Spesso su Accordo capita di leggere articoli, interventi e pagine di diario che trattano, quasi sempre in maniera critica, dei rapporti tra musicisti (professionisti o dilettanti, poco importa) e gestori di locali dove si fa musica dal vivo. Anch'io, come tutti, avrei le mie storielle sgradevoli da raccontare, ma preferisco affrontare l'argomento in maniera positiva. Qualche giorno fa un amico, gestore di un piccolo locale che caparbiamente propone musica dal vivo finendo quasi sempre alla pari se non in perdita, mi ha detto: "Il problema è che il passaparola ha funzionato per i musicisti, ma non per il pubblico: pochi sanno che qui si fa musica dal vivo, ma ogni giorno vengono musicisti di ogni genere, preparazione, età a chiedermi di farli suonare. Il bello (si fa per dire) è che anche quelli che vengono qui a suonare non si fanno mai vedere come clienti". Quest'ultima frase mi ha suscitato una serie di considerazioni, che voglio condividere con i lettori sotto forma di: Dieci buoni motivi perché un musicista frequenti i locali dove si fa musica dal vivo: 1. Autopromozione. Meritatamente o meno, una faccia nota ispira più fiducia, è più facile che il gestore di un locale offra una serata, o comunque le date migliori (quelle non concomitanti con partite di calcio, scioperi generali, previsioni meteorologiche disastrose) ad un musicista a lui familiare, anche solo "di vista", e frequente avventore del suo locale. 2. Creazione di un mercato. Se tutti i musicisti che vogliono suonare in un locale lo frequentassero si creerebbe una clientela costante a quasi tutti gli eventi live, ed eviteremmo di sentirci dire la fatidica, umiliante frase "Si, ma quanta gente mi porti?", o peggio di essere costretti reclutare parenti ed amici per fare colpo la prima volta (che magari è di quelle non retribuite "di prova" secondo il malcostume imperante) ed avere altre date. 3. Ampliamento del mercato. Se un locale ha una clientela costante e numerosa nelle serate di musica live i concorrenti saranno invogliati a proporre serate simili, con un aumento di opportunità per i musicisti e per il pubblico. 4. Creazione di una "scena". Certo non siamo a Londra negli anni '60, ma l'incontro frequente di musicisti nei locali dove si fa musica dal vivo crea incontri proficui per fare e disfare gruppi, iniziare collaborazioni, vendere e comprare strumenti, scambiarsi opinioni e consigli. 5. "Spionaggio industriale". Vedere cosa e come suona la concorrenza può essere utile e istruttivo sotto molteplici punti di vista. Ad esempio, per chi suona cover, serve ad aggiustare il repertorio in modo da non mettere in scaletta metà dei brani suonati dal gruppo che si è esibito nel medesimo locale la volta precedente. Ma serve anche a confrontarsi con gli altri e a "rubare" qualche buona idea. 6. Conservazione della specie. La sgnacchera che avete conosciuto ad una cena da amici ascolta solo Lady Gaga? Il fustacchione che avete rimorchiato in palestra c'ha la fissa dei neomelodici napoletani? Colpa vostra! Scegliendo come luogo di incontri e corteggiamenti un locale dove si suona musica dal vivo conoscerete gente con interessi simili ai vostri, ottimo presupposto per relazioni felici e durature. 7. Selezione naturale. Con un pubblico competente i gestori saranno più interessati a proporre performance di qualità, piuttosto che il figlio del vicino di casa che ha un gruppo che fa schifo ma è gratis e porta due classi intere del liceo, e anche i musicisti saranno spinti a dare il meglio di sé, ed a migliorarsi. 8. Incremento dell'autostima. A volte verificare la qualità della performance altrui può essere di stimolo a coloro che, troppo perfezionisti e autocritici, non osano cimentarsi col pubblico. 9. Indagine di mercato. Sapere che tipo di pubblico frequenta un locale nelle serate di musica dal vivo è fondamentale. Assistendo alle serate altrui sarà meno probabile che mettiate a rischio la vostra incolumità presentandovi in un locale frequentato da bikers con il vostro tributo a Baglioni, o che tentiate di proporre le vostre raffinatissime contaminazioni tra trance elettronica e folk celtico dell'alto medioevo in un posto dove avete visto la gente ballare sui tavoli al primo accenno de "La Bamba". 10. Buonumore. A volte musicisti anche bravi danno vita a situazioni di umorismo involontario che non vengono colte dal pubblico, ma che sono divertentissime per un occhio/orecchio esperto quale quello di un altro musicista: c'è quello appena entrato nel gruppo che non conosce ancora bene i pezzi e di tanto in tanto finge di suonare, quello che non si ferma quando finisce il suo solo (o non inizia quando dovrebbe) perché è distratto, c'è la cantante con atteggiamenti da diva o il cantante con pose da stadio in un pub da cento posti. Non perdiamo l'occasione di farci quattro risate.
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