Agli inizi degli anni '50 si suonava il basso elettrico pizzicando le corde con il pollice, mentre le altre dita venivano ancorate proprio a questo accessorio, nella parte inferiore del body. Il Fender Precision degli inizi lo aveva in legno, di forma lineare e fissato con una vite soltanto, poi divenne in plastica e con due viti di fissaggio, mentre il Gibson EB 1 del 1953 l'aveva sagomato quasi a forma di mezza-luna.
Negli anni '60, la tecnica cambiò. Il basso veniva suonato con l'indice e il medio della mano che pizzicava le corde, pertanto negli anni '70 fu spostato in alto per dare un appoggio al pollice. Questa è la configurazione adottata dal Jazz Bass. Il Coronado, strumento nato agli inizi dell'era Fender CBS, ne montava due, mentre i modelli Gibson EB 3 ed EB 0 continuavano ad averlo in basso.
Leo Fender, entrato in Music Man agli inizi degli anni '70 dopo un periodo di consulenza in quella Fender che aveva ceduto a CBS il 1 gennaio del 1965, non li ha mai montati sui suoi nuovi strumenti. Non ce l'avevano il suo Mustang, il modello Stingray e nemmeno il Sabre.
Tuttavia, la tecnica del basso è in continuo divenire, e c'è anche chi ha saputo reintrodurre l'uso del pollice con un effetto del tutto inedito. Lui è Victor Wooten, bassista rivoluzionario che ha adattato la tecnica del pollice a quella dello
slapping and popping creato dai bassisti funk Larry Graham e Louis Johnson per emulare il suono di un set di percussioni.