Lavorare ed esercitarsi con gli intervalli porta con se enormi vantaggi per la tecnica e il fraseggio chitarristico: permette di metabolizzare a fondo la sonorità di una scala e aiuta a impararne in maniera consapevole la disposizione delle note sulla tastiera.
Inoltre, suonando con gli intervalli e quindi svincolati da una esecuzione delle scale a gradi congiunti, si apprezzeranno possibilità melodiche meno battute, se non addirittura inedite per i meno esperti.
Ci concentreremo sugli intervalli di sesta cercando di fornire qualche spunto per impostare uno studio spendibile poi su tutti gli altri intervalli.
Scegliamo gli intervalli di sesta sia perché particolarmente delicati e melodici nella sonorità, sia perché sviluppabili con diteggiature che conciliano varie tecniche e sonorità chitarristiche.
Lavoriamo in tonalità di A maggiore: A, B, C#, D, E, F#, G#.
Affianchiamo a ognuna delle note delle scala il suo intervallo di sesta.
A F# - B G#- C#A - DB – EC# - F#D – G#E
(Osserviamo che gli intervalli di sesta sono il rivolto di quelli di terza: F#A è, per esempio, un intervallo di terza minore. Capovolgendolo come A, F# diventa un intervallo di sesta maggiore).
Per prima cosa impariamo la scala di A per intervalli di sesta e sviluppata in senso orizzontale sulle corde di G e E cantino.
Proviamo a suonarla con un’esecuzione nella quale, per scivolare da una posizione all’altra, eseguiamo una volta lo slide sulla corda di G e la volta successiva su quella di E.
Usciamo dalla linearità della scala utilizzando le triadi. Prendiamo una triade di A (A, C#, E).
Sulla corda di G suoneremo le note della triade e sul E cantino le rispettive seste. Capito il meccanismo sviluppiamo con lo stesso procedimento un Bm.
Applichiamo gli intervalli di sesta in un contesto solistico e improvvisativo. In questo caso abbinandole a un fraseggio blues pentatonica.
Ancora pentatonica e intervalli di sesta ma questa volta arricchiti con le corde a vuoto.
Quanto visto in questi esempi può, ovviamente essere trasportato su tutte le altre coppie di corde. Un piccolo lick sulle corde di D e B con l'utilizzo del D a vuoto.
Ora serviamoci degli intervalli di sesta per creare degli arpeggi. Per farlo integriamo all’esecuzione delle seste l’utilizzo delle corde a vuoto. Faremo risuonare le corde di A e E, tonica e quinta giusta della tonalità in cui stiamo lavorando.
Di nuovo utilizzo delle corde a vuoto. Questa volta usiamo oltre al A al basso anche il B. Ecco un piccolo passaggio dal sapore pop.
Mettendo al basso la corda a vuoto di D, costruiamo con gli intervalli di sesta un piccolo arpeggio dal sapore lidio.