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Il suono è nelle mani
Il suono è nelle mani
di [user #37003] - pubblicato il

Se è vero che il suono è nelle mani, può risultare utile analizzare il modo in cui i nostri guitar hero preferiti pizzicano le corde. Imitando la loro impostazione è possibile scoprire suoni nuovi e risvolti interessanti anche per affinare delle tecniche esecutive.
Se è vero che il suono è nelle mani, può risultare utile analizzare il modo in cui i nostri guitar hero preferiti pizzicano le corde. Imitando la loro impostazione è possibile scoprire suoni nuovi e risvolti interessanti anche per affinare delle tecniche esecutive.

Tutti sappiamo quanto sia importante e decisivo il suono della nostra chitarra e per questo dedichiamo molto tempo alla ricerca del nostro suono ideale.
Nella ricerca, la maggior parte delle volte, prendiamo come esempio un chitarrista di successo oppure ci affidiamo a un marchio specifico che ci assicuri il suono che cerchiamo, sottovalutando a volte il modo in cui suoniamo e suona chi cerchiamo di imitare.

Credo che tutti, almeno una volta, abbiano sentito la frase "il suono nasce dalle mani" e per questo, nel seguente articolo, ho deciso di analizzare e modificare questa famosa affermazione aggiungendo, spero, qualche utile consiglio.

Non voglio mettere in discussione l’importanza del tipo di chitarra, della pedaliera e dell’amplificatore e non voglio nemmeno descrivere, in percentuale, quanto tutto questo sia importante.
Possiamo considerare il suono come la nostra voce. Quando dobbiamo parlare e spiegare qualcosa a qualcuno, prima pensiamo cosa dire e poi la diciamo utilizzando un insieme di espressioni che descrivano al meglio l’umore con il quale ci stiamo ponendo nel parlare.

Tutto parte da qui. I nostri comandi, i nostri pensieri e le idee creano la musica che suoniamo e anche il ritmo, il groove e la dinamica. Siamo noi che decidiamo quanta grinta dobbiamo dare a un pezzo, siamo noi che permettiamo che l’esecuzione sia di successo.
Il suono e l’esecuzione, nel bene e nel male, risentono del nostro umore e anche della nostra preparazione, ecco perché più sicuro sono di ciò che sto suonando e più il suono sarà sicuro, deciso e anche preciso.

Uno degli errori più comuni che influisce sulla sicurezza e sul carattere del suono è il sottovalutare il lato emotivo dell’esecuzione. Per questo noi, come strumento, dobbiamo sentirci parte del risultato. Quando si sbaglia, per esempio, la miglior cosa è quella di pensare alla nota successiva in modo da concludere la frase al meglio e non trascinarsi per tutta la canzone, o addirittura il live, l’errore fatto.
Anche la dinamica e il groove provengono da un nostro comando, quindi: pianificare dove spingere di più, dove stare morbidi e quando cominciare ad aumentare la dinamica è un metodo sicuro per ottenere il risultato desiderato.

Mano e plettrata
Ecco la prima arma a nostra disposizione alla quale bisogna attribuire un ruolo molto importante. Il pickup capta le vibrazioni delle corde, ciò significa che siamo noi, plettrando, a influire direttamente sul suono. Ecco perché, sfruttando bene il plettro, si riescono a dare più colori a una frase e a tutto il brano.

La plettrata influisce sull’attacco e anche sulla dinamica. Ovviamente questi provengono da un nostro comando, ma è tramite il plettro o le dita che facciamo partire il suono della chitarra, ecco perché voglio considerarli come se fossero uno strumento musicale.
Con il termine attacco, in questo caso, mi riferirò al rumore che produce il plettro quando colpisce le o la corda e con dinamica all’intensità e al volume della nota suonata.

Attacco e suono
La plettrata, insieme al plettro, può influire sull’attacco e sulla timbrica. Il materiale, le dimensioni del plettro e il modo in cui lo uso per colpire le corde caratterizzano il suono. Vediamo alcuni esempi pratici.

Tenendo il plettro nella giusta posizione, tra il pollice e l’indice, provo a suonare un accordo plettrando prima di taglio e poi tenendo il plettro piatto sulle corde. Noterò che nel primo caso avrò meno attacco in confronto al secondo e inoltre riuscirò ad aggiungere un effetto quasi percussivo alle corde.

Un altro esempio che ci permette di capire quanto importante è il plettro nel suono lo possiamo sperimentare utilizzandone di diversi tipi. Il materiale e le dimensioni ci permettono di avere diverse timbriche e utilizzi. Utilizzando plettri spessi e piccoli possiamo trovarci molto bene nell’eseguire plettrate veloci ma in una ritmica alla Stevie Ray Vaughan potremmo trovare qualche difficoltà.

Molti chitarristi hanno una plettrata estremamente personale ed è proprio questa, la maggior parte delle volte, il trucco per ottenere un suono il più possibile simile al loro.
Vedremo di seguito alcuni esempi di come alcuni chitarristi hanno sviluppato questa tecnica definendo il loro suono personale.

Nuno Bettencourt, chitarrista degli Extreme, sfrutta molto la vibrazione delle corde e l’effetto percussivo di una plettrata molto potente e ampia. Ascoltando qualsiasi sua registrazione si noterà una chitarra ritmicamente molto presente, con molto attacco e con uno strumming che conferisce al pezzo molto groove. Nuno, infatti, per ottenere questo suono plettra di piatto mantenendo il plettro quasi parallelo alle corde e sviluppando un movimento molto ampio della mano che da molta potenza e attacco al suo suono.
Inoltre, utilizzando molta punta e aggiungendo un leggero palm-mute per stoppare le corde, riesce a ottenere questo suono percussivo e fortemente "spazzolato". Questa tecnica, prevalentemente sviluppata con la plettrata alternata, è ricca di ghost note e si evolve dall’accompagnamento funky. Se andiamo a vedere come plettrano e accompagnano i chitarristi funky, per esempio Nile Rodgers, vedremo le radici di questa plettrata.

Il suono è nelle mani

Il secondo chitarrista di cui tratterò è Yngwie J. Malmsteen. Famoso musicista che grazie ai suoi virtuosismi ha introdotto nella musica una sonorità che ha inspirato molti chitarristi. Malmsteen possiede una plettrata molto diversa dal chitarrista precedente per questo il suo timbro e il suo suono sono molto diversi.
Questa sua tecnica è utile per chi vuole sviluppare una plettrata efficace sia nella plettrata alternata sia nello sweep picking. Utilizzando plettri spessi, Yngwie sfrutta il movimento delle dita e limita quello della mano ai minimi termini ottenendo così una grandissima pulizia e precisione.
Un metodo molto efficace è quello di inclinare il plettro piegandolo in avanti come se chiudessimo la mano permettendo una facile discesa o salita tra le corde.
Con questa tecnica si riuscirà a far sentire solo quello che si plettra, dando attacco a ogni nota e fluidità al fraseggio.

Il suono è nelle mani

Dobbiamo comunque considerare che la plettrata è una tecnica molto personale, basta guardare Steve Morse che impugna il plettro con tre dita, e che cambiare il modo può rivelarsi difficile ma, provando a considerare diversi esempi e stili, possiamo avvicinarci ulteriormente al suono che cerchiamo o trovarne di nuovi.

Esistono inoltre diverse tecniche che colorano il suono come per esempio la plettrata mista plettro/dita che, oltre a essere molto comoda ed efficace nel salto di corda, conferisce molto attacco perché fa sbattere la corda pizzicata sui tasti dandogli un effetto slap. Questa tecnica, usata anche nello string skipping, viene messa in pratica da chitarristi blues e fusion come Larry Carlton e Robben Ford.

Oltre al suono, un fattore importante che rende il fraseggio molto personale è quello di possedere una vasta libreria di frasi e una perfetta conoscenza delle scale. Nell’improvvisazione e nella composizione di un assolo nulla è fatto a caso, per questo motivo il miglior metodo per sviluppare un buon assolo è quello di studiare più brani possibile e rubare le frasi che più ci piacciono.

Una volta acquisito il pezzo, un ottimo esercizio per trovare le nostre frasi è quello di scomporlo in frasi musicalmente risolute e trasportarle poi in diverse tonalità e generi musicali, modificandole a nostro piacimento. In questo modo, pur partendo da una cover, abbiamo costruito una frase che potremmo usare in un nostro assolo.

Spero di avervi dato qualche nuovo spunto e aver dato nuovi stimoli di ricerca. Personalmente credo che il feeling con la nostra chitarra e un buon Tubescreamer influenzino al 100% il nostro suono.

Nota della Redazione: Accordo è un luogo che dà spazio alle idee di tutti, ma questo non implica la condivisione di ciò che viene scritto. Mettere a disposizione dei musicisti lo spazio per esprimersi può generare un confronto virtuoso di idee ed esperienza diverse, dando a tutti l'occasione per valutare meglio i temi trattati e costruirsi un'opinione autonoma.
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il suono premio accordo-gibson 2013
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complimenti per l'articolo, utilissimo e ...
di dantrooper [user #24557]
commento del 19/05/2013 ore 13:16:00
complimenti per l'articolo, utilissimo e fatto molto bene.
l'aspetto da te trattato è molto importante, infatti l'anno scorso, alla clinic di Paul Gilbert, l'ex-MrBig trattò molto approfonditamente l'argomento, spiegandoci anche con esempi di canzoni, l'utilizzo del plettro, i diversi modi di impugnarlo e conseguenti diversi effetti che potevamo ottenere.
Rispondi
Concordo in pieno, con questo ...
di Tubes [user #15838]
commento del 19/05/2013 ore 13:17:05
Concordo in pieno, con questo articolo contribuisci a sfatare il mito attraverso il quale la maggior parte di noi ,me compreso, è spinta ad acquistare quella chitarra/ampli/effetto perché vengono adoperati dal proprio chitarrista di riferimento . Ovviamente utilizzare un rig composto da strumenti e effetti vicini per caratteristiche aiuta molto, ma senza il tocco personale di quel musicista non potremo mai replicare il suo suono . Ma in fondo è questo il bello , ognuno di noi può arrivare a costruire una sua sonorità partendo dalle basi che ci danno i guitar heroes, salvo poi tentare di trovare una propria strada, per quanto impervia sia .
Rispondi
Sacrosante parole....
di nocommentnews [user #34810]
commento del 19/05/2013 ore 18:07:11
.....è complimenti per la modalità con cui hai trattato un argomento che, troppo spesso, viene dato per scontato! La maggior parte di tutti noi passano più tempo a cercare come ampliare la strumentazione che a godersi ed esplorare timbriche, idee e nuovi scenari musicali con ciò che già si possiede!

Complimenti.

Francesco Saverio
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Grazie mille!
di GiulioR88 [user #37003]
commento del 20/05/2013 ore 14:15:36
grazie per i vostri commenti e per aver letto il mio articolo!

Giulio

Rispondi
bravo!
di vanhandren [user #25556]
commento del 20/05/2013 ore 15:17:02
Bello questo articolo, anche perchè inquadra il problema da una prospettiva a cui ho sempre mirato..: il plettro e la plettrata. Negli ultimi tempi sto usando dei plettri pickboy tipo tortex da 0.60, impugnadoli in modo tale da lasciare più punta di fuori rispetto al solito. Il suono diventa corposo e ricco di "sfregamento" , tipico del Gilbert ultimi anni!! ..impossibile ottenere questo risultato con plettri grossi o a punta, perchè è proprio il materiale e la spessore a darmi quel sound!
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complimenti!
di marcomazzocco utente non più registrato
commento del 20/05/2013 ore 16:43:1
Inizio con il ringraziarti di questo splendido articolo che mi ha dato la possibilità di vedere come suonano musicista di fama mondiale ma soprattutto perchè ora conosco meglio le mie mani e in questo modo modo potrò creare il mio suono personale. Anche il mio maestro mi ricorda, spesso, che il suono lo fanno soprattutto le mani e grazie a questo articolo ora mi metterò di buona volontà e cercherò di sviluppare il mio suono accrescendo così la mia tecnica e capacità.
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Senza parlare dell'uso assolutamente particole ...
di odrocca [user #8291]
commento del 21/05/2013 ore 13:30:50
Senza parlare dell'uso assolutamente particole che Knopfler ha sempre fatto delle mano destra: tutto il suo suono viene da lì e da nient'altro.
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piccoli amici di plastica
di lospilung [user #18940]
commento del 21/05/2013 ore 13:32:58
nelle mie tasche ne ho sempre una dozzina...preferiti il Dunlop "big Stubby" da 3 mm o il Pick boy da 1.14 e per rompere le corde.... anche Teckpick in alluminio
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