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Hagstrom Metropolis S: Les Paul per fenderisti squattrinati
Hagstrom Metropolis S: Les Paul per fenderisti squattrinati
di [user #12502] - pubblicato il

Non tutti sono a proprio agio con il peso, la scala corta e la voce grossa di una Les Paul ma se vi fanno gola le sue curve, Hagstrom ha una soluzione ottima per gli amanti dei single coil, della scala lunga e dei legni più leggeri e brillanti, anche se si è mancini.
Quando ragiono di chitarre rischio sempre di inlooparmi in pensieri un pelo troppo intricati. Magari i diagrammi di Eulero-Venn (quelli studiati in seconda media) possono darmi un aiuto.
Prendiamo l’insieme delle chitarre elettriche con il manico scala 25.5", perché io le chitarre con la scala Gibson continuo a prenderle e rivenderle o a prenderle e a non usarle (sarà che ho proprio la mano da fenderista? Boh), intersechiamo il precedente insieme con quello delle chitarre solid body Hagstrom mancine, un marchio che ha sempre solleticato la mia curiosità, vuoi per le forme abbastanza originali, vuoi per il rapporto qualità/prezzo notoriamente ottimo, vuoi per la tastiera in resinator e il truss-rod H-Expander che un mio amico architetto definirebbe affettuosamente "putrella". L'intersezione, se non erro, è un sottoinsieme di tre modelli.
Il primo fa parte della serie F e non è più in produzione da qualche anno. Non mi è mai capitata l’occasione di prenderne una, nuova o usata. Peccato, una mia amica la utilizzava con sommo compiacimento (la sua era destra, ovviamente) e inoltre quell’aspetto da diavoletto uscito un po’ malconcio dalla penna del designer mi stava simpatico.
Il secondo è la Super Swede, un classico del catalogo. Non l’ho mai comprata essenzialmente per paura del peso (è un macigno con body e manico in mogano e top in acero) e per il prezzo medio/alto che mi avrebbe obbligato, nel caso non mi fosse piaciuta, a svenderla, come testimoniato dai bassi prezzi dei pochi usati che si trovano sui vari mercatini.
La terza è una new entry del catalogo, ovvero la Metropolis S, ed è pure la protagonista di questo articolo.

Hagstrom Metropolis S: Les Paul per fenderisti squattrinati

L'ho scelta, tra i vari motivi, perché era l’intersezione dei due precedenti insiemi con quello delle chitarre a forma di Les Paul. A me la forma Les Paul piace un sacco (anche nelle accezioni "povere", come la Junior), così come l’ergonomia della chitarra, soprattutto in piedi, mentre apprezzo decisamente meno altre caratteristiche, in primis il peso e in seconda istanza, come scrivevo sopra, la scala del manico. La Hagstrom invece sembra fatta per me: scala Fender, look fighissimo (il crema col battipenna tartarugato mi fa impazzire e trovo stupenda pure la paletta) e inoltre c’è il capotasto in TUSQ, mentre il corpo è di ontano, e lascia ben sperare per la mia schiena e le mie spalle da impiegato quasi quarantenne.

Mi capita per puro caso di vederne una in rete per un prezzo molto basso e la compro al volo. Contestualmente, ordino anche i piroli reggicinghia e le meccaniche locking sul solito sito. I pickup da sostituire ce li ho già: sarà una fissazione, ma i trasduttori stock (neppure quelli Fender USA, per dare l’idea) non mi sono mai e poi mai andati bene, e implementare sulle mie chitarre pickup di marca, siano Wylde, Seymour Duncan, Di Marzio, e pure Tonerider, anche se costano meno, è sempre stata fonte di soddisfazione e di grandi miglioramenti di suono, almeno per le mie orecchie.
Finalmente arriva il pacco, o meglio il doppio pacco, poiché la chitarra è stata inserita in un cartone trapezoidale che a sua volta è stato imballato a regola d’arte in un altro scatolone, tanto che la chitarra è giunta dall’Inghilterra ancora accordata.

Hagstrom Metropolis S: Les Paul per fenderisti squattrinati

Guardandola, tastandola e suonandola da spenta, le prime impressioni si sono concentrate sulle finiture. Per quanto minimali siano (niente binding, verniciatura coprente, giusto qualche intarsio sulla paletta) sono di qualità più che buona. Inoltre la chitarra è ben bilanciata ed è leggerissima, quasi ai livelli della Danelectro '59, complice anche il corpo piccolo e spesso 41 millimetri. La tastiera, dal radius piuttosto ampio, è talmente liscia da sembrare finta (in effetti lo è, essendo di plastica...), i tasti sono installati bene e il manico è abbastanza cicciotto. Infine, al contrario della Les Paul, l’accessibilità agli ultimi tasti è buona. Da censurare è il disallineamento delle corde con i poli dei pickup. È anche vero che a questo prezzo non si possono pretendere miracoli in serie.

Hagstrom Metropolis S: Les Paul per fenderisti squattrinati

Da spenta, la chitarra sembra abbastanza risuonante. Stavolta però voglio fare il collaudatore serio, e aspetto almeno una prova con il gruppo prima di upgradare lo strumento, giusto per rendermi conto di come sia la chitarra chiavi-in-mano, anche se il setup del manico e dell’action e la regolazione delle ottave sono obbligatori.
Andiamo alle prove del venerdì sera: solito gruppo, solita sala prove, solito setup e pure solita scaletta, in modo che ci siano tutti i parametri per il confronto con le altre mie chitarre. Ripetendo un paio di brani, ho avuto pure la possibilità di effettuare una prova A/B prima con la Westone (che è attualmente il miglior pezzo del mio arsenale) e con il Mostro Azzurro: in ambedue i casi la Metropolis non ne esce troppo malconcia.

La prima lieta sorpresa arriva dalle meccaniche: nonostante non siano autobloccanti resistono abbastanza, quantomeno molto di più, per esempio, delle meccaniche originali della mia Stratocaster American Standard, anche se un apporto significativo in questo senso potrebbe essere garantito dal capotasto in TUSQ. L’accordatura resiste anche per quattro canzoni prima che si e sol cedano, e per come suono io non è affatto male. Le cambierò lo stesso, comunque onore al merito.
La seconda lieta sorpresa sono i pickup che, nonostante siano dei single coil cinesi non noiseless, comunque sono abbastanza silenziosi e resistono dignitosamente al feedback. A livello timbrico, invece, tutto secondo previsione: spompi, decisamente poveri sulla parte alta dello spettro (quello al manico suona piuttosto intubato, un po’ meno peggio quello al ponte) e anche i bassi sono mosci. La differenza con i trasduttori più blasonati con cui li ho confrontati è avvertibilissima soprattutto sui suoni cruch, dove affiorano evidenti lacune in termini di armoniche e di dinamica. Appena avrò tempo farò l'upgrade.

Hagstrom Metropolis S: Les Paul per fenderisti squattrinati

In sintesi, la Hagstrom è uno strumento di discreta fattura e dall’ottimo rapporto qualità/prezzo. Ha varie lacune, quasi tutte compensabili sostituendo componenti elettronici e meccanici, e anche qualche punto forte, come l’ergonomia, la suonabilità e alcune scelte costruttive originali e intelligenti. È decisamente consigliata per fenderisti che desiderano una tetragona chitarra “da battaglia”, per principianti e studenti alla ricerca di qualcosa di originale o come muletto diverso dalle solite Telecaster e Stratocaster.
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