Le chitarre di Wandré tornano a SHG Music Show tanti anni dopo
di alberto biraghi [user #3] - pubblicato il 30 settembre 2021 ore 20:45
Dopo una passeggiata tra gli stand Antonio Pioli, meglio noto come Wandré, estrasse dalla borsa alcune bombolette di vernice spray e trasformò un vecchio contrabbasso in un'opera d'arte. Era un SHG di tanti anni fa, nel novembre 1997. Tanti anni dopo, a SHG Music Show 2021, il 27 e 28 novembre prossimi, celebreremo il grande artista e liutaio emiliano con la più grande esposizione di chitarre Wandré mai vista in Italia.
Fu un evento eccezionale, ma che non ebbe la giusta risonanza visto che Wandré - come capita spesso ai geni italiani - era più noto e apprezzato all'estero che in casa nostra. Per questo, un quarto di secolo dopo, onoreremo Wandré con una grande esposizione dei suoi strumenti - opere d'arte a SHG Music Show 2021, in collaborazione con il gruppo di persone meravigliose che da anni è impegnata per tenere vivo il ricordo di una delle più geniali e creative personalità del mondo della chitarra.
Ma chi era Wandré? Antonio Wandré Pioli, nato a Cavriago (RE) nel 1926, è stato il liutaio più rivoluzionario del secolo scorso, artista e geniale inventore, capace di mescolare materiali inconsueti, meccanica, arte e design per trasformare la chitarra elettrica in un’opera d’arte pop.
Poco noto in Italia, è idolatrato all’estero, dove i suoi strumenti, vere “sculture fruibili per fare musica”, cambiano proprietario raramente e a peso d'oro. Le chitarre Wandré hanno affascinato nel tempo artisti come Adriano Celentano, Mina, Bob Dylan, Frank Zappa, Ace Frehley, Joe Perry, Buddy Miller, Geddy Lee, Bernie Marsden, Peter Holmström, Bocephus King, Sean Ono Lennon, per citarne solo alcuni. E sono state fonte di ispirazione per maestri della liuteria come Dieter Gölsdorf, Trevor Wilkinson, Anthony Paine, Phil Sylvester, Enrico Di Donato, Claudio e Claudia Pagelli.
Wandré fu soprattutto un innovatore:
fu il primo in Italia a costruire chitarre elettriche e allestì la prima fabbrica italiana del settore;
fu il primo al mondo a usare l’alluminio per i manici delle chitarre e per i ponti dei contrabbassi;
fu il primo a realizzare contrabbassi a scala intera con manico smontabile e pieghevole per facilitarne il trasporto;
fu il primo a costruire una chitarra elettrica con amplificatore incorporato;
fu il primo a usare la tecnica di verniciatura “sparkle” in una chitarra.
Ma fu innovatore anche nell'industria e nell'arte:
fu il primo al mondo a utilizzare il cemento precompresso per la copertura di un edificio;
fu l'unico al mondo a mettere l’utopia al timone di una fabbrica, coniugando le esigenze dell’avanguardia con quelle dell’impresa, dunque anticipando di quasi mezzo secolo anni lo "Humanistic management";
anticipò la Factory di Andy Warhol di 4 anni e la psichedelia di quasi 10 anni;
aderì attivamente al movimento Fluxus negli anni '70.
Wandré fu anche partigiano, capomastro, liutaio, politico, artista eclettico, polemico. Era un uomo folle e disperato, che fece della ricerca della libertà una ragione di vita che perseguì coerentemente fino all'ultimo, a dispetto di tutto e di tutti, vivendo da protagonista ogni cambiamento della società.
Morì nel 2006. Restano le sue chitarre, ogni anno più ambite e apprezzate, anche grazie all'impegno di un gruppo straordinario di persone che tiene vivo il suo ricordo con impegno e dedizione. Li vogliamo citare uno per uno: Marco Ballestri, Paolo Battaglia, Gianfranco Borghi, Loris Buffagni, Luca Buffagni, Mirko Ghirardini, Giorgio Menozzi (genero di Wandré), Johnny Sacco, Adelmo Sassi.