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Giuseppe Scarpato:
Giuseppe Scarpato: "c'è lo spazio per una nuova guitar era"
di [user #116] - pubblicato il

Si parla di "Pronti a Salpare" con Giuseppe Scarpato, chitarrista al fianco di Edoardo Bennato che nel disco ha saputo far convivere i suoni boutique di legni e valvole con le nuove tecnologie. Si parla anche della scena rock in Italia e delle basi per una nuova "guitar era" e di molto altro.
Redazione: Cominciamo parlando della produzione del disco. Mi hai raccontato di esserti occupato di gran parte della produzione e che poi c’è comunque stato un intervento esterno. Quanto è cambiato nel sound delle chitarre che hai registrato tra la pre-produzione e il prodotto finito? Ti ritrovi nel sound?
Giuseppe Scarpato: Il lavoro di arrangiamento e pre-produzione dell'album Pronti a salpare è cominciato circa quattro anni fa, quando Edoardo ha cominciato a scrivere un bel po' di nuove canzoni.
Per tutti i brani si è partiti da una bozza di stesura con chitarra e voce (Whatsapp audio, mp3 e roba simile) poi io ci ho lavorato da solo nel mio studio a Firenze dove ho scritto e registrato le parti di chitarre, batterie, bassi, groove e programmazioni.
Nella fase successiva, insieme al nostro tastierista Raffaele Lopez, abbiamo completato il lavoro di arrangiamento a Napoli.
Negli ultimi mesi Universal Music Italia si è interessata al disco, ha firmato un contratto con Edoardo e ha incaricato Brando di produrre il disco.
Alla fine il 90% circa del lavoro di arrangiamento fatto in pre-produzione è rimasto, sono stati rifatti le batterie e i bassi per avere un suono migliore, ma in definitiva sono molto soddisfatto del risultato finale, anche grazie al lavoro di mixing svolto egregiamente da Stefano Giungato.


Giuseppe Scarpato: "c'è lo spazio per una nuova guitar era"

R: Le chitarre a nostro avviso sono un po’ il fiore all’occhiello di questo album. C’è un’amalgama perfetta tra elettriche e acustiche. Che strumenti hai utilizzato?
GS: Ho usato tantissimo le mie Gibson (da circa un anno sono endorser Gibson per l'Italia). Per le acustiche ho registrato quasi tutto con due J45 e una J185, sempre microfonate. Le elettriche principali sono state la mia LP Gold Top '57 VOS, una LP '59 VOS, una LP 100 2015, una bellissima 335 Rusty Anderson comprata due anni fa (una 335 sopra la media, davvero eccezionale) e una PRS McCarty del 1998.
Per i suoni single coil ho usato la mia Schecter Giuseppe Scarpato Signature (una sorta di super Telecaster) e due Stratocaster (una Fender Anniversary 1957/2007 con tastiera in acero e una Schecter del Custom Shop con tastiera in palissandro del 1999).

R: Come hai gestito il contrasto tra elettriche e acustiche? Era una scelta voluta quella di combinare questi due strumenti, oppure è stata una scelta della produzione sulla quale tu hai poi lavorato?
GS: È stata una scelta naturale, mi è sempre piaciuto molto il suono della chitarra acustica strumming usata come contrappunto sonoro all'hi-hat, mi piace gestire nel mix l'equilibrio tra questi due suoni molto simili (in termini di gamma di frequenza) inoltre lavorando con un "cantautore con la chitarra" parto sempre dal presupposto che "l'acustica ci deve stare".
I miei riferimenti sonori quando lavoro a progetti di questo tipo sono i REM, Tom Petty, Dylan, Springsteen, Mellencamp e Tom Waits, tutti artisti che sono sempre riusciti a produrre un perfetto incastro tra acustiche ed elettriche.


Giuseppe Scarpato: "c'è lo spazio per una nuova guitar era"

R: Il tuo blues style la fa da padrone, ma qui e là nell’album ci sono delle chitarre con delay e ritmiche pop-rock (pensiamo più a U2 che a SRV) più che bluesy. Come le hai realizzate, ma soprattutto a chi ti ispiri per questo genere di sound?
GS: Ho sempre amato i chitarristi diretti, senza troppi fronzoli, i miei chitarristi preferiti sono sempre stati Jimi, SRV, Clapton, Page e George Harrison.
Però ho sempre considerato il delay un potente strumento di arrangiamento nella musica moderna, i chitarristi che meglio hanno imparato a sfruttarne le possibilità sono quelli che hanno lasciato un segno fondamentale nella musica degli ultimi 40 anni, e quindi inevitabilmente dico: Gilmour, The Edge e Andy Summers.
Ho usato soprattutto lo Strymon Timeline, un T-Rex Replica e un po' di plug-in (su tutti il Sound Toys EchoBoy).


R: Come hai registrato le chitarre? In diretta, reamping, solo ampli, o anche pedali?
GS: Le acustiche sono microfonate a turno con AKG, Neuman e Sennheiser.
Per le elettriche ho usato una testata Mezzabarba Mzero Overdrive di cui vado fiero, il migliore ampli sul mercato. Poi una Mark V e una Mark IV Mesa Boogie, quasi sempre in una 4x12 Marshall originale del 1969 con Greenback microfonata con SM57 e 421.
Pedali pochi: un po' di Tube Screamer, un Overbox III di Night Angels e un Cry Baby. Tutto cablato
con cavi Reference Laboratory.
Lavorando molto con i plug-in in pre-produzione, sulle versioni definitive è rimasta anche qualche traccia di chitarra dei provini che piaceva a tutti, e quindi ogni tanto si sente anche un IK Multimedia AmpliTube registrato in treno, in macchina o in qualche stanza d'albergo.


R: Lavori da molti anni con Edoardo Bennato, che è sicuramente un personaggio dalla spiccata personalità. Quanto di Bennato è entrato nel tuo stile e in qualche modo ti condiziona nello scrivere le chitarre?
GS: Lavoro con Edoardo da quasi vent'anni, ho cominciato che ero molto giovane, e quindi sono cresciuto molto musicalmente al suo fianco, ma lui, come molti artisti davvero grandi, lascia anche tanto spazio ai suoi musicisti, anzi si circonda di persone che gli possano dare qualcosa dal punto di vista sia musicale sia sonoro.
Negli anni che abbiamo trascorso sullo stesso palco è cambiato molto il suo suono, e io, in piena libertà, sono riuscito a influenzare molto il suo sound. Abbiamo molti punti in comune, e i nostri riferimenti sonori del passato e del presente in ambito rock e blues spesso coincidono.


Giuseppe Scarpato: "c'è lo spazio per una nuova guitar era"

R: Quali sono le cose su cui ti sei plasmato e quali pensi siano invece i tratti più originali che avete costruito insieme?
GS: Più che plasmato, posso dire che ci sono tante cose che Edoardo mi ha insegnato, una su tutte è quella di non accontentarsi mai e non fermarsi alla prima versione, rimettersi in gioco e nel caso ricominciare da zero.
In fase di arrangiamento di un brano è fondamentale conservare sempre un dubbio, e nel caso ripartire da capo. Nel disco c'è un brano di cui abbiamo fatto forse cinquanta versioni diverse, in varie tonalità, con stili lontanissimi tra loro, a svariati bpm, col testo che cambiava di continuo, di cui ho stravolto l'armonia, e quindi in definitiva il confronto può, se costruttivo, essere sempre l'arma vincente.

R: Sei un chitarrista molto attivo. Secondo te quanto spazio c’è per la chitarra rock in Italia?
GS: D'istinto ti risponderei subito che non ce n'è tantissimo. La musica è cambiata molto negli ultimi anni, le radio si sono uniformate in base a dei canoni stilistici assurdi, che alla fine hanno intimorito anche le case discografiche, i produttori e i musicisti stessi.
Si dice che gli assolo di chitarra non funzionano più, parti strumentali troppo lunghe sono da evitare, nel mix la voce del cantante deve essere molto fuori e in generale si tende a soddisfare questo tipo di indicazioni.
Però, nonostante il cambiamento di stili e mode nella musica, la chitarra elettrica ricopre ancora oggi un ruolo primario nel musica, e ognuno di noi può provare a invertire questa tendenza.
Dalle produzioni indipendenti fino ai live sui grandi palchi, lo spazio per una nuova guitar era c'è, lo vedo dall'interesse che c'è sempre intorno a questo mondo. È un continuo proliferare di scuole di musica, sale prova, laboratori di liuteria e siti web dedicati all'argomento.
La chitarra rock rimane tutt'oggi lo strumento più affascinante che ci sia, è uno di quelli in cui c'è ancora tanto da dire e da sperimentare, passando dalle scuole di musica ai canali YouTube, dai palchi nelle birrerie alle radio web, dagli home studio recording fino al miraggio della TV.
Vedremo come andrà a finire, intanto diamoci da fare!
Io cerco di fare il massimo andando in giro come posso, soprattutto con la mia band, gli Hillside Power Trio. Credo che, nonostante mille difficoltà, il live rimanga comunque la versione più autentica ed efficace per proporre musica e fare appassionare la gente.

R: Segui la scena strumentale italiana? Hai mai pensato a un disco solista magari proprio strumentale?
GS: Ho tantissimi amici tra i migliori chitarristi italiani, inoltre dal 2003 faccio parte del progetto “La Notte delle Chitarre” (due dischi all'attivo e un terzo in uscita nei prossimi mesi).
Il nostro paese può vantare dei chitarristi sopraffini, ho avuto la fortuna di suonare spesso con Maurizio Solieri, Ricky Portera, Luca Colombo, Max Cottafavi, Mario Schilirò, Stef Burns, Alberto Radius, Finaz, Mesolella ecc. Ho grande rispetto e stima per i miei colleghi, c'è da imparare da ognuno, e con alcuni di essi mi lega una grande amicizia.
Nell'ultimo anno, quasi per gioco, io e Giacomo Castellano abbiamo messo su una band in cui io canto e suono la chitarra con lui, stiamo girando come dei matti divertendoci da morire, chissà che
non nasca proprio da questo progetto un disco nel prossimo futuro, lui è davvero uno dei migliori musicisti che abbiamo in Italia.
In generale, quando penso a un mio lavoro non penso mai a un disco strumentale, penso sempre a un disco di canzoni dove la chitarra costruisce l'architettura sonora dei brani, ma che non sia l'unica protagonista, altrimenti chi ascolta si annoia.
giuseppe scarpato interviste
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di MircoRed utente non più registrato
commento del 26/12/2015 ore 10:23:26
Non è detto che se pubblichi album dove cè ampissimo spazio alla chitarra uno si annoia a sentirlo, dipende da come suoni e chi sei, soprattutto. Con Malmsteen non mi sono mai annoiato, anzi ho imparato certe cose che prima non esistevano e che ancora oggi sono colonne portanti di un certo stile musicale... Gia vederlo su un palco con una chitarra col manico scalloppato dai primissimi esordi per me era sinonimo di personalita e novita, genio, invenzione, intuizione... Un altro esempio, Tommy Emmanuel, che fai allora non compri i suoi album perche è solo e comunque tutto acustica? E pure da lui ho imparato quacosa, cioe a tenere sulle ginocchia l'acustica e farla parlare in un certo stile... La musica deve trasmettere emozioni, 40 minuti o 50 minuti di Musica anche con sola chitarra che arriva al cuore non mi annoiano mai, Cè arroganza nell'affermare certe cose credo! Comprero il disco e ti faro sape se io me annoio a sentirlo dai...
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di stepuc78 [user #11233]
commento del 27/12/2015 ore 21:39:54
Se tu conoscessi almeno un briciolo Giuseppe saresti sicuro che la parola "arroganza" non fa assolutamente parte del suo vocabolario.
Magari semplicemente non abbiamo tutti gli stessi gusti, e lui semplicemente si rompe i coglioni a sentire un disco solo di chitarra... Lavora da anni con un cantautore , può darsi che il suo modo di concepire un disco sia diverso da chi passa giornate intere a shreddare sulle Strato Scalloped ....o no?
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di MircoRed utente non più registrato
commento del 27/12/2015 ore 21:46:53
Puo darsi! :D Poteva dire invece di "chi ascolta si annoia", "io mi annoio". Era diverso perche avrebbe parlato per lui ma non per tutti! Io ho capito questo nella frase poi posso anche sbagliare per carita! Non conosco di persona egli, io ho detto il pensiero scritto, questa idea, questa opinione e mi è sembrata arrogante, ma non la persona a quale va comuque il mio rispetto :D
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di GiuseppeScarpato [user #38075]
commento del 27/12/2015 ore 22:28:01
Ciao Mirko, in realtà io nel citare la noia mi riferivo ad un eventuale mio disco di sola chitarra, non volevo offendere nessuno, tantomeno Tommy Emmanuel, Malmsteen e tutti coloro (me compreso) che negli anni hanno comprato i loro dischi.
Ripeto quando penso ad un mio disco lo immagino con chitarre ma anche con testi che raccontano storie, tutto qui.
Comunque grazie per la fiducia
Peace
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di MircoRed utente non più registrato
commento del 27/12/2015 ore 22:49:37
Piacere immenso di conoscerti Giuseppe, grazie di darmi la possibilita di dirti che infatti non volevo darti dell'arrogante, assolutamente, io dicevo l'idea, il pensiero mi pare arrogante rispetto un certo modo appunto di suonare ed esprimersi musicalmente! E palese che se debbo solo e comunque cibarmi per anni di dischi a base di chitarra, e sempre e comunque a senso unico, alla fine mi appiattisco terribilmente e su questo non ci piove, ti annoi proprio poi... E' bello che tu esprima quindi la tua sensibilita di artista cercando di tirare fuori da te ogni possibile intuizione e mostrarla in voci, suoni, ritmi vari ogni volta in maniera diversa! Sai cosa ci fa geni? anche 3 note fatte diverse da chi ci sta affianco! e se te fai questo allora per me gia sei importante perche mi insegni qualcosa di nuovo che mi arricchirà.
Buon tutto... :D
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di Claes [user #29011]
commento del 28/12/2015 ore 13:45:27
Eccovi un intervento davvero divertente di Tommy Emmanuel: vai al link
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di frankestrat [user #1278]
commento del 26/12/2015 ore 16:24:36
Giuseppe è un musicista sopraffino e consiglio a tutti di non perdersi gli Hillside Super trio con suo fratello alla batteria ed un soulfull Patrick Duenas al basso ed alla voce! Ascoltarli mette in pace col mondo e con la musica.
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di Claudio80 [user #27043]
commento del 26/12/2015 ore 16:57:28
Ma perchè quando si parla di delay, si citano sempre Gilmour, Andy Summers, The Edge e mai John Martyn???Cazzo è uno di quelli che negli anni 70 ha fatto scuola con l'echoplex, che la maggior parte delle sonorità che The Edge ha creato con gli U2 sono rubate/prese direttamente da John Martyn, che cita anche come sua influenza....
Rispondi
di GiuseppeScarpato [user #38075]
commento del 27/12/2015 ore 22:44:23
Ciao Claudio, ho citato The Edge e non JM perché parlavo di sound che ha influenzato le produzioni musicali degli ultimi anni, e sicuramente la premiata ditta Bono/TheEdge/Brian Eno/Daniel Lanois/Steve Lillywhite con gli oltre 100 milioni di album venduti sono, nel bene e nel male, diventati un riferimento.
Poi i discorsi sulla bravura, furbizia, fortuna sono sempre relativi.
Grazie comunque per la precisazione.
Un saluto
Rispondi
di Claudio80 [user #27043]
commento del 27/12/2015 ore 22:54:43
Ma infatti è proprio perché hai parlato di sound che ho citato John Martyn. Quando si scrive di determinate sonorità, spesso ci si dimentica del contesto storico in cui sono nate; poi per carità io non permetto di giudicare The Edge, e gli U2, che occupano un posto importante nella musica, però mi sembra giusto che certe cose vadano riconosciute a chi per primo le ha inventate.
Grazie a te per aver risposto
Buon tutto.
Rispondi
di giorgio santisi [user #44420]
commento del 28/12/2015 ore 00:37:17
Interessante intervista a uno dei chitarristi che stimo di più in assoluto. Respect!
Rispondi
di ndrecchia [user #43094]
commento del 28/12/2015 ore 09:01:57
Non credo che tornerà di nuovo la scena chitarristica che ha imperversato negli anni '80 e '90. Il numero di ragazzi che decidono di dedicarsi a questo strumento è decimato, tutti preferiscono i falsi strumenti basati sul computer, i pad, i mixerini per gestire loop da Ableton Live! Oggetti con curve di apprendimento bassissime che danno risultati quasi immediati. La chitarra interessa a pochissimi delle nuove generazioni. Inoltre nell'ambito delle produzioni discografiche di massa la chitarra non ha più alcuna funzione, se non quella di mero colore tra gli altri strumenti. E se non ti chiami Santana, Gilmour, Vai, Satriani o qualche altro chitarrista col nome diventato "marchio di fabbrica" gli assoli chitarristici non te li fanno mettere nemmeno se li paghi (alla gente interessa che dietro l'assolo ci sia il "marchio di fabbrica" ma non ha interesse agli assoli in sè). La chitarra non ha più il suo valore iconico/consumistico e per fortuna parte di quella pacchiana produzione del passato zeppa di barocchismi virtuosistici non ci sarà più.
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di MircoRed utente non più registrato
commento del 28/12/2015 ore 10:26:1
Per fortuna tua non ci sarà piu perche forse sei abituato a sentire la musica di plastica di oggi in stile tuz tuz o x factor fatta coi giocattolini della chicco attaccati al cell da 800 eurini da fighetto... e se magari imbracci per grazia di Dio ricevuta una Fender del 63 attaccata ad un Ampli di quelli storici facciamo un Super Reverb nemmeno sai dove sta la manopola del volume e confondi le valvole pensando che sono lampadine messe dentro per vedere se ci stanno i topolini che girano la ruota!
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di ndrecchia [user #43094]
commento del 28/12/2015 ore 16:49:0
Mi sa che non hai capito un bel nulla. Parlo di tutto un filone chitarristico perfettamente inutile in cui c'era solo virtuosismo fine a sè stesso e non più chitarrismo funzionale ai contesti musicali in cui aveva luogo. Quanto alle ridicole affermazioni relative alla musica di plastica e ai giocattolini della chicco, dimostri di non comprendere nulla o di scrivere senza leggere. Nel mio post, infatti, ho scritto che non ci potrà essere una nuova era con una forte scena chitarristica perchè il numero di studenti dello strumento è decimato a causa del fatto che i ragazzi preferiscono usare pad e mixer per lavorare coi loop perchè non devono sforzarsi ad imparare uno strumento e preferiscono per pigrizia imparare apparecchiature con curve di apprendimento bassissime. Mi sa che dentro la ruota ci sei tu, che rispondi senza nemmeno leggere cosa viene scritto.
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di MircoRed utente non più registrato
commento del 28/12/2015 ore 18:38:23
Diciamo la stessa cosa ma non ci capiamo!
Rispondi
di Claes [user #29011]
commento del 29/12/2015 ore 11:57:56
Tra le scelte c'è la chitarra MIDI e il Helix come lo dimostra Pearly Gates. Ci sono molte cose in cui la chitarra è di lunga superiore a un tastiera amenoché si abbiano 3 mani per pilotare un synth! Il difficile è riprodurre questo tipo di sound suonando dal vivo... troppi comandi da manovrare da un pezzo all'altro. Il vantaggio della chitarra è il non dover usare un pitch e modulation wheel come su un synth - infatti, un tastierista li usa solo per effetti e suoni davvero speciali. È del tutto impossibile riprodurre un bending da chitarra!

Dipende poi da quale tipo di musica si suona e di quanto posto c'è per riff e rari assoli. Per la maggioranza di pezzi pop/dance ci sono pochi secondo qui e là Ma... il futuro è imprevedibile. Può tornare una angolazione vintage da Cream e Led Zep che richiede proprio assoli infiniti. Il pubblico magari si stufa della logica di pezzi pop odierni che non funzionano per concerti da stadio alla Woodstock. .
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