C’è un preciso motivo per cui Michele Quaini decide così spesso di usare un fuzz in luogo del più comune overdrive. È una questione di gusti, certo, ma anche di esigenze di produzione, pura e semplice efficacia e, in senso più ampio, sound.
È difficile pensare che un fuzz possa essere il responsabile dei toni distorti in numerose produzioni pop-rock, dove i suoni patinati e curati all’inverosimile vorrebbero portare sempre l’orecchio a pensare che dietro ci siano strumenti caratterizzati dalla stessa “patinatura”. La pasta selvaggia e indomabile del fuzz sembra all’antitesi di tale concetto, eppure non è raro trovarlo in sostituzione di un overdrive per un risultato più presente, originale, interessante.
Secondo Michele, il fuzz si distingue dall’overdrive per il suo stesso carattere, anche quando lo si vuole mascherare “da overdrive”. Al di là dei gusti personali, l’orecchio percepisce una dimensione del suono nettamente più ampia, capace di aiutare la chitarra a risultare più ingombrante e corposa nel mix. Per certi versi si può considerare un “trucchetto da studio”: scegliere un circuito che, con la sua esuberanza, offre già tutte le frequenze giuste per farsi sentire senza troppi ritocchi, pronti a tappare ogni buco lasciato dagli altri strumenti.
Dopo aver offerto e sulle sue , lo racconta e lo dimostra - in modo sicuramente più efficace - Michele Quaini nell’ultimo appuntamento di Fuzz Talk.
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