Una volta attivato l'overdrive e notata la stilosa luce blu del LED, il primo impatto è quello di una buona trasparenza sonora. Con livelli più bassi di gain, il suono resta pressoché pulito e acquisisce solo pochi punti di sustain.
Le differenze diventano più sostanziose quando ci si avvicina a metà corsa del drive. La saturazione ottenuta è comunque moderata, sufficiente a sporcare qualche accordo ma ancora abbastanza rarefatta da rispettare pienamente l'attacco delle note e la loro definizione. Il sustain, nel frattempo, cresce in maniera più importante e rende il tono della Strat ideale per una escursione solistica nel blues.
Alzando ancora il Gain, l'amplificatore comincia a sentirsi sotto sforzo. Se resta ancora un po' di spazio per il naturale incremento di volume, potrebbe essere necessario abbassare un pizzico il Level per conservare gli equilibri.
L'attacco delle note è ora meno scoppiettante, si ispessisce e ci si trova tranquillamente in territori rock.
A questo punto, però, la pasta sonora cambia sensibilmente. Un tono leggermente zanzaroso riporta alla memoria certi fuzz stile vintage, il suono si fa frizzante, le armoniche arrivano a profusione e i medi cominciano a fare capolino rendendo chiaro che, in questa configurazione, il ruolo del 250 è quello di un perfetto canale lead.
Siamo su una Stratocaster, ma le vibrazioni lasciano immaginare che un paio di humbucker avrebbero generato senza problemi un timbro compatto, liquido, carico di sustain e con quell'equalizzazione solo un minimo a campana utile a confrontarsi con buona parte del repertorio classic rock.
Il timbro squillante che ne deriva, tuttavia, potrebbe non essere per tutti i gusti. La Stratocaster di Ciro è caratterizzata da un suono piuttosto caldo per la categoria, eppure in alcuni passaggi è possibile sentire il serio bisogno di attenuare gli acuti. Con un modello dalla voce più aperta, probabilmente la mancanza di un'equalizzazione a bordo avrebbe fatto seriamente sentire il suo peso.
La reattività del pedale resta comunque buona e basta chiudere i toni dalla chitarra per ritrovarsi con un suono più cremoso e smussato, così come basta un colpo al volume per tornare clean - o quasi - anche partendo dai settaggi più estremi. Chiaramente, barcamenarsi tra le manopole della chitarra e lo switch del pedale per trovare ogni volta il giusto equilibrio sonoro non è l'ideale.
Come ogni progetto con qualche anno sulle spalle, anche il DOD 250 mostra i suoi limiti. È un pedale d'impatto, con un tempo d'apprendimento pari a zero prima di afferrarne l'utilizzo. Il prezzo, che si aggira intorno ai 90 euro, appare adeguato considerate la trasparenza timbrica e la solidità costruttiva di tutto rispetto, garantita dalla manifattura DigiTech. Tuttavia, tra un LED e un true bypass, avrebbe potuto far comodo trovare un controllo di tono, ma forse allora il nuovo 250 non sarebbe più stato quel famoso Overdrive Preamp che tanti chitarristi ha saputo conquistare.