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Essere motivati dall’aspirazione di agguantare qualcosa che piace, è uno dei più grandi incentivi a migliorare. Per un principiante, riuscire a suonare il riff di “Black In Black”, uno dei più grandi pezzi rock di tutti i tempi, può essere un traguardo così straordinario da raggiungere, da giustificare volentieri anche una giusta dose di impegno, sacrificio ed esercizio. |
Per suonare bene questo riff, infatti, gli elementi da curare e considerare sono tanti: dalla cura del suono (una distorsione eccessiva non va d'accordo con le ritmiche granitiche degli AC/DC) al timing, fino alla pulizia esecutiva.
Il riff è apparentemente molto semplice, perché si snoda su tre semplici accordi, tutti di 5: il E5, il A5 e il D5. Nessuno di loro, infatti, fa risuonare la terza. La loro esecuzione richiede tanta cura e precisione. Le corde colpite devono essere sempre le stesse, e l’esecuzione bisogna sia controllata e mai sbracata: percuote con troppa forza le corde fa perdere definizione e impatto alla parte. Se poi, per l’eccessiva foga nel suonare, si colpiscono anche le corde non direttamente interessate dal riff, il sound della parte sarà compromesso.
A rendere impegnativo questo riff è la presenza di due piccole frasi melodiche che rappresentano già, un tutt’altro che scontato approccio solista. Il primo è un passaggio sulla pentatonica di Em (E, G, A, B, D) suonata a vuoto e in prima posizione. La pentatonica è arricchita dalla nota blues, il Bb. Qui, dove ne proponiamo la dittegggiatura, la nota è scandita singolarmente.
Nell'esecuzione del riff, viene presa con un bending di semitono.
Il secondo è un passaggio cromatico che fa perno sulla nota di B.
In entrambi i casi pulizia esecutiva e decisione ritmica sono fondamentali per la riuscita della parte.
"Back in Black" è il singolo probabilmente più conosciuto degli AC/DC ed è il pezzo che nomina anche il loro capolavoro omonimo, l'album Back in Black uscito nel 1980 e che ha venduto più di 50 milioni di copie. Questo brano è una sintesi perfetta dell'unicità e potenza del sound della band e una testimonianza unica del chitarrismo monolitico e inarrivabile di Malcom Young, una delle più grandi chitarre ritmiche della storia del Rock.
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