Ogni anno, delle nuove specie vegetali e animali entrano a far parte delle competenze del CITES, ma per il 2017 nel mirino sono finite numerose varietà di palissandro che, la sorte vuole, sono le stesse usate sulla stragrande maggioranza delle chitarre e dei bassi, dai più preziosi a quelli meno costosi.
, che potrebbero ritrovarsi ad avere a che fare con l'obbligo di mettere in regola i propri strumenti anche retroattivamente e con prassi ancora da definire.
Le istituzioni si stanno muovendo per rendere le procedure più chiare possibili e non è il caso di farsi prendere dal panico. Tuttavia c'è ancora una certa confusione nell'ambiente e ogni Paese interpreta e regolamenta le direttive del CITES secondo le proprie leggi, quindi le informazioni che oggi è possibile reperire dagli USA e altre nazioni non sono necessariamente utili per l'Italia. Ci sono alcuni Paesi di cui, però, è il caso di preoccuparsi particolarmente: la Cina è produttrice di una gran quantità degli strumenti che troviamo appesi nei negozi di tutto il mondo, e qualcosa sta cambiando in oriente.
Abbiamo contattato , che produce strumenti in Cina, li distribuisce internazionalmente e ne importa altri in Italia dai marchi di fabbricazione asiatica, per sapere cosa sta accadendo dall'altra parte del mondo e come si ripercuoterà sul mercato italiano. Roberto Fontanot ci ha aiutato a delineare un quadro più chiaro della situazione attuale del mercato per ciò che riguarda il traffico dalla Cina verso l'Italia e dall'Italia verso il resto del mondo.
Pietro Paolo Falco: La Cina è un vero gigante nella produzione di strumenti musicali, e anche Eko ci lavora molto. Come ha accolto il Paese le modifiche CITES. Cosa sta succedendo laggiù?
Roberto Fontanot: La Cina il mese scorso, quando si è resa conto che il problema è di caratura internazionale, nel dubbio ha disposto che non venisse spedito nulla verso l'estero se non dopo che il governo avesse creato una strategia di comportamento a livello nazionale.
Per cui, prova a immaginare, è rimasta bloccata tutta la produzione mondiale delle chitarre per un mese, un mese e mezzo.
Il giorno 4 le istituzioni hanno risposto e hanno deciso che tutte le fabbriche devono certificare e, in tal senso, hanno imposto a tutti i produttori che utilizzano il palissandro di mandare il personale a fare due giorni di corso, quindi l'11 e il 12, per la zona in cui lavora Eko, tutte le fabbriche manderanno dei dipendenti a imparare a gestire la documentazione.
Al momento i tempi di certificazione sono di trenta giorni, e questo crea grossi problemi. Un po' tutte le aziende si sono lamentate, ma questo è l'inizio, e andando avanti riusciranno senz'altro a rendere un po' più semplice il procedimento.
Al momento non è chiaro se la Cina certificherà semplicemente se la cosa è a norma o se farà seguire anche la certificazione della specie. Perché al momento sembra non siano in grado neanche di fare questa cosa. In più, si aggiunge la possibilità di mettere a norma tutto il magazzino, e anche quello è un grosso problema.
PPF: Cosa cambia invece per ciò che riguarda gli strumenti che devono circolare dall'Italia verso gli altri Paesi?
RF: Sembrerebbe che chi deve fare esportazione avrà bisogno di nuovo di una certificazione CITES relativa all'esportazione. Quindi i prodotti dovranno essere accompagnati da una fattura con data ingresso e relativa certificazione.
Puoi immaginare per un distributore che casino sarà, perché in magazzino stocca diversi lanci di produzione e, quando deve spedire a un cliente le sue venti o cinquanta chitarre, potrebbero appartenere al vecchio magazzino prima del 2016, potrebbero essere della spedizione di febbraio, di marzo... e bisognerà cercare la fattura, chitarra per chitarra, e la relativa certificazione.
PPF: Cosa succede, invece, se si opera entro i confini dell'Unione Europea?
RF: La documentazione non è richiesta a livello Europa. Al momento, se devo fare una certificazione Italia per l'Italia, neanche la posso fare. Ma anche questo andrà chiarito perché, se importo regolarmente una chitarra dalla Cina, certificata, finché la tengo in magazzino avrà un CITES che sarà quello dalla Cina. Supponiamo che io la voglia vendere in Germania: il tedesco la compra, ed è ok, ma poi supponiamo che lui voglia fare un viaggio in America. Senza certificazione come fa?
Credo che alla fine bisognerà creare davvero un documento accompagnatore strumento per strumento, perché o certifichi o non certifichi, non puoi permetterti di non dotare la chitarra del documento solo perché può circolare liberamente in Europa. Non puoi costringere il musicista a evitare un giro all'estero per paura di essere fermato e, ti dico, già lo fanno.
PPF: Questa è una preoccupazione di molti: ci si può davvero trovare la chitarra confiscata alla dogana durante un semplice viaggio?
RF: La polizia tedesca e quella svizzera questa cosa qui l'hanno capita benissimo da almeno sei o sette anni. Quando arrivi in Svizzera ti aprono la custodia e guardano già che cos'è. Se per caso hai una Stratocaster degli anni '60 non fare la cazzata di arrivare in Svizzera senza la certificazione perché, anche se è lapalissiano che la chitarra sia stata prodotta in degli anni in cui la certificazione non esisteva, ti viene sequestrata. Resta lì. Ho clienti che hanno pianto per questa cosa.
Quando hanno bloccato - per fortuna - il commercio dell'avorio, chi ha certificato di avere un pianoforte in avorio può detenerlo, perché sennò è come un'arma, c'è la denuncia penale. Avresti dovuto certificare anche il possesso tuo, domestico.
PPF: Immagino che le nuove procedure finiranno per incidere anche sui costi di produzione. Cosa cambierà per i consumatori?
RF: Io credo che alla fine tutti i produttori cercheranno di assorbire i costi per non farli pesare sull'utente finale, perché dei costi di gestione ci saranno di sicuro.
Ho un carissimo amico, che è il re del palissandro lì in Cina, e la sua licenza è proprio decaduta. Con le normative nuove, è "ok, quello che hai fatto fino adesso è fatto, ma da domani non vale più nulla", quindi sta richiedendo licenze nuove per fare il commercio.
Poi in Cina in questo periodo ci sono dei grandissimi casini, stanno cercando di rimediare all'inquinamento con leggi molto rigide che sta applicando il governo centrale saltando addirittura le province, sta cambiando tutto. Le fabbriche stesse vengono visitate dagli ispettori continuamente perché vogliono ottenere dei risultati nel breve termine. I prezzi aumenteranno più per quello che per il discorso del palissandro.
PPF: L'uso del palissandro potrebbe comunque essere messo in dubbio a causa di queste nuove complicazioni?
RF: Parlavo con questo amico, ed era in dubbio anche lui su quello che sarà il futuro del palissandro in Cina, perché già molte fabbriche stanno pensando di utilizzare dei materiali di sintesi, che io ho anche testato. Ce ne sono tre o quattro in circolazione, molto belli, e ce ne sono cinque o sei molto economici, ma devo dire che quello economico anche un addetto ai lavori come me fa fatica a capire che non sia palissandro vero, sono veramente splendidi. Quelli belli, poi, sono proprio bellissimi: anche se li tagli di sezione, sembra proprio legno, se li rompi si rompono come il legno, li devi bruciare per sentire che c'è la resina dentro.
In tanti stanno pensando di muoversi in quella direzione per saltare il discorso della normativa, però rimane sempre il dubbio che poi il mercato lo apprezzi. Chi ci dice che il chitarrista accetterà di acquistare uno strumento con la tastiera in resina anziché in palissandro?
Al momento non sembra neanche che il palissandro possa aumentare per questo motivo. In Cina, tanti si sono organizzati, ne hanno acquistato grandi quantità e hanno fatto magazzino perché avevano annusato questa cosa, però non è neanche detto che il prezzo salirà. Può anche essere che aumenterà un casino la resina perché tutti vorranno usarla!
(ndr: immagini di repertorio) |