Schecter Solo II Custom, single cut dal sapore moderno
di redazione [user #116] - pubblicato il 06 dicembre 2016 ore 07:30
Una single cut come la Solo II Custom mette sul piatto caratteristiche classiche, in linea con quelle dei modelli a cui si ispira, condite con alcune novità che la portano dritta dritta nel presente. Meccaniche autobloccanti, pick up Custom Shop e radius compund.
Schecter ha condensato nello stesso strumento alcune delle caratteristiche estetiche e tecniche della single cut più famosa di sempre, riprendendole e, sotto certi punti di vista, migliorandole.
Il corpo è un classico pezzo di mogano, pieno, con un top in acero, al quale è incollato un manico sempre in mogano con tastiera in ebano a 22 tasti. Tutto in perfetta sintonia con i cinquant’anni e passa di storia delle chitarre made in Nashville. La modernità si nasconde però nei dettagli e non tutti sono visibili a un primo colpo d’occhio. Il primo è il radius compund che parte da 12’’ arrivando ai 16’’ man mano che ci si avvicina alla fine della tastiera. Questo aumenta in maniera esponenziale la facilità con cui ci si può muovere su e giù per il manico. A questo si uniscono i tasti X Jumbo, tanto amati dai moderni rockettari, più propensi ai virtuosismi.
Se da un lato il binding attorno al body, gli intarsi a blocco in madreperla e l’hardware cromato ci riportano ai grandi classici, il capotasto compensato Ernie Ball e le meccaniche autobloccanti sono un plus perfetto per garantire un’ottima stabilità dell’accordatura. Il ponte fisso TonePros T3BT è infine una garanzia di solidità.
L’elettronica è di prim’ordine. Ai due controlli di volume e quello di tono sono collegati due humbucker Schecter Custom Shop Pasadena. Questi sono due magneti dotati di un ottimo output, ma in grado di dire la loro anche quando ci si muove in ambienti clean.
Imbracciandola si sente subito tutto il peso del mogano che si fa sentire, ma in maniera sopportabile, grazie anche al buon bilanciamento, sia quando si sta in piedi che quando si suona da seduti.
Quando la manopola del gain non supera le ore nove, il sound è già cicciotto, soprattutto quando si utilizza il pick up al ponte. Questo è smaccatamente carico di medie, si fa sentire in faccia anche se il suono clean non diventa quella botta in pancia che ci ritroviamo quando passiamo al crunch e poi alla distorsione. I magneti del Custom Shop sono davvero una bella scoperta. All’aumento del guadagno corrisponde una nitidezza sempre maggiore che sgrana le note una a una e che possono raggiungere le orecchie senza fatica, senza impasti, anche se mettiamo il selettore in posizione uno.
La comodità del manico a C non fa stancare nemmeno dopo una mezz’oretta buona di svise e i tasti jumbo riducono l’energia necessaria per schiacciare le corde, tutte a favore della suonabilità. Anche il radius compund è un plus da non sottovalutare e sotto le falangi si fa sentire.
Il punto di forza della Solo è proprio l’unione del mondo classico di una single cut tradizionale con sonorità più moderne, dovute non solo alla scelta di humbucker più spinti e scelte liuteristiche più attuali, unite a quelle classiche come il diapason da 24,75’’, i 22 tasti e il body senza relief.
Con un prezzo che si attesta attorno ai 1400 euro la Solo II si ponte in una fascia abbastanza alta. La scelta dei materiali e la scheda tecnica, però, non lo fanno apparire troppo elevato, ma in linea con quanto offerto. Anche dal punto di vista estetico la Schcter si fa amare catturando gli sguardi e colpendo dritto in faccia appena si apre il volume.