Il nome Schecter non ha bisogno di presentazioni, tutti conoscono questo produttore di chitarre radicate nel rock, sinonimo di qualità e innovazione in un settore spesso aggrappato ai propri schemi. Forse però non tutti sanno che questa azienda ha una lunga tradizione di qualità, che nasce a fine anni '70, agli albori del rinascimento della chitarra.
Nella seconda metà degli anni '60 il successo enorme delle chitarre solid body attrae l'interesse di grandi investitori. I due principali brand (Gibson e Fender) entrati nell'orbita CMI (poi Norlin) e CBS rispondono alla richiesta di maggiori profitti con un progressivo calo qualitativo, che nel corso del decennio successivo avrà influenze importanti sulla loro storia e in generale su quella della chitarra.
Gibson e Fender perdono colpi (arriveranno a rischiare il fallimento, quasi in contemporanea, a metà anni '80), con due conseguenze. La prima è il fenomeno "vintage", con la crescita verticale dei prezzi delle chitarre costruite nell'epoca d'oro. La seconda è la nascita di aziende piccole e piccolissime, in gran parte a carattere artigianale, per rispondere alla domanda di qualità che proviene forte dai musicisti.
Tra questi nuovi imprenditori del settore c'è il liutaio californiano David Schecter, che apre nel 1976 un laboratorio a Van Nuys (California) per produrre manici, corpi e hardware destinati a migliorare le scadenti Fender dell'epoca. La sua piccola produzione ha una qualità altissima, i suoi legni esotici fanno colpo, finché alcuni tra i negozi di strumenti frequentati dalle rock star (Rudy's Music a New York, Strings & Things a Memphis, Rokin' Robin a Houston) cominciano ad assemblare chitarre Fender-style usando le sue parti.
Nel 1979 David Schecter - il cui catalogo conta oltre 400 articoli diversi - comincia a proporre chitarre già assemblate, raggiungendo un'enorme popolarità quando Mark Knopfler, Lou Reed e Pete Townshend salgono sul palco con le sue "Dream Machine", chitarre Strat e Tele style rigorosamente acquistate in negozio.
Sovrastato dall'enorme successo e da una domanda cui non riesce a far fronte, nel 1983 David accetta un'offerta vantaggiosa da parte di un gruppo di investitori texani che rilevano l'azienda, la portano in Texas e continuano a produrre strumenti di buona qualità, anche se una volta esaurite le scorte di materiale californiano è possibile che una parte dell'hardware venga commissionata a produttori orientali.

La chitarra è di questa epoca. Si tratta di una splendida "Strat style" candy apple red del primo periodo texano. Con tutta probabilità è stata costruita con componentistica di origine Van Nuys. Tra le caratteristiche principali, il "contour body" molto sagomato (sexy!), con battipenna bianco e i classici pickup Monstertone neri col suono molto grosso. A differenza delle prime "dream machine" di Van Nuys che avevano tre microswitch, questa ha il classico selettore a tre posizioni. Il circuito è l'originale Schecter, con un volume e due controlli di tono molto particolari. Uno è un passa-alti, che avvicina il suono dei Monstertone a quello dei classici Fender, l'altro è un normale tono, ma calibrato per agire sulle frequenze molto alte, creando una simulazione molto credibile del suono di un classico humbucker Gibson. Tra le altre peculiarità delle Schecter originali c'è la paletta senza abbassacorde, sostituito dalle meccaniche tipo Kluson, ma con gli alberi di altezza diversa. Il capotasto in ottone di serie è una fissa ereditata da Dave Schecter. Il maple neck da 21 tasti ha un raggio da 9,5 (pare che questa sia stata una richiesta di Mark Knopfler direttamente a David a fine anni '70).

Il periodo texano dura solo quattro anni: nel 1987 i texani decidono di sbarazzarsi del giocattolo, pare anche a causa delle azioni giudiziarie che la rinata Fender intenta a chi costruisce chitarre con paletta e forme Stratocaster e Telecaster. Finché Schecter produceva componenti Fender chiudeva un occhio, ma evidentemente Bill Schultz non accetta di vedere delle Stratocaster fatte e finite con un marchio sulla paletta diverso da Fender.
Il marchio passa a Hisatake Shibuya, un imprenditore giapponese già proprietario del Musician Institute e di ESP Guitars. La produzione torna in California e a distribuirla compare Aspen Pittman, fondatore di Groove Tubes. Viene avviata una produzione orientale che si affianca a quella californiana. Ancora per qualche anno le Schecter mantengono la paletta Fender. L'azienda si barcamena per qualche anno, fino al 1996, quando Hisatake Shibuya conosce Michael Ciaravolo, un brillante musicista che lavora presso uno dei pochi distributori Schecter, Sunset Custom Guitars. Il feeling è immediato e Michael diventa presidente della Schecter Guitar Research. Sarà lui a trasformare l'azienda, abbandonando la sudditanza progettuale nei confronti di Fender e avviando il processo di affermazione di design originali che ne decretano l'odierno successo. |