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Davide Ragazzoni: strumenti, microfoni e idee
Davide Ragazzoni: strumenti, microfoni e idee
di [user #116] - pubblicato il

Salvo che non si abbiano le dovute competenze, la batteria risulta tra gli strumenti più complessi da microfonare correttamente. Soprattutto se poi si vogliono ottenere dei risultati apprezzabili anche in registrazione. Ogni elemento produce sonorità, volumi e frequenze differenti. Sperimentare, anche in questo caso, non è una brutta idea e può portare a dei risultati sorprendenti.
Tutte le tecniche microfoniche note, sono nate fasi di sperimentazione più o meno lunghe. La sperimentazione è sempre una buona idea e spesso porta a risultati inattesi. Se tutto questo viene condito da un misto di esperienza maturata nel settore e desiderio di percorrere nuove strade, il risultato è garantito.

Questo è il caso di Davide Ragazzoni (apprezzatissimo batterista e grande conoscitore dello strumento e di tutto ciò che lo circonda) che al 33 Giri Studio di Giulio Farigliosi (musicista, produttore e sound engineer), spinto dal desiderio di catturare ogni sfumatura sonora e dinamica scaturita dal suo playing, si affida allo stesso Giulio per sperimentare qualche tecnica alternativa adatta allo scopo.

Il risultato, così come la strada percorsa per arrivare alla configurazione finale, sono apprezzabili nel seguente video.



Queste lezioni sono state realizzate grazie al prezioso contributo di Aramini Strumenti Musicali e registrate da Giuglio Farigliosi presso il 33 Giri Studio di Fossò (VE).
davide ragazzoni giulio farigliosi lezioni lezioni di batteria
Link utili
Aramini
33 Giri Studio
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di Aquarius utente non più registrato
commento del 31/07/2016 ore 12:08:37
Adoro questa tipologia di video didattici, sono una fonte preziosa di spunti e soprattutto una visione diretta di come lavorano professionisti di indiscussa competenza e qualità. Per mia esperienza, (dato che oltre a suonare la chitarra mi dedico anche alla registrazione multitraccia), essendo lontano anni luce in primis da tali competenze ed in seconda analisi non possedendo attrezzature di pari livello, ho cominciato a sperimentare l’uso della batteria elettronica, nello specifico una Roland TD3 kv come inizio, (che è proprio il minimo sindacabile), con l’intenzione di spostarmi verso prodotti più performanti (mi piacerebbe passare ad una TD 15). Se da una parte è perfettamente palese che tali strumenti non possono restituire tutte le nuances, i suoni e la dinamica di una batteria tradizionale, (in special modo i suoni dei piatti agghhhh, ma cassa e rullante non sfigurano affatto) è anche vero che nel mio specifico caso si arriva ad ottenere migliori risultati (e direi apprezzabili) con un set di questa tipologia piuttosto che con uno strumento ed una ripresa microfonica tradizionale (e qua aggiungerei l’importanza di avere un ambiente trattato in modo corretto, la mia saletta è meno di venti metri quadrati, soffitto basso ecc.). Altresì, in contesti amatoriali o poco più bisogna tenere conto anche del fattore umano: quando il bravissimo Davide Ragazzoni afferma: “ho usato una pelle Ambassador per la cassa con una lieve sordinatura…. questa miscela di attacco di punta con però rotondità delle basse che dà il microfono a condensatore…” Beh.. siamo nella pura fantascienza: il mio batterista nell’ultima prova (con una batteria acustica eh..) ha rotto due bacchette picchiando come un fabbro incazzato dall’inizio alla fine :))))) ). Nel suo caso poi, i limiti esecutivi che comporta uno strumento elettronico (parlo a livello di feel) sono senz’altro trascurabili rispetto al “presunto” vantaggio che si ha su un normale set acustico. Infatti a casa quando si esercita è costretto ad usare delle pelli “mute” per non scatenare l’ira del vicinato; live in piccoli locali, va anche peggio con improbabili accrocchi sempre per contenere i volumi e per toccare il fondo, in casi limite, l’uso delle spazzole quando non si possiede una tecnica adeguata. Quindi (per alcuni), il “tocco” e la risposta di una batteria tradizionale, sono solamente sulla carta, teorici, in quanto raramente si trovano nelle condizioni ottimali per sfruttarne al pieno tali caratteristiche
PS. Non da trascurare anche la possibilità utilizzando il midi, di accedere a librerie di suoni che potrebbero ulteriormente alzare la qualità anche in presenza di set elettronici modesti.
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di Claes [user #29011]
commento del 31/07/2016 ore 14:50:41
L'esempio sonoro è troppo corto e solo in una vena Pop/Jazz - spero che vi saranno ulteriori capitoli e con altri stili ritmici! La logica del posizionamento dei microfoni non fa un grinza in studio ma nella maggior parte dei casi impossibile da usare dal vivo. Problemi di feedback e rientro di altri strumenti... e molto dipende da che musica si suona.
Aquarius spiega bene le alternative elettroniche e ci aggiungo un paio di commenti IMHO extra su pads, MIDI e suoni campionati che non piaceranno a batteristi acustici... Una primissima domanda da porsi è "che il pubblico richieda a tutti i costi una scenografia imponente?". Può darsi che non faccia differenza - anzi, può far sembrare il tutto più moderno. La situazione in studio con sequencer MIDI è molto interessante dato che ci sono una infinità di samples a disposizione. È possibile cambiare e bilanciare suoni a posteriori partendo da una pista MIDI o avere patches specifici per pezzi dal vivo a seconda di quale è. Piatti e hi-hat rimarranno microfonati (credo) in eterno.
Roland TD-15: non mi sembra sia più in produzione e si può dunque trovarne uno usato. Guardando la lista prezzi Roland vedo che ce ne sono a prezzi allucinanti...
Dinamica: niente batte una vera batteria! Ascoltarne su dischi è però spesso o quasi sempre con dinamica ridotta da compressori + EQ e certe volte con effetti aggiuntivi.
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di Aquarius utente non più registrato
commento del 31/07/2016 ore 15:22:11
Ciao Claes, è difficile non essere d'accordo con te, quando leggo i tuoi post trovo sempre dei punti di osservazione in comune. Hai ragione, ho citato la TD 15 perchè sono andato a memoria, in realtà facevo riferimento a questo articolo di Accordo vai al link (è la TD25 sorry) Quello che sto capendo negli ultimi tempi è che, grazie alla tecnologia, è possibile e più facile avvicinarsi in modo efficace a risultati professionali praticando strade differenti. L'esempio di questo video è palese: batterista eccelso, studio di registrazione con apparecchiature all'avanguardia, sound engineering con i controc... Per rimanere nell'ambito chitarristico (a me più congeniale), avere la stessa chitarra, ampli, pedalanza di Steff Burns, per esempio, è un palliativo quando poi ci esibiamo in contesti totalmente differenti e soprattutto con tutto il resto della catena mancante (fonico, impianto PA stellare, spazi adeguati ecc.) è più facile avvicinarsi a quel risultato con un Kemper o Fractal o simili. Non essere d'accordo sulle mie asserzioni è sicuramente legittimo e magari anche sacrosanto perchè tanti possono ottenere risultati strabilianti con rig tradizionali, ma però crogiolarsi sul "si è sempre fatto così" è una chiusura mentale: negli anni 60 i gruppi ai nostri livelli, entravano in un ampli con tastiera, chitarra, basso e voce perchè....non c'era altro!!!! e magari uno degli elementi era di una scarsità e antimusicalità inaudita ma....era il padrone dell'ampli :)))) quindi per concludere: ognuno deve fare e seguire la strada più consona, quella che gli porta i migliori risultati, ma prendendo in considerazione e valutando possibili alternative. Altro mito da sfatare: accontentare il pubblico (a livello scenografico e soprattutto accontentandolo con le scelte di repertorio...) Ma quale pubblico? Qui in Italia???!!! Ho buttato via gli ultimi tre anni preparando e dando retta ai miei "soci" (non quelli del batterista sopracitato, un po' più preparati) un repertorio completamente fatto su misura per questo fantomatico pubblico. Beh, ora tutti a casa, licenziati, in autunno si prepara un power trio di musica strumentale alla faccia di tutto e di tutti. Preferisco avere davanti dieci persone interessate a quello che sto facendo che cinquecento (quando ci sono eh...) che potrei suonare tutto il ("loro") repertorio fuori tonalità e manco se ne accorgono. Il rock è morto? Boh, francamente me ne sbatto le palle, io sono vivo e lo suono, senza compromessi!!!
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di Claes [user #29011]
commento del 31/07/2016 ore 21:14:34
TD-25: grazie per il link e sono andato in giro sulla rete. Q/P ottimo anche se costosetto! Un passo alla volta imparo. Infatti è da molto che ho deciso di essere reincarnato come batterista. È peccato che non si possa campionare / importare samples sul TD ma a quanto vedo, è come un synth con controlli da manovrare. Il mio test in negozio sarebbe vai al link !!! Ricrearne suoni. Questi samples sono tratti da batteria acustica, campionati e usando una tastiera per programmare il sequencer - come pure i loops autentici e usatissimi. Sono costosi... pochi secondi di un intro. Questo è il più costoso, "Funky Drummer" - Clyde Stubblefield (con James Brown) vai al link e il numero 2 in classifica è però preso da un Roland TR-808 (percui non vale).
Già che sono in vena, devo dire che un batterista come il sopracitato si deve calmare e non eccedere vai al link (tutto perfetto) però ci sono anche dei batteristi da Jazz nel bel mezzo di musica Rock leggendaria che non erano pestatori. Mitch Mitchell, Ginger Baker, John Bonham e molti altri.
Il pubblico: dipende da dove si suona e dal giro di clienti fissi del locale! Fatti un repertorio dove ci sono melodie ben riconoscibili, da passato a futuro - arranggiati alla vostra maniera.

Davide adesso ci deve dare lezioni sul come usare il tocco da Jazz nel bel mezzo di una furia di chitarre! E su come seguire un batterista con swing incorporato per il resto della band.
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di Aquarius utente non più registrato
commento del 01/08/2016 ore 11:21:39
Si, un po' costosetta la TD25, ma con una macchina del genere passa la paura: si risolvono molti problemi. L'unico dubbio, per un uso live è la robustezza, "smonta/monta, attacca/stacca cavi", forse è più indicata per essere piazzata in studio o sala prove. Ma la mia è solo un'impressione, non ho riscontri diretti su questa mia asserzione. Quelli che hai citato sono batteristi che hanno fatto la storia del rock, ed io sono cresciuto con questo tipo di musica :))) In alcuni casi sono stili un po' datati ma sempre grandi. La caratteristica principale IHMO è che esaltavano le proprie doti in simbiosi con il basso creando un vero muro ritmico. Leggendarie le vere e proprie sfide tra Ginger Baker e Jack Bruce, quasi una "guerra" dovuta anche a contrasti caratteriali. Per non parlare della grandezza ritmica dell'accoppiata Mitch Mitchell/Noel Redding, un supporto portentoso per il grande Jimi... Trovo meno efficace l'accoppiata Mitchell/Billy Cox, quest'ultimo più in simbiosi con Buddy Miles, ed infatti nell'album Band of Gypsys, hanno costruito un tappeto ritmico molto più soul, ispirando Hendrix su di una strada più orientata verso radici black. Però John Bonham non è che avesse quel gran tocco leggero eh..:)))) Mi piacerebbe molto ascoltare nuovi esempi di Davide Ragazzoni, magari improntati sulla semplicità, quindi fruibili ai più, essendo dotato oltre che di indubbia tecnica e gusto, di un'eleganza veramente notevole. Oggi partenza per Barcellona, vacanza inaspettata quindi ancor più gradita, si stacca un attimo dalla musica... ma no.... una Squierina ed un Microcube ce lo portiamo dietro lo stesso.. Non si sa mai... Saluti!!!
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