Così, con l’idea di confezionare un contenuto estivo e leggero che non ambisca a entrare in dettagli troppo tecnici o specialistici, abbiamo girato la domanda ad alcuni amici e colleghi di Accordo, giganti della chitarra italiana, tutti professionisti con un’esperienza enorme in fatto di strumentazione e relativo utilizzo dal vivo.
Ci siamo fatti dire la loro, raccontare i loro trascorsi e, in alcuni casi, descrivere il set up attuale.

Ne sono usciti dei contenuti vivaci e divertenti che siamo certi avranno anche un prezioso valore formativo e didattico per i chitarristi più giovani e inesperti che stanno ancora lavorando sodo nell’affannosa ricerca del proprio suono e della strumentazione adeguata. Oggi pubblichiamo i primi tre contributi, quelli di Giacomo Castellano, Osvaldo Di Dio e Massimo Varini.
Massimo Varini
Il ritorno dei rack? Credo si tratti di mode… ricordo quando negli anni ’90 si girava con i frigorifer. Se non avevi l’attrezzatura a rack ma un testa/cassa con i pedalini sembravi un poveraccio, un antico. Poi la cosa si è ribaltata: negli anni 2000 se avevi un rack invece di testata e pedalini accadeva la stessa cosa ma al contrario! Personalmente, ho sempre abbastanza guardato in avanti fregandomene delle mode o, addirittura, cercando di anticipare gli eventi.
Credo che, come tutte le mode dettate anche da strategie di marketing, si seguano dei cicli. I rack secondo me torneranno, perché avremo bisogno di diverse cose che non sempre sono integrate in modo efficace in queste macchine tuttofare. Chi usa Kemper o Bias o altre strumentazioni, ha poi bisogno di altre macchine da portarsi al seguito: quindi ecco i finali rack, gli stabilizzatori, gli switching system, i cassetti porta pedali…
Massimo Varini nel 1988
Osvaldo Di Dio
Non credo che torneranno i frigoriferi proprio perché le macchine di adesso riescono a fornire potenze di calcolo nettamente superiori in spazi incredibilmente ridotti.
Tra quelli che hai citato sto utilizzando da diversi mesi la Helix in versione Floor perché ho riscontrato un'ottima robustezza dal punto di vista costruttivo senza dover rinunciare alla comodità di una macchina all in one. La versione rack è essenzialmente identica ma risulta sicuramente più adatta per un inserimento in studio o come ampliamento di un rack già esistente. Nel recente tour di Battiato le chitarre passavano esclusivamente in Helix sia in diretta che in 4CM. Nelle produzioni pop di oggi, che sono estremamente prodotte, viene richiesto di avere tutto a tempo song per song (modulazioni, delay, ecc.), e il digitale aiuta molto. Poi, capita sempre più spesso di effettuare più tour contemporaneamente e all'interno di queste macchine è possibile salvare setlist per ogni repertorio. Inoltre, l'enorme vantaggio che sto riscontrando è quello di avere centinaia di effetti sempre a portata di mano: di solito assemblavo pedaliere apposta per il tour che andavo a fare, ma questo, per forza di cose, blinda la tua sonorità. Nell'ultima versione di "Shock in my Town" ho pensato, pochi minuti prima del debutto allo Street Music Art di Assago, di inserire un Whammy Pedal all'interno dell' assolo: è stata un'idea vincente che a Franco è piaciuta molto. In questo caso, si è trattato di un Whammy, ma sarebbe potuto essere qualsiasi cosa perché è tutto lì alla tua portata.
La pedaliera di Osvaldo Di Dio sul palco di Franco Battiato
Giacomo Castellano
Ritengo che i sistemi a rack siano sicuramente più solidi e sicuri di quelli interamente a pedaliera ma credo siano adatti solo a grossi tour con tecnici che li montano. Spesso però, togliendo il rack di torno, la pedaliera si riempie e diventa pesantissima; di conseguenza si torna a dover gestire un setup che spesso ha senso solamente in grossi e medi tour.
Personalmente la mia soluzione è composta da due pedaliere: una leggera con l' Helix, che fa un po' di tutto, un'altra più complessa e pesante ma che in qualche modo conferisce più personalità, poiché ogni singolo elemento è stato selezionato nel tempo per una sua caratteristica specifica. La seconda deve essere assemblata a regola d'arte (Come molti sanno le mie pedaliere sono assemblate da Pierangelo Mezzabarba.)
Ho puoi un terzo setup che uso per le jam che prevede solo tre pedali.
Ritengo che in qualunque produzione si sia coinvolti conti la ricerca del suono adatto alla musica da eseguire: è il repertorio a determinare cosa va usato e cosa no. In studio preferisco avere tutte unità a rack; dal vivo, invece, se posso evitare i rack è meglio, specialmente se nessuno ti monta la strumentazione.
Credo che in realtà si vada verso un'era che consentirà di avere molta potenza in poco ingombro, sia su pedaliera che su rack, poi ognuno sceglierà in base alle proprie esigenze. Una volta c’erano i frigoriferi perché si usavano più unità, visto che ognuna era specifica per una cosa sola (ambienti, modulazioni…) e poi si usavano anche i preamplificatori a rack.
Giacomo Castellano sul palco di Raf nel 1991
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