell’attacco super-reattivo. Però poi, quando si alzano i volumi in sala prove o dal vivo, può accadere che la chitarra diventi stretta e povera di frequenze.
È una cosa abbastanza normale per le Stratocaster, soprattutto quelle di livello medio, anche se può capitare anche con modelli di livello superiore.
Io ho cominciato a capire queste differenze dopo tanti anni a suonare la Stratocaster. Quindi ora, imbracciandone una, riesco a capire subito se è in grado di divertirmi solo nel frangente casalingo o se invece è adatta ad affrontare volumi più intensi e palchi più grandi.
Inoltre una Strat con l’humbucker è già un po’ snaturata di suo, diventa un compromesso, anche se ne esistono già di fabbrica così: a mio avviso non riesce ad avere il suono Strat puro al ponte, ingolfandosi un po’ più sulle frequenze medie e basse che non aiutano a bucare il mix, perché non nasce per quelle sonorità.

Una Stratocaster timida

L’errore - se così si può chiamare, perché non è che ci sia qualcosa di sbagliato - è forse proprio aver confrontato sullo stesso repertorio due strumenti diametralmente opposti.
Sarebbe come affrontare il repertorio con un amplificatore Fender contro un Marshall distorto, è normale che cambi tutto.
Il mio consiglio è sicuramente provare a utilizzare la Stratocaster in brani più Strat-oriented, più mirati per quel tipo di sonorità, con una frequenza media meno pronunciata, un tono un po’ più brillante. L’ideale sarebbe testarla in contesti funk, dove invece la Les Paul fa veramente fatica.
Ovviamente vanno settati anche pedali e amplificatore in modo diverso, e l’esperienza aiuta a imparare a gestire determinate cose.
Io non scarterei l’idea di avere una Stratocaster nel proprio repertorio anche se si è amanti del mondo Gibson, ma il punto è tutto qui.
La ragione va ricercata nella qualità dello strumento, ma non intesa come “qualità” intrinseca: sarà sicuramente una chitarra fatta bene, con i criteri giusti. Però i legni e l’elettronica fanno la differenza e, per quanto si possa credere nella leggenda delle chitarre di serie “che suonano meglio di una Custom Shop”, vi assicuro che il confronto non regge praticamente mai.
Mi concentrerei su questi aspetti e, per imparare a conoscere un po’ meglio la Strat, mi focalizzerei anche sulla scelta e regolazione degli effetti e degli ampli, per capire in quali contesti può tornarmi più utile.
Tutto questo, sempre considerando che Les Paul e Stratocaster sono davvero strumenti diversi. La Les Paul è il classico Jeepone 4x4, mentre la Strat è una Spider col super-motore. Se in più il motore non è così super ma c’è solo la carrozzeria della Spider o della Jeep, magari va bene per un giretto in città, ma non per fare Milano-Roma d’un fiato né per andare sullo sterrato.
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